“Lo studio autonomo, al primo anno, è da evitare”

“Mi sono trasferita alla Parthenope dopo un anno alla Federico II, durante il quale mi sono trovata veramente male, a causa soprattutto dello scarsissimo rapporto con il corpo docente”. E’ l’esperienza di Chiara Rinaldi, 26 anni, di Napoli, al quinto anno di Giurisprudenza. “Qui ho trovato professori preparati, disponibili e rintracciabili anche tramite mail. Ultimamente ho preparato l’esame di Procedura civile, per niente semplice, con il prof. Giuseppe Della Pietra, ripetendo insieme al docente, di sera, in un programma trasmesso in web radio. E’ stato utilissimo”. Tra i punti forti della Facoltà, senza dubbio il rapporto diretto con i docenti. “I professori interagiscono molto durante le lezioni – dice Pietro Auriemma, laureando di Somma Vesuviana – e spiegano in modo chiaro”. Un avvertimento a chi immagina che lo studio della Giurisprudenza sia solo questione di memoria: “Non pensate che si tratti di teorie astratte, da studiare anche da soli, a casa. E’ importantissimo seguire i corsi, anche per acquisire un minimo il linguaggio giuridico, e distinguere le nozioni più importanti da quelle che lo sono meno”. Al primo anno, “lo studio autonomo è da evitare – afferma Marianna, 19enne di Ponticelli, iscritta a Scienze dell’amministrazione – Io se non frequento perdo il ritmo e non sono stimolata. A lezione prendo appunti, utili per la comprensione dei testi”. A Scienze dell’amministrazione, che conta un numero di studenti minore rispetto a Giurisprudenza, capita anche di seguire lezioni in una classe di circa trenta alunni. “I professori conoscono i nostri nomi e danno ampio spazio alle domande – dice Chiara, napoletana, 19 anni – al corso di Economia Aziendale, per esempio, il prof. Lorenzo Mercurio ci chiamava in cattedra uno per volta a svolgere gli esercizi. Tra noi studenti si è creato un gruppo compatto, e ciò mi ha colpito positivamente”. Nonostante il dissenso espresso in varie occasioni dagli studenti, da circa un anno la sede della Facoltà è passata da Nola a Napoli, in via Parisi. I pareri sono discordanti, soprattutto tra coloro che provengono dall’agro-nolano, costretti a un maggior dispendio di tempo e denaro per raggiungere la Facoltà. “Il passaggio è positivo – sintetizza Lucia Corbisiero, 27 anni, di Nola – Abbiamo una nuova unica sede, attrezzata e davvero bella. Possiamo veramente vivere l’Università”. Riguardo la distanza, “organizzandosi in gruppo con le auto, la spesa non è gravosa e si impiega meno tempo, rispetto ai mezzi pubblici”.
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