“Seguire la lezione in piedi è davvero estenuante”

6 ore di lezione, 45 minuti circa di attesa fuori dai cancelli, 15 minuti in fila per poter accedere ai bagni del primo piano: il tempo, per le matricole di Giurisprudenza, sembra segnato da fasi ben definite. “Quando sono arrivata a Porta di Massa – dice Giulia Di Falco, studentessa al primo anno – ho visto la folla da lontano. Non potevo crederci: alle 7.00 del mattino un centinaio di ragazzi era già in coda ad attendere l’apertura dei cancelli. Altro che leggenda metropolitana!”. L’ingresso: “E’ stato tragico – racconta Francesca Dorini – Tutti spingevano in avanti. Nonostante abbia opposto resistenza, mi hanno trascinata, sono arrivata in aula quasi senza accorgermene. Settima fila, meglio di niente, almeno per oggi ho la sedia assicurata”. Le aule, con il trascorrere dei minuti, da affollatissime diventano strapiene. C’è chi si siede per terra, chi cerca uno spazio dove poggiarsi, chi lamenta la mancanza di aerazione. “In quest’aula si soffoca – dichiara Michele Ciotola – Sono appena le 10 del mattino e solo dopo due ore di lezione siamo già stanchi. Seguire in modo così precario, senza banchi, senza poggiare i quaderni, in piedi come cavalli, è davvero estenuante”. “Ho la sensazione di essere in aula da un giorno intero – spiega Luciano Pannone – Quattro ore di lezione, l’attesa fuori, l’impossibilità di muoversi nell’aula, spiegazioni a raffica: essere uno studente di Giurisprudenza non è per nulla facile. Mi reputo un operaio a tempo pieno”. C’è qualche studente in giacca e cravatta. E Cristofaro Lettieri, con i suoi jeans sdruciti, si sente “come un pesce fuor d’acqua. I miei colleghi sembrano avere già vent’anni di mestiere. Quelli dei primi banchi hanno i manuali, pongono domande, si mettono in mostra dialogando con il docente. Io che sono in piedi, in fondo all’aula, mi chiedo cosa si possa mai chiedere ad un docente i primi giorni di lezione”. 
Gli ‘abusivi’ 
della II cattedra
Amareggiati gli studenti afferenti alla II cattedra: le loro lezioni iniziano alle 10.30 per finire a pomeriggio inoltrato. Il prof. Antonio Palma, docente di Istituzioni di Diritto romano, attualmente ricopre due cattedre (la II e la III) e non tutti i ragazzi sono disposti a restare in Dipartimento oltre le 16.00. “Chi propone orari così assurdi – afferma Valentina Simbola – vuole distogliere gli studenti dal frequentare i corsi. Il primo giorno ho seguito per intero, già oggi sono tentata di andare alle lezioni della III cattedra. So che infiltrandomi ad un corso non mio arreco un danno ad altri studenti. Però non posso ritornare a casa così tardi”. “Anche io seguirò la seconda lezione da abusiva – ammette Lorena Tortorella – L’aula 27 fra un po’ scoppia, ma se non facciamo così nessuno viene incontro alle nostre esigenze”. Nelle due ore di frequenza da ‘abusivi’ si tiene, tuttavia, un altro corso in parallelo: quello di Storia. “Siamo già chiamati a fare delle scelte – continua la studentessa – Seguendo il prof. Palma in un altro orario, non possiamo seguire le lezioni di Storia. Purtroppo dobbiamo dare prevalenza all’insegnamento che ci sembra più difficile, e Istituzioni lo è per davvero”. Sfiduciato Antonio Franzese: “Seguo contemporaneamente le lezioni di Scienze Politiche dell’Orientale. All’inizio non avevo ben chiaro cosa scegliere, Giurisprudenza mi sembrava un porto sicuro. Dopo questi primi giorni ho cambiato idea. C’è troppo caos, preferisco un Corso che abbia una dimensione più umana”. 
E spunta il 
materassino 
da spiaggia!
Un mormorio arriva dall’aula 33: vi sono alcune ragazze che prendono appunti sedute su un piccolo materassino da spiaggia. A chi è venuta l’idea? “A me – risponde entusiasta Irene Arnone – Dopo due giorni seduta per terra ho capito che non potevo continuare così. A Giurisprudenza o cerchi una via d’uscita da sola o ti viene voglia di andare via. Io ho deciso di affidarmi alla creatività. Il materassino è leggero, si chiude in borsa, può essere condiviso con gli altri e mi permette di seguire la lezione comoda”. “Non so fino a che punto convenga seguire in queste condizioni – ribatte Diego, al primo anno – Appena riesco a capire come studiare da solo, a casa, non verrò più in Dipartimento. Trovo l’ambiente dispersivo e se capiti in fondo all’aula non si sente nulla. Meglio cominciare a studiare, qui si perde solo tempo”. La situazione però di sicuro migliorerà, “ce l’ha riferito il prof. Sandro Staiano stamattina – dice Roberta Caputo – Nei prossimi giorni gli indecisi andranno via e l’aula sarà più vivibile. Basta solo saper attendere, la prima settimana è la più terribile”. 
A Penale c’è
gente ovunque
Le lezioni sono iniziate anche per gli studenti degli anni successivi. Qualche problema si registra al terzo anno: il corso di Diritto Penale, prof. Sergio Moccia, si svolge a cattedre accorpate (la I e II cattedra in contemporanea). “Siamo tantissimi, l’aula è affollata da studenti del terzo anno e dai fuori corso, c’è gente ovunque. L’accorpamento, come lo scorso anno, ha prodotto una grande bolgia. Come si può pretendere di accomunare un numero così elevato di studenti senza creare disagio?”, domanda Ylenia Vitiello, studentessa al quarto anno. “Chi stabilisce queste cose – incalza Nunzia Simeone – non sa bene come siamo combinati. Forse un giro nella nostra aula non guasterebbe, la mancanza di ossigeno e di spazio non è una bella sensazione”. Disagi anche per l’altra disciplina del terzo anno: Diritto Internazionale. Purtroppo, come lo scorso anno, il prof. Massimo Iovane è titolare di due cattedre, la I e la IV. “Magari ci facessero spostare in un’aula più grande rispetto all’aula Ottagono – dice Christian Amato – Gli spazi sono quelli che sono. Stringi stringi, si corre il rischio di restare intrappolati. Oggi per andare in bagno ho dovuto far spostare 15 persone, più quelle che erano sedute per terra, sui gradoni”. Il caldo poi non dà tregua: “Stare così vicini è davvero una tortura – commenta Maria Della Ragione – dopo un po’ l’aria si fa pesante e la concentrazione cala. Devo ammettere che il pomeriggio, quando rientro a casa, devo dormire un po’. Mi sento così stanca, come se avessi lottato tutto il giorno”. “Ormai ho perso le speranze – afferma Giuseppe, studente al quarto anno – da quando sono una matricola, le cose non sono per nulla migliorate. Anzi, col passare del tempo sono addirittura peggiorate. Meno docenti, più studenti e strutture inadeguate per ospitare tutti”. Tanti studenti anche a lezione di Procedura Civile. “È normale – dichiara Maria Grazia Esposito – Stiamo parlando dell’esame per eccellenza, se non si segue e si prendono appunti, difficilmente si supera. Per questo non faccio caso a dove sono seduta e a quanta gente ho intorno”. “Noi di Procedura non abbiamo il tempo di pensare agli spazi sovraffollati – commenta Guido Grappa – Siamo troppo occupati a prendere appunti e a cercare di capirci qualcosa. Di certo, se potessimo seguire in un modo più umano, sarebbe bello, ma ormai, arrivato alle soglie della laurea, non ci faccio nemmeno più caso. Sono così abituato al caos di Giurisprudenza che ormai ne faccio parte, in tutto e per tutto”. 
Susy Lubrano
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