“Puntiamo molto sui Laboratori”

Cinquanta ammessi al primo anno, un test selettivo specifico, che si svolge all’inizio di ottobre, e la preparazione per una professione differente, rispetto a quella degli architetti. Ecco il Corso di Laurea in Urbanistica, Paesaggio, Territorio e Ambiente, Triennale, al quale, chi voglia, potrà far seguire poi la Specialistica biennale in Pianificazione territoriale, urbana, paesaggistica e ambientale. La prof.ssa Daniela Lepore illustra le caratteristiche del Corso, a partire dalla prova di ingresso. 
Il test. “Lo programmiamo solitamente nei primissimi giorni di ottobre, un mese dopo quello nazionale di Architettura e di Scienze dell’architettura. L’anno scorso si prenotarono circa settanta candidati. Rispetto a quello per il Corso di Laurea per Urbanistica è leggermente diverso. Ci sono meno domande di Matematica e Fisica, sostituite da quiz di Educazione civica ed attualità. In teoria ci si può iscrivere sia al quiz di Architettura, sia a quello di Urbanistica. Accade, anzi, che alcuni tra gli esclusi ad Architettura provino poi ad entrare ad Urbanistica. Confidano di sostenere gli esami del primo anno e di ritentare poi dopo 12 mesi il test di Architettura. Sconsiglio di farlo, perché i due Corsi di Laurea sono piuttosto diversi sin dall’inizio. Se anche superassero tutti, o quasi, gli esami del primo anno di Urbanistica, infatti, non avrebbero i 30 crediti necessari ad iscriversi, superato il test, al secondo anno di Architettura”.
Le differenze rispetto ad Architettura. “Ad Urbanistica si incontrano materie come Ecologia, Sociologia, Geografia, assenti ad Architettura. Dove, invece, ci sono esami scientifici che ad Urbanistica mancano. L’unica disciplina tecnologica è Progettazione urbanistica al secondo anno. Gli aspiranti urbanisti, inoltre, non affrontano Storia dell’architettura. Studiano, invece, Storia contemporanea e storia dell’urbanistica”.
Gli esami più ostici. “Certamente Matematica e Statistica (10 crediti) al primo anno. Molti se lo trascinano fin quasi alla laurea. Più che altro perché non sempre arrivano all’Università con una preparazione decorosa in questa materia e perché affrontano anche lo studio col pregiudizio di non capire. Anche l’esame di Economia è considerato dai ragazzi alquanto difficile”.
I laboratori. “Ci piacerebbe che i nostri laureati triennali uscissero dall’Università sapendo fare qualcosa. Ecco perché puntiamo molto sui laboratori. Quello di Interpretazione, al primo anno, si articola in Analisi della città e del territorio, Analisi delle politiche, Rappresentazione. Mettiamo i ragazzi a lavorare su un caso concreto della città. Un anno è stato l’Ospedale militare, un altro l’area ex Corradini, un altro ancora il Palazzo dei Veterani. Imparano come si analizza uno spazio fisico, come si studia una delibera, come si prepara un dossier, anche cartograficamente. Al secondo anno c’è il laboratorio di Descrizione. Al terzo di Progettazione ed Urbanistica”. 
Il lavoro. “Dopo la laurea si affronta l’esame per iscriversi all’Albo, nella sezione specifica dei Pianificatori, junior o senior, a seconda che si sia scelto di fermarsi alla Triennale o di proseguire col biennio successivo. Il pianificatore in Italia non può esercitare la professione di architetto. Se ha il titolo triennale, può collaborare alla redazione del piano urbanistico tradizionale o alla redazione delle gare per i progetti europei. In sostanza, può lavorare negli uffici di Pianificazione delle pubbliche amministrazioni, oppure nei grandi studi professionali di Architettura, qualora essi abbiano una parte più specificamente dedicata all’Urbanistica. La Laurea Specialistica permette di firmare un piano. In teoria, le possibilità di lavorare ci sono”.
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