Un limoneto su un terrazzamento, a Erchie, in Costiera Amalfitana. È un giorno di novembre. L’orologio segna più o meno le ore 15. Il sole è alle spalle della montagna. Il paesaggio, ricco di verde, si mette in posa di fronte a una Canon digitale di dieci anni. Un dito imposta il diaframma, sceglie il tempo di esposizione e scatta la foto che ha conquistato il primo gradino del podio al concorso fotografico organizzato dalla Società Italiana della Scienza del Suolo. La firma è di Marta Ranesi, 24 anni, studentessa iscritta al secondo anno del Corso di Laurea Magistrale di Scienze Agrarie. Lo scorso 7 dicembre, in occasione del quarantunesimo Congresso Nazionale della SISS, ha ricevuto in premio una pergamena e trecento euro: “pensavo di spenderli in un viaggio per fare altre foto”. Via mail ha appreso della vittoria: “sono stata contenta. Ho partecipato anche l’anno scorso. Mi piace che sia incentrato su un argomento specifico”. Tema del concorso 2017 è stato “Il Suolo al Servizio degli Ecosistemi”. Ai partecipanti il compito di: “rappresentare una situazione nella quale si potesse vedere in che modo il suolo costituisce una risorsa paesaggistica e come può salvaguardare la biodiversità. Così mi è venuto in mente il terrazzamento della Costiera”, territorio che, da salernitana, conosce bene. “Agricoltura eroica” è il titolo della foto: “è un’espressione che si usa per definire l’attività agricola in territori non votati alla coltivazione. Mettere dei limoni su un suolo impervio significa compiere qualcosa di eroico. Spesso la meccanizzazione è ridotta, quindi occorre occuparsi manualmente della terra. Chi lo fa è un eroe”. Ricorda il momento dello scatto: “era di domenica, poco dopo pranzo per non avere il sole di fronte. Sono andata lì con i miei genitori e, dopo la foto, siamo andati a mangiare un dolce da Sal De Riso”, nota pasticceria di Minori. È lì, in provincia di Salerno, che ha scattato una seconda foto, “Saving Soil”, che ritrae un altro terrazzamento: “quella che ha vinto mi piace molto per le caratteristiche che ha. Potrebbe essere stata scattata ovunque. Racconta la storia di un popolo. Qualcuno un giorno si è preoccupato di formare la Costiera così come la vediamo oggi. Quel qualcuno ci ha fatto un regalo. L’altra foto la trovo bella perché, oltre al terrazzamento, si vede il mare”. Entrambe le immagini sono state bloccate con la compagna di sempre: “dieci anni fa comprai una Canon digitale per imparare. Non l’ho mai cambiata. Ho appreso tutto da autodidatta, con l’esperienza”. Il paesaggio, il soggetto preferito. Steve McCurry, il fotoreporter americano celebre per la fotografia “Ragazza afgana”, il fotografo che le piace di più: “per i paesaggi che ritrae, soprattutto trattandosi spesso di luoghi che non ho visitato”. L’hobby della fotografia si intreccia con i suoi studi, gli stessi del papà: “è laureato in Agraria, probabilmente è lui ad avermi trasmesso la passione per uno studio che permette di apprezzare cose che in città non si vivono. Quando mi sono iscritta ho pensato di non voler lavorare chiusa in ufficio o dietro a un computer. Potrebbe succedere, ma la mia idea è un’attività all’aria aperta”. Prima, però, c’è la Laurea Magistrale. Dopo la Triennale, conclusa con 110 e lode, Marta dovrebbe completare il suo percorso di studi a marzo: “ho mille idee per il futuro, ma sono scaramantica, quindi non dico nulla”. C’è ancora un po’ di tempo per immortalare la sede universitaria di Portici: “adoro il belvedere. Sembra di vederlo sempre per la prima volta. L’ho fotografato tantissimo, a qualsiasi ora del giorno. È veramente bello”.
Ciro Baldini
Ciro Baldini