A Fisica un’aula intitolata ad Eduardo Caianiello, il pioniere della cibernetica

‘Una persona di libero pensiero’, ‘un umanista convinto dell’importanza del sapere a prescindere dalla specializzazione’, ‘un bulldozer dell’organizzazione’, ‘un grande divulgatore, dotato di notevoli capacità espressive’. Sono state queste alcune delle espressioni usate dalle persone intervenute, giovedì 27 novembre, al convegno dedicato ad una delle figure scientifiche più importanti nella storia recente napoletana e, più in generale, italiana. Ospiti del Preside della Facoltà Roberto Pettorino e del direttore del Dipartimento Francesco Cevenini, fisici e scienziati si sono ritrovati al Dipartimento di Fisica per commemorare, a quindici anni dalla scomparsa, Eduardo Caianiello a cui è stata intitolata l’Aula delle Lauree. 
Fisico, matematico, pioniere della cibernetica e della ricerca internazionale, Caianiello è stato il primo in Italia ad applicare la spettroscopia ed a sentire la necessità di fondare un gruppo di Fisica Teorica. Ancora oggi la fisionomia del Dipartimento napoletano affonda le radici nell’impostazione che lui ne ha dato. Ex allievi, colleghi ed amici, lo hanno ricordato con affetto e commozione insieme alla moglie Maria. “Non si può davvero capire la figura di Eduardo, senza pensare all’amico. Una volta, credo per farmi un complimento, mi disse che pensavo come uno scienziato. Ricordo gli anni in cui andavamo insieme a Salerno, in auto. Vi garantisco che era una vera prova di amicizia, perchè quando parlava di un problema scientifico non c’erano ostacoli che tenessero”, dice il prof. Umberto Tessitore nel suo sentito intervento. “Nel ’47 si è laureato in Fisica a Napoli. Subito dopo andò a lavorare all’Istituto di Matematica. Trascorse tre anni negli Stati Uniti, prima al MIT poi a Rochester, e tornò in Italia solo agli inizi degli anni ’50 dove cominciò ad interessarsi alla cibernetica. Approdò a Napoli, alla cattedra di Fisica Teorica che era stata di Majorana, nel ’56, reduce da una serie di conferenze negli Stati Uniti”, racconta il prof. Bruno Preziosi che traccia una breve storia della vita professionale del Maestro. A Napoli Caianiello cominciò a sviluppare il suo interesse per il cervello e per alcune macchine che ne emulano il funzionamento. “Alla fine di quello stesso anno, lesse che l’Air Force metteva a disposizione finanziamenti per le università europee. Partì per Francoforte, poco prima di Natale, con un panettone ed ottenne un finanziamento di 10mila dollari l’anno fino al ’64. In quel periodo incontrò anche Amaldi, che aveva già fondato l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, insistendo perché venisse aperta una sezione a Napoli”. In quegli anni Caianiello decise anche di trasferire la sede delle attività di ricerca dal centro storico ai Padiglioni della Mostra d’Oltremare e trasformò la cattedra di Fisica Teorica in Istituto. “Non credo che l’Air Force fu mai informata sul modo in cui i soldi venivano spesi”, conclude Preziosi. 
“Quelli al 
Padiglione 19 sono
 stati anni irripetibili”
Maria Marinaro ha incontrato Caianiello per la prima volta alla seduta di laurea: “allora la situazione era molto deprimente. Dopo Majorana, per quasi vent’anni non c’era stato nessun corso dedicato alla Meccanica Quantistica e lui si impegnò ad elevare il livello degli studenti, istituendo una Scuola di perfezionamento post laurea, dalla quale sono usciti molti degli attuali docenti”. “Non era un grande didatta, spesso andava a braccio, però il suo corso era molto affascinante. Comprendevamo solo in parte quello che diceva ed eravamo troppo ignoranti per porre domande di qualche significato. Un giorno, notando che eravamo più perplessi del solito, ci disse che se riuscivamo a capire il 5% di quello che diceva eravamo praticamente dei geni. Usava un linguaggio e modi per noi sconosciuti. Aveva la capacità di avviare iniziative nuove e di far venire qui persone che consideravamo dei geni”, racconta Aldo Covello. “I suoi testi andavano subito a ruba, come nel caso del suo intervento al Congresso di Varenna, sul Lago di Como, nel ’64, il primo sulla Teoria dell’informazione. Nacque allora l’indirizzo di Cibernetica e furono costruite le prime macchine calcolatrici: ‘Educanda’ fatta ancora con nodi e valvole e, in seguito, ‘Diana’ la prima macchina transistorizzata. Nel ’67 avviò anche la prima Scuola sulle reti neurali e le sue equazioni sono riconosciute dalle pubblicazioni ufficiali della MIT Press”, ricorda ancora Luigi Maria Ricciardi.  Renato Ricci, ex Presidente della Società Italiana di Fisica, arrivò a Napoli da Amsterdam per lavorare con il primo gruppo italiano di spettroscopia nucleare: “in quel periodo scoprii la simpatia umana di Eduardo, che era dotato di un finissimo senso dell’umorismo, di una grande sottigliezza e di un’eleganza incredibile. Quelli al Padiglione 19 sono stati anni irripetibili”. “Non era un docente straordinario, ma trasmetteva l’entusiasmo della Fisica, quello che manca oggi ai nostri studenti. Le strutture sono essenziali, ma quello che conta sono le persone”, dice il prof. Renato Musto, allievo di Caianiello. “Sfidava l’intelligenza delle persone, coniugava l’etica della responsabilità, con una sana dose di scetticismo e rassegnazione. Sapeva che le azioni che muovono la storia nascono dai singoli. Costruì la Facoltà di Scienze di Salerno, con lo stesso entusiasmo, perchè sosteneva che insegnare la scienza era democrazia”, sottolinea Gaetano Scarpetta. “Avevamo un interesse per i semiconduttori e la superconduttività che è ancora attuale. Ancora oggi continuo ad incontrare le ‘far ideas’ che allora non avevano uno sviluppo concreto”, racconta il prof. Antonio Barone. “Sono venuto qui da Palermo nel ’68, dopo la laurea, su suggerimento di un mio professore. Portai con me i miei primi due lavori, non ancora pubblicati, e ne discussi con lui i contenuti. Tornai a Napoli due settimane dopo, rinunciando ad una borsa di studio già vinta”, ricorda il siciliano Settimo Perni. Anche Giuseppe Troutter arrivò a Napoli da Roma per incontrare Caianiello: “esattamente 48 anni fa, appena laureato. Volevo fare il fisico teorico e studiare la basi materiali del pensiero. Eduardo mi offrì una borsa e da allora ogni mattina e ogni sera lo ringrazio. Aveva colto la prima manifestazione concreta della multidisciplinarità della teoria dell’informazione, grazie alla sua capacità taumaturigica di capire dove fossero le idee importanti del tempo e in quali teste fossero contenute”. “Ricordo che ogni settimana si svolgeva un seminario interdisciplinare, perché ci potessimo incontrare e scambiare conoscenze. Era questo il paradigma che lui ha cambiato”, ricorda la biologa Cloe Taddei.
Simona Pasquale 
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