Uno studente Magistrale di Chimica e due dottorandi di Farmacia coordinatori e organizzatori di un workshop sulle azioni che le comunità universitarie potrebbero adottare per affrontare situazioni di emergenza: è quanto accaduto a Lucas Di Cerbo, Daniele Corretto e Luca Monticelli, i quali, sotto l’egida dei professori Alessandro Arienzo e Valeria Costantino, hanno fatto parte della delegazione della Federico II presente all’Aurora International Peace Conference a tema “The Role of Higher Education in Peacebulding” (il ruolo dell’università nella costruzione della pace) che si è svolta dal 17 al 21 febbraio presso la Universität Innsbruck, in Austria.
Innanzitutto è toccato ad Arienzo il quale, durante la seconda giornata, ha moderato la round table dal titolo “HEIs University Support in Emergency Situations: A Work Plan for War Conflicts”, alla quale hanno partecipato proprio Costantino e docenti provenienti da università ucraine e palestinesi. La discussione ha messo al centro “le strategie adottate da queste ultime in termini di network, corsi online e offline così da non far perdere agli studenti la possibilità di studiare e crescere” ma pure il confronto di “due diversi contesti di emergenza bellica, quello ucraino e quello palestinese, e le politiche di sostegno messe in atto nel primo caso dall’Università Federico II in collaborazione con l’Università di Al-Najah, nel secondo caso dall’Università Palacký di Olomouc con la Karazin Univ”, ed è stata propedeutica al laboratorio dei tre giovani federiciani che si è concentrato sulle esperienze e i problemi già discussi.
E “ha individuato possibili linee di azione della rete Aurora in contesti di emergenza per sostenere le università e le comunità universitarie”, ha spiegato Daniele Corretto, 24 anni, dottorando a Farmacia. Poi ha aggiunto, quanto alla struttura, che i partecipanti hanno lavorato su diversi temi “come le fasi dei programmi di emergenza, modelli innovativi di insegnamento e apprendimento, sicurezza e benessere degli studenti, supporto infrastrutturale, programma di volontariato, mobilità, iscrizione e riconoscimento”.
Sull’esperienza in sé: “la definirei formativa e soprattutto profonda. È stato bello interfacciarsi con persone che ne sanno molto più di noi, a tal punto che per paradosso si è ribaltata la prospettiva: noi, che abbiamo organizzato il workshop, siamo finiti a imparare tantissime cose”. Il giovane studioso ci tiene a dire la sua con fermezza sul ruolo che gli enti di formazione potrebbero avere nella costruzione di una rete di pace: “è un dovere dell’università, che per me gioca un ruolo fondamentale”.
Da qui l’idea sua e dei colleghi: “ogni Ateneo potrebbe istituire un comitato di sicurezza composto da professori, dottorandi, studenti, personale tecnico amministrativo che si riunisca periodicamente per discutere delle criticità contingenti”. Sugli esponenti degli Atenei palestinesi e ucraini conosciuti in Austria: “solo dopo averli incontrati ho realizzato quanto possa essere complessa la loro vita attualmente”. E poi c’è Lucas Di Cerbo, 24 anni, studente di Scienze chimiche, il cui ruolo è stato soprattutto quello di facilitator linguistico, cioè “un supporto per le conversazioni, grazie al fatto di essere un madrelingua inglese”. Già, perché è di Boston, pur avendo chiare origini italiane, la famiglia ha le proprie radici a Benevento – uno dei motivi che l’ha spinto a scegliere Napoli per la sua esperienza all’estero, assieme al fatto di reputarla “la città più autenticamente italiana”.
Sui giorni trascorsi a Innsbruck ha detto: “al di là del fatto che è sempre bello visitare luoghi in cui non si è mai stati e conoscere nuove persone, quello che più mi è piaciuto è stato il tema che abbiamo trattato nonostante background diversissimi: la costruzione della pace. Ho ascoltato tanti accademici provenienti da luoghi afflitti da guerre e mi sono reso conto di quanto sia importante ciò che fanno nonostante le difficoltà enormi. Li ho apprezzati tantissimo”. Chiude Luca Monticelli, anche lui ventiquattrenne, al primo anno di dottorato al Dipartimento di Farmacia: “L’esperienza è stata bellissima”.
E spiega anche perché: “a volte nell’area Stem delle università mancano eventi e conferenze su temi diversi, ma direi in qualche modo universali”. Per l’organizzazione del laboratorio “c’è stata un po’ di ansia, d’altronde la nostra formazione va in altre direzioni; tuttavia, avendo seguito altri workshop in passato, abbiamo ripreso dei canovacci che abbiamo ritenuto più interessanti”.
Guerre in atto “se ne parla troppo poco”
Sulla falsariga di Daniele, anche Luca ribadisce “l’obbligo delle università nel fare di più per la costruzione della pace, a partire dalla diffusione di una maggiore informazione interna sulle guerre in atto, perché se ne parla troppo poco. Personalmente, dopo aver ascoltato testimonianze da Gaza e Ucraina ho aperto gli occhi”. Insomma, il vero valore aggiunto di tutto l’evento sono stati gli studenti stessi. Tutti e tre con un background scientifico, hanno dato prova di consapevolezza politica e “responsabilità civile partecipando e organizzando pure un’attività innovativa, che li ha portati a confrontarsi con colleghi di altre nazionalità e in un’università a loro sconosciuta”, ha detto la prof.ssa Valeria Costantino, Delegata del Rettore ai Progetti Erasmus, ad Ateneapoli con orgoglio.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 4 – 2025 – Pagina 6