Giovani e mondo del lavoro: i consigli di Marco Onnembo, dirigente d’azienda e giornalista
“Il coraggio è l’unico antidoto alla paura”
C’è una certezza, e cioè che viviamo nell’epoca delle incertezze. Un giovane su tre è precario o non ha lavoro, e il futuro sembra perdere concretezza all’orizzonte. Cosa fare dunque? Una spiegazione ha cercato di darla Marco Onnembo agli studenti del Dipartimento di Economia, l’11 novembre scorso. Attualmente dirigente della Cassa Depositi e Prestiti, Onnembo si è laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Salerno e specializzato in Marketing alla Wharton School di Filadelfia e alla Graduate School of Business di Chicago. Con un Master in Giornalismo della Luiss, ha collaborato e collabora con testate giornalistiche come Il Sole 24 Ore, La Repubblica, Panorama, Economy e Radiocor. Il seminario, dal titolo “Le nuove sfide del mondo del lavoro”, è stato introdotto dal prof. Nicola Spagnolo, docente di Macroeconomia ed Econometria, poi ha preso la parola Onnembo. “Non vi dirò che la vostra vita dopo il mio seminario cambierà e sarà straordinaria – ha esordito – ma certamente avrete un minimo di motivazione in più per perseguire i vostri obiettivi”. Il panorama del lavoro è una selva di fiere feroci, dove la competitività è sempre più alta e dove sembra, a volte, di non avere la speranza di affermarsi. Occorre quindi essere combattivi e avere coraggio, perché “il coraggio è l’unico antidoto alla paura”. È comprensibile il timore dei giovani, perché “oggi è impossibile evolversi, a meno che uno non lavori nell’azienda di mamma e papà”. Non si può neanche affidarsi semplicemente alle proprie idee, perché viviamo in un mondo dove l’unica cosa che non manca sono proprio quelle. E Onnembo infatti ha ammonito gli studenti: “Ricordatevi che troppe lampadine accese rischiano di accecarci, noi abbiamo bisogno del buio, di tornare a riflettere”. Come fare quindi? È sufficiente, per iniziare, “non accanirsi soltanto sul PxQ, perché queste sono cose che sanno tutti coloro che si laureano in questo ambito”, cercare quindi di differenziarsi assumendo “competenze reali e uniche”. L’unica possibilità per fare questo è affidarsi alle proprie inclinazioni, ascoltare sé stessi. “Ansia, frustrazione, incertezze, obiettivi da raggiungere: sono tutte cose che ho ben presenti”. Ricorda: “Alla vostra età non avevo la benché minima idea di cosa fare da grande. Dopo la laurea ho intrapreso una carriera che non mi soddisfaceva e allora ho cambiato. Quella non era la mia vita, era la vita di un altro, quella che gli altri ritenevano essere una bella vita. Ma io mi sentivo in trappola. Così mi sono reso conto che avevo la facoltà di scegliere, e ho scelto”. E la sua è davvero una carriera segnata da grandi successi: ha lavorato per Ferrari, Barilla, Tim, tutte grandi compagnie in cui ha assunto sempre ruoli di punta. “Una volta mi hanno offerto 400mila euro per andare a lavorare in Nigeria, ma ho rifiutato, perché avevo altri obiettivi. Sono sempre stato geloso del mio diritto di scegliere”. Lo scopo dell’università non è quello di produrre cervelli in serie, “altrimenti si chiamerebbe ugualificio”, ha poi affermato. Puntare sul plusvalore che ognuno di noi possiede, sancito dalle nostre passioni, dalle nostre attitudini, dalla voglia di mettersi in gioco. E per far questo bisogna partire dal nemico numero uno: “Quello che ogni mattina vi guarda dallo specchio”. Convincersi che si è capaci di cambiare e, se non ci piace la città in cui ci troviamo, avere il coraggio di cambiare. Alla fine, la più grande sfida dell’attuale panorama del lavoro risulta essere proprio questa, trovare il coraggio in un mondo che sembra non voler concedere sconti a nessuno e dove ogni idea sembra essere già stata sviluppata.
Nicola Di Nardo