“Lavoriamo insieme facendo squadra”

Più di duemila matricole hanno affollato il Dipartimento di Giurisprudenza per prendere parte agli “Incontri Introduttivi allo studio del diritto”, manifestazione che ha posto l’accento sulle diverse aree culturali del Corso di Laurea. Ad accogliere gli studenti, durante i cinque giorni della manifestazione (dal 23 al 27 settembre) i professori del Dipartimento, allo scopo di fornire informazioni circa i contenuti dei diversi insegnamenti e il loro impiego per la risoluzione dei problemi emergenti dal contesto sociale contemporaneo. “Il senso di questi incontri rappresenta il progetto culturale del Corso di studi. Vi accorgerete che lo studio del diritto non è fatto solo di tecnica. Il giurista è proiettato nel mondo circostante e deve fare i conti con tutto ciò che si chiama sociale”, ha detto il Direttore di Dipartimento Lucio De Giovanni, nel dare il benvenuto agli studenti. E a chi crede che il diritto sia arido: “Occorre rispondere che il diritto è una delle più alte creazioni dell’uomo. Dove c’è storia, cultura, politica, situazioni in cui si cerca di cambiare e migliorare le cose, è lì che il giurista diventa attivo, plasmando una materia viva e in continua evoluzione”. Il Dipartimento offre: “Corsi compatti per consentire uno studio continuo e tante iniziative volte a conoscere il diritto al di là del diritto”. Tutto questo per risvegliare: “Il senso della passione. Questi sono tempi difficili, più di quando io stesso ero studente. Oggi siamo tutti stanchi e annoiati di questo mondo, ognuno cerca di pensare solo a se stesso. Così correte il rischio di studiare e preparare solo gli esami, senza conoscere realmente cosa sia frequentare un’Università come questa”. Perché: “Quando si studia, non lo si fa solo per se stessi ma anche per il proprio Paese. Siate pronti a mettervi in gioco, ad affrontare sfide enormi, dubbi quotidiani. Dovrete essere preparati e determinati, cominciando a lavorare fin da oggi. Lavoriamo insieme facendo squadra, affinché l’impegno risulti maggiormente produttivo”, ha concluso il prof. De Giovanni scatenando un entusiasmo contagioso. La prima giornata è stata dedicata alla presentazione delle materie storiche e filosofiche. “Sono qui per darvi qualche spunto su cosa studierete nel corso degli anni – dice la prof.ssa Francesca Reduzzi, docente di Diritto Romano – Partiremo dai sistemi giuridici dell’antichità, attraverso un excursus storico, per arrivare alla genesi delle codificazioni moderne. Dovete comprendere che la tradizione è la base per costruire il vostro futuro”. Perché: “Bisogna essere colti anche del passato, per cambiare il presente. Mi auguro di poter affrontare le cose insieme, in un lavoro comune, fatto con amore”. Pensiero condiviso dal prof. Aurelio Cernigliaro, docente di Storia del diritto medioevale e moderno: “Le cose si devono fare con amore, altrimenti diventano futili e tecniche, perdendo di significato. La vostra curiosità dovrà fare da motore al diritto futuro. Il giurista deve dare una mano alla codificazione e fra qualche anno sarete chiamati anche voi a confrontarvi con temi di forte responsabilità”. Nell’ambito morale, etico e sociale della legge si è espresso il prof. Fabio Ciaramelli. “Il nostro rapporto con il diritto deve essere critico – spiega il docente di Filosofia del diritto – Come cittadini e futuri giuristi non abbiamo certezze assolute, ma punti di discussione concernenti la dimensione applicativa del diritto e la sua effettività. Imparate a porre domande, uno studente che accetta tutto così come gli viene detto non farà molta strada. Interroghiamoci insieme senza avere la pretesa di trovare risposte certe”. Concorda il prof. Angelo Abignente, anch’egli docente di Filosofia: “La nostra disciplina si chiede sempre ‘In che senso?’. Se ve ne andrete dai corsi ponendovi problemi, allora vorrà dire che le lezioni funzionano. I docenti vi daranno solo gli strumenti per riflettere, per argomentare starà a voi trovare le risposte”. 
Violenza 
sulle donne, 
un progetto
Grande entusiasmo ha riscosso la giornata dedicata al Diritto penale. Argomenti quali: pene detentive, donne e violenza, hanno tenuta alta l’attenzione degli studenti. L’intervento del prof. Sergio Moccia è stato preceduto dalla proiezione di un documentario sulle condizioni dei detenuti del carcere di Poggioreale: “Questo tipo di apprendimento – spiega il docente di Diritto penale – è fatto con lo stomaco. Ciò che si impara con partecipazione, resta vivo dentro di noi. È questo che vorrei insegnarvi al III anno: la dignità umana e i diritti fondamentali di ogni individuo, anche soggetto a pena detentiva”. Perché: “In questi anni, pur lottando, non sono riuscito a cambiare le cose. Magari possiamo provarci insieme, studiando le leggi, provvedendo alla loro realizzazione, attraverso uno spirito di cooperazione e partecipazione attiva”. Pensiero supportato dal prof. Antonio Cavaliere: “Il giurista non può essere chiuso nella sua torre d’avorio, vivendo solo il mondo della norma e nient’altro. Un buon studente deve conoscere la realtà che lo circonda, le associazioni che operano in essa, i servizi sociali, proprio per garantire ai cittadini quei cosiddetti diritti inviolabili”. Al fine di tutelare i diritti di dignità, uguaglianza e pari opportunità, il Dipartimento ha messo in atto: “Un progetto sulla violenza sulle donne – racconta la prof.ssa Alfonsina De Felice – Stiamo vagliando l’ipotesi di dar vita ad un Laboratorio Permanente, con l’aiuto di associazioni territoriali, che prenda a cuore il tema, un fenomeno che in Italia è tutt’altro che superato. Per questo siamo in contatto con il Parlamento. Vorremmo dar vita a proposte concrete per dare man forte a tutte quelle donne che sono in pericolo e non sanno a chi rivolgersi”. Per attuare il progetto: “Occorrono impegno, sacrificio e passione – sottolinea la prof.ssa Clelia Iasevoli – Non abbiate paura di affrontare questi studi, di mettervi in discussione, di partecipare. Questi temi, che vi sembrano tanto grandi al primo anno, devono comunque essere affrontati. Posso assicurarvi che il Dipartimento vi accompagnerà passo dopo passo, proprio come ha fatto con me, quando qualche tempo fa ero una studentessa alle prime armi, proprio come voi”. La parte relativa al processo penale è stata affidata ad un relatore d’eccellenza: il PM alla Direzione Nazionale Antimafia Filippo Beatrice. “Torno sul luogo del delitto – dice – Ero uno studente di questa Facoltà nel 1978 e dalla laurea non avevo più avuto occasione di ritornare fra queste mura. Quegli anni sono stati di forte formazione, ho acquisito un modo di essere che si perpetua ancora nel tempo”. Prima pretore, giudice del lavoro, giudice penale, fino a diventare qualche anno fa Pubblico Ministero: “È stato un lavoro difficilissimo. Da quando mi sono laureato sono cambiate tante cose, la storia è come se fosse stata riscritta e ciò che io ho fatto nel mio concorso non può considerarsi più valido per voi”. Eppure una cosa comune c’è: “Lo studio e la preparazione che permettono di andare avanti. Occorre studiare tanto ed essere preparati tecnicamente per emergere. Inoltre, non dimenticate mai di avere un’etica. Quest’ultima vi accompagnerà per tutta la vita, qualsiasi cosa voi facciate”. Dalla parte dell’Avvocato il prof. Alfonso Furgiuele: “Da difensore, debbo dire che non ho mai avuto, in carriera, alcuno scontro con nessun PM. Quando le funzioni sono esplicate in modo corretto, i soggetti diventano complementari e strumentali fra loro, secondo una logica costruttiva”. Il docente, che insegna Diritto Penale, avverte: “Se vorrete fare gli avvocati, attualmente, bisogna studiare molto di più che per il concorso in magistratura. L’avvocato, per emergere, può contare solo sulla sua bravura. Sono 42 anni che faccio questo mestiere e ancora combatto, rinnovandomi ogni giorno, perché nulla è prestabilito, soprattutto il guadagno. Per questo motivo, vedere la professione dell’avvocato come ripiego non va bene. Anzi entrare nel Foro è la parte più difficile di tutta la storia”. 
Susy Lubrano
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