A Lettere “sold out” per l’incontro con il produttore artistico Lucio Presta e la conduttrice tv Paola Perego

“Non pensavamo di dover addirittura cambiare aula per consentire a tutti di prendere posto”. È con questa lapidaria battuta, che denota tutto lo stupore degli organizzatori per una partecipazione ben superiore alle aspettative, che il prof. Giuseppe Angelone, docente di Cinema, fotografia e televisione del Dipartimento di Lettere della Sun, ha dato inizio lo scorso 3 dicembre ad un interessante dibattito sui “Linguaggi della comunicazione televisiva” tenutosi presso l’Aulario di Santa Maria Capua Vetere. L’affluenza, massiccia e inaspettata, va attribuita in piccole parti al tema trattato ed al credito formativo riconosciuto. A richiamare la curiosità della stragrande maggioranza dei giovani partecipanti è stata, però, la presenza dei due ospiti, due nomi che di televisione ne hanno fatta tanta e continuano a farne, seppur con ruoli diversi. Sono la nota conduttrice Paola Perego ed il manager, produttore artistico, nonché suo marito, Lucio Presta. “Dopo Max Gazzè è la seconda volta che facciamo il pienone. Credo che se avessimo invitato il più grande tra gli studiosi internazionali avremmo avuto risultati molto diversi – ironizza il prof. Paolo De Marco, docente di Storia Contemporanea – D’altronde questo è un segnale della forza della televisione”. Le funzioni di questo mezzo sono cambiate nel corso del tempo. Lo ricorda il professore in un discorso introduttivo breve ma ricco di spunti: “La tv dei primi tempi aveva uno scopo didattico. Pensiamo a Mike Bongiorno, che insegna a parlare agli italiani, e a trasmissioni come Lascia o raddoppia, che lanciano il messaggio che per vincere sono necessarie le competenze. Oggi, invece, in programmi come Affari Tuoi o Amici non vince più il migliore, perché il pubblico ha bisogno di sentirsi rassicurato, si deve identificare con i vincitori e perfino sentirsi superiore. È chiaro che non c’è più la pretesa di insegnare niente a nessuno, la televisione si limita a riflettere ed amplificare la realtà”. Inevitabilmente alcuni degli spunti offerti dal docente vengono approfonditi da Lucio Presta, a partire dal potere educativo della vecchia tv. “Quando ancora era in bianco e nero la tv accendeva la fantasia di chi la guardava e, soprattutto, aveva il compito di alfabetizzare il Paese. Poi, con il colore, è arrivata la tv della realtà e delle grandi inchieste. Negli anni Ottanta, invece, è stata la volta della tv commerciale, che non è lo sterco del diavolo. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che la tv è una delle industrie più importanti del nostro Paese, ha portato benessere a innumerevoli persone. Non mi riferisco, ovviamente, solo a quel centinaio di personaggi noti che stanno sotto i riflettori, ma a tutte quelle professionalità che lavorano dietro le quinte”. 
La tv dei pacchi
e del dolore
Ultimo capitolo della storia dell’elettrodomestico che ha cambiato più di tutti il Paese, è quello della cosiddetta tv del dolore, che il manager calabrese passa ad attaccare: “È vergognoso vedere come certi programmi speculino sui morti”. L’invito è ai ragazzi, e più in generale a tutti i telespettatori, a “non fare come quando in autostrada si rallenta per vedere l’incidente. Abbiamo il telecomando, se qualcosa tocca la nostra sensibilità non la guardiamo”. Il riferimento del prof. De Marco ad Affari Tuoi non è di certo sfuggito a Presta, responsabile di aver proposto il format dei pacchi a Paolo Bonolis. “Non sono d’accordo con il professore quando cita Affari Tuoi come una trasmissione povera di contenuti. Con Bonolis, nelle prime due edizioni, raccontammo il Paese attraverso il recupero dei dialetti. Il problema dei programmi nasce quando c’è la reiterazione, è in quel momento che si degenera. È successo anche con il Grande Fratello, che detesto. Ma riconosco che la prima edizione era interessante dal punto di vista sociologico. Ora è inaccettabile per ragazzi che studiano vedere persone vincere 250mila euro per stare rinchiuse in una casa. Perciò vi sprono a non guardare la tv con inerzia ma da protagonisti”. Nel suo lungo intervento sono venuti fuori anche diversi aneddoti, come quando a dei provini riservò un elenco, visibile a tutti, ai raccomandati. L’agente dei vip si serve di questo ricordo per esortare la platea di giovani ascoltatori a dare il meglio per emergere, di battersi per non essere superati ma al contempo di accettare e riconoscere i più bravi. Le parole di Presta piacciono molto alla prof.ssa Maria Luisa Chirico, Presidente del Corso di Laurea in Lettere, che osserva: “Soprattutto in un momento storico in cui ci stanno portando all’assuefazione ed all’accettazione di tutto, trovo molto importante l’appello ai ragazzi di esercitare il proprio spirito critico”. Particolarmente soddisfatta della risposta positiva degli studenti all’evento la docente dichiara: “La nostra è una università periferica, di provincia, ma la nostra forza sono queste aule piene di studenti, di giovani che da qui partono e vogliono conseguire grandi risultati”. Si è quindi continuato a parlare di piccolo schermo con Paola Perego, che ha ricordato i suoi esordi. “Paradossalmente prima, quando non c’erano veline e letterine, era più facile per una donna fare tv. Le vallette mute diventavano parlanti, avevano l’opportunità di seguire corsi di dizione”. La presentatrice, che è anche autrice dei suoi ultimi programmi, ha sottolineato la fatica che c’è dietro il suo lavoro: “Se non c’è studio e sostanza non si dura”. 
Il dibattito
Tante le domande che, a seguire, gli studenti hanno rivolto ai due ospiti, che hanno toccato gli argomenti più disparati, dal cinema di Michelangelo Antonioni alla politica spettacolo di Silvio Berlusconi. Soprattutto, come il titolo dell’incontro richiede, si discorre sui diversi tipi di linguaggi che la tv impone, determinati dai target di riferimento. Il lessico è influenzato anche dalle reti: ci sono differenze tra servizio pubblico e privato? “La differenza non c’è più, il servizio pubblico ha abdicato”, risponde Presta, che aggiunge: “Ho convinto Adriano Celentano a tornare in tv dopo vent’anni di assenza con uno show su Canale 5 proprio per dimostrare che la tv non conosce barriere. Lavorare per Berlusconi non vuol dire essere suoi sudditi”. C’è poi chi è curioso di sapere perché oggi in tv si sperimenta poco. Per la padrona di casa di Domenica In la colpa è della mancanza di denaro. La contraddice suo marito: “I soldi ci sono, ma non vengono spesi bene. Il problema è la paura dei direttori di perdere le loro poltrone. Sono pochi i coraggiosi che rischiano e fanno buoni palinsesti”. Il contesto in cui ha luogo il dibattito porta a chiedere se l’istruzione può essere un valore aggiunto per chi lavora in tv. Un sì convinto viene dai due ospiti, che hanno un percorsi differenti. “Mio padre, con cui non avevo un buon rapporto, mi fece studiare dai Salesiani”, rivela Presta. “Oggi riconosco il valore di quella scelta perché la formazione è essenziale. Il mio pentimento è di aver sostenuto soli pochi esami all’università, in quanto sono stato assorbito dal lavoro. Ma il mio consiglio è di studiare, vi ritroverete un bagaglio utile”. Lo appoggia la Perego: “L’università va affrontata seriamente, qualsiasi cosa vogliate fare nella vita. Io, che provengo da una famiglia umile, non l’ho potuta frequentare e non nego di essermi sentita molte volte a disagio negli ambienti di lavoro. Provavo un senso di inadeguatezza, perciò ho cercato, anche se con fatica, di studiare da sola”. E per chi ha la laurea in tasca e volesse entrare nelle redazioni televisive qual è la strada da seguire? “A Cosenza tengo un corso che si chiama Nex Tv, dove formo professionisti permettendo loro poi di lavorare nelle redazioni”, informa il manager. “Ma, in generale, la strada è scrivere, esercitarsi il più possibile con racconti, partendo dalla propria famiglia, dalle proprie storie”. Il prof. Angeloni promette di tentare di trovare il giusto canale per fare in modo che anche gli studenti della Sun possano cimentarsi nella scrittura di programmi per la tv. Si discute anche di censura: qual è stata la sua evoluzione? “Oggi la cosa peggiore è l’autocensura. Per questo agli autori dico sempre: siate liberi!”, risponde Presta. “Sicuramente la censura cambia a seconda delle reti e delle fasce orarie – spiega Perego – Io porto avanti da tempo una battaglia per parlare di omosessualità su Rai Uno”. Infine, c’è chi a proposito del benessere prodotto dalla tv fa notare a Presta che Roberto Benigni si è arricchito con quegli stessi Dieci Comandamenti che anni fa denigrava. “Ogni uomo ha il diritto di vivere la sua età e il momento storico del Paese”, ha replicato l’agente del regista de La vita è bella. “Nessuno si deve vergognare di guadagnare con la sua arte. Pochi sanno che Benigni, lo stesso che diceva ‘Wojtilaccio’, quando ha incontrato il Santo Padre l’ha salutato chiamandolo Babbo. Mentre nessuno sa che in una telefonata Papa Bergoglio disse a Benigni: ‘Non sai quanto bene hai fatto alla chiesa in una sola sera’”. 
Angela Lonardo
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