Aggressione razzista, attestazioni di solidarietà dall’Ateneo alla famiglia Beyene

“Episodi come questo suscitano sdegno e sono assolutamente contrari allo spirito di apertura e di costante confronto interculturale che rappresenta una caratteristica della nostra città e la cifra imprescindibile cui il nostro Ateneo si ispira da quasi trecento anni”, (Mozione del Senato Accademico del 9 marzo). “Il ripetersi ormai quotidiano di fenomeni di intolleranza e di ostilità nei confronti del diverso, specie se straniero e migrante, trova la società italiana impreparata e indifferente proprio mentre al suo interno si moltiplicano pulsioni aggressive a sfondo razziale unite a conclamate esigenze di sicurezza nel Paese. Come studiosi e come docenti siamo chiamati in causa direttamente da questo evento di cui non vogliamo ignorare la più ampia portata né il contesto sociale e culturale in cui ha trovato origine”, (‘Appello ai docenti’ stilato dai professori Alessandro Triulzi, Giacomella Orofino e Giorgio Amitrano che ha trovato l’adesione convinta dell’Ateneo). Sono le attestazioni di solidarietà espresse da L’Orientale a Marco Beyene, studente di Scienze Politiche dell’Ateneo, nonché figlio del prof. Jacob, docente di Letteratura Amarica, aggredito, da alcuni sconosciuti, a cinghiate e con epiteti razzisti, solo per il colore della pelle, mentre era con un amico nel Centro Storico di Napoli.
“L’Ateneo ha preso una posizione fortissima riguardo a questa vicenda e la cosa mi ha fatto davvero molto piacere. Napoli sicuramente non è una città razzista però quello che è successo a mio figlio è un segnale molto negativo”, commenta il prof. Beyene. Anche Marco sottolinea la grande solidarietà e l’affetto ricevuti da tutti, amici, istituzioni e colleghi dell’università, dove studia ormai da tre anni: “L’Orientale è un Ateneo bellissimo, ed anche in questa occasione ha dimostrato di essere un centro culturale dove la diversità non è un problema, ma un’opportunità”. Il giovane è preoccupato proprio dal fatto che, a quanto pare, gli aggressori non avessero alcuna connotazione politica particolare, e che la violenza non fosse premeditata, ma nata dalla pura intolleranza. “Quello di cui sono stato vittima è stato sicuramente un episodio isolato, strano in particolare per la zona dove ha avuto luogo (frequentata da molti universitari e giovani di sinistra, n.d.r.), però rappresenta un campanello di allarme, perché si sente una certa intolleranza sempre più diffusa”, spiega. 
Nessuno è intervenuto, tranne il suo amico: “all’inizio mi sono meravigliato, poi, a mente fredda, mi sono reso conto che gli altri ragazzi presenti in piazza potevano non aver capito cosa stava succedendo o, comunque, possono aver avuto paura alla vista di un’aggressione così brutale”.
Fortunatamente, il giovane, oggi, si dice sereno e assicura di non sentirsi certo in pericolo girando in città: “ho un carattere forte e ho superato subito la cosa. Napoli è una città che conosco molto bene e so che non è razzista”.
Valentina Orellana
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