Sostegno allo studio per bambini e adolescenti con Save the Children

Un’esperienza di volontariato che arricchisce. 

Il racconto di Chiara

“Ho sempre avuto il desiderio di fare volontariato. Grazie all’Università, che mi ha permesso di partecipare, sono cresciuta sia a livello personale che a livello professionale. Ho avuto il piacere di seguire un ragazzo di 12 anni, Cristian. L’ho aiutato a migliorare l’approccio allo studio. È contenta Chiara Mormone, 23enne appena laureata alla Triennale in Scienze e Tecniche di Psicologia cognitiva al Suor Orsola che, lo scorso anno, ha partecipato assieme ad altri 36 studenti a ‘Volontari per l’Educazione’, iniziativa online dell’organizzazione Save the Children che ha coinvolto scuole e università di tutta Italia. Lo scopo, “il recupero degli apprendimenti e della motivazione allo studio di bambini e adolescenti, dai 9 ai 17 anni, colpiti dalla crisi educativa prodotta dalla pandemia Covid-19”, si legge sul sito della Ong. Due incontri a settimana della durata di un’ora e mezza ciascuno, da marzo a giugno scorsi. Un progetto impegnativo e soddisfacente, a tal punto riuscito – e soprattutto apprezzato dalla comunità del Suor Orsola – che il bando di partecipazione è stato aperto anche per quest’anno accademico. “Penso saranno molti di più gli studenti che aderiranno, ci sono già arrivate molte richieste. La voce si è diffusa”, ha detto ad Ateneapoli la curatrice dell’iniziativa per l’Ateneo, la prof.ssa Alessandra Storlazzi, che ne spiega la genesi. “Lo scorso anno Save the Children ci ha scritto, come ad altri Atenei italiani, per chiederci di sostenere questo progetto dedicato al sostegno dello studio. La nostra risposta è stata incentivare la partecipazione dei nostri studenti, di quelli iscritti a Corsi di Laurea coerenti naturalmente (Scienze dei Beni culturali, Lingue e culture moderne, Scienze dell’educazione, Scienze e tecniche di psicologia cognitiva, Consulenza pedagogica, ndr). A questo punto, la scelta di generare un bando interno che prevedesse il riconoscimento di un punto bonus tramite l’attestato di frequenza. “L’organizzazione ha provveduto prima a formare i nostri ragazzi e poi ha affidato ad ognuno di loro uno studente o una studentessa da seguire lungo il percorso”. Su cosa ne abbiano tratto gli universitari coinvolti, Storlazzi non ha dubbi. “Si tratta innanzitutto di un arricchimento generale, a prescindere dallo studio. Il volontariato arricchisce, sempre. D’altra parte, in futuro, per esempio durante un colloquio di lavoro, i nostri studenti potranno mostrare di aver avuto esperienze concrete, sia dal curriculum che tramite la loro stessa empatia, sicuramente affinata dopo questo progetto”. Parole confermate senza retorica proprio da Chiara, che non ha assolutamente patito lo schermo come un’interferenza: “Devo dire che non ho avvertito nessuna distanza con Cristian. Anzi, presto abbiamo imparato a conoscerci e quello che ora porto con me è la capacità attiva di ascoltare, un’empatia migliore”. Valori che “possiamo anche chiamare, da un punto di vista lavorativo, softskills”. Ben oltre le carenze specifiche del ragazzo – “l’ho seguito sulla geometria, la matematica” – Chiara aveva il compito di sostenerlo e rendergli più semplice l’impatto con lo studio. Le difficoltà e le paure, tuttavia, non sono mancate. “Ho sofferto un po’ di pressione prima che tutto iniziasse. Non pensavo di essere all’altezza. Soprattutto, avevo paura di non riuscire a trasmettere determinati valori. I timori però sono svaniti quasi subito. Ho avuto fortuna con Cristian, un bravo ragazzo con il quale sono ancora in contatto”. Segno, evidentemente, del pieno raggiungimento dello scopo. Che, per la giovane studentessa, già impegnata con le lezioni della Magistrale, è anche di vita: “la mia ambizione personale è proprio questa. Aiutare il prossimo, in qualsiasi modo”.

Claudio Tranchino

- Advertisement -

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here





Articoli Correlati