Esami di Letteratura Latina, croce e delizia per gli studenti di Lettere

Catullo, Cicerone, Lucrezio, Orazio, Virgilio: gli esami di Latino 1-2 sono la prova del nove per chi s’iscrive a Lettere Classiche e Moderne. “Se si supera quello, si ha la laurea in tasca”, dicono gli esaminandi del gruppo A-L nella mattinata del 25 gennaio. Soprattutto perché un esame che certifica la conoscenza di una lingua classica può mettere a dura prova la dedizione verso gli studi di humanae litterae in genere, ma anche la forza di volontà nel coltivare a lungo termine la passione per l’antico. Per superare Latino non basta, infatti, una lettura approssimativa dei testi, perché “non si può sottovalutare nulla”, afferma la studentessa Claudia Di Natale. A partire dalla cosiddetta ‘lettura metrica’, che in genere è la prima domanda posta dai docenti. “La mancata esercitazione sulla lettura, o una lettura scorretta, può inficiare di un bel po’ il voto”. Il consiglio di coloro che hanno superato brillantemente l’esame l’8 gennaio scorso è di capovolgere la situazione in proprio favore. “La scansione metrica – e mi raccomando, senza segnare alcun tipo di aiutino sul foglio – deve diventare il proprio asso nella manica. Non meno di due mesi, a volte anche quattro, servono per presentarsi in ottime condizioni all’esame. Altrimenti è meglio rimandare”, la testimonianza sincera di Chiara Marasco. Chiaramente, “leggere in metrica non è obbligatorio. Ma saper distinguere esametri, pentametri e distici fa guadagnare molti punti!”. Insomma, non è poi così difficile come sembra, ma a fare la netta differenza è la costanza che si dedica allo studio. “Devo laurearmi al più presto, ma mi mancano ancora i due esami di Latino”, parla Laura, una fuoricorso. Tuttavia, il suo caso non è poi così isolato. “Mi è sempre mancato il metodo giusto, e anche il tempo per fare unicamente quello. In realtà, noi di Lettere Moderne non abbiamo sempre la versatilità di passare da un esame strettamente teorico-riflessivo, come può essere la Storia, a un esame di Lingua in cui non si può trascurare il risvolto pratico, ossia la traduzione del testo”. Dunque, è tutta una questione di problem-solving ponendosi a monte degli obiettivi trasversali, ossia “una solida preparazione nella grammatica, nelle traduzioni letterali, nell’analisi e nel commento dei brani scelti e la capacità di saper elaborare un discorso sulla letteratura latina e gli autori in programma”, raccomanda Chiara. Un errore in cui non conviene incorrere è quello di fidarsi delle traduzioni altrui. “La traduzione è un processo che passa per la mente di ciascuno – interviene Maria Scaglione – Ogni traduzione è diversa perché ognuno pensa con le proprie parole al modo in cui volgere nella sua lingua quella di un autore morto secoli fa”. Dunque, “se uno non sa come studiare per Latino, fare affidamento sulla traduzione di un collega che ha superato l’esame con 30 e lode non risulta la strategia migliore, perché ciò non aiuta a superare le difficoltà né ad apprendere le tecniche traduttive più efficaci”, riprende Claudia. Anzi, l’aiuto altrui o la troppa superficialità possono creare ingenti danni. E si ritorna punto e daccapo: “non sapere come leggere i testi e non disporre delle conoscenze atte a comprendere con quale criterio quei testi siano stati tradotti, perciò si rischia di rimandare all’infinito, come ho fatto io finora”, aggiunge Laura. Nel suo stesso stato d’animo versa anche Emanuela Cerullo: “Ho aspettato più di un anno per sostenere l’esame, perché non avevo idea di dove mettere le mani. Allora ho pensato che la soluzione più efficace sarebbe stata imparare tutte le traduzioni a memoria, dal De bello civili di Giulio Cesare all’amato-odiato Ovidio e gli imprescindibili carmi di Catullo”. In sede d’esame, però, tutti i nodi vengono al pettine: “Sono caduta sull’analisi testuale e sul lessico specifico che non riuscivo a contestualizzare. La memoria può giocare brutti scherzi vista l’ansia e non è stata sufficiente nel momento in cui la docente mi ha chiesto, oltre alla traduzione di un singolo passo, un certo ragionamento linguistico. Lì non c’è miracolo mnemonico che tenga. Perciò, al 18 carpe diem!”. Tuttavia, nessuna bocciatura è mai ritenuta ingiusta. “Affrontare l’esame di Latino – ancor più vero nel caso di Latino 2 – vuol dire saper tradurre sia prosa che poesia interpretando il testo, conoscere la lingua individuando le regole grammaticali, e inoltre ricostruire filologicamente il profilo storico-letterario di un autore e la profondità veicolata dal suo messaggio. Non c’è esame più interessante per noi che, avendo scelto Lettere Moderne, spesso abbiamo lacune sul sapere letterario della classicità e nel contempo non c’è esame che richieda tanti approfondimenti”. Per questo motivo, molti studenti hanno pensato di riconsiderare il servizio di tutorato alla didattica organizzato per greco e latino di base (e che dovrebbe ripartire a breve), mentre altri contano di ripresentarsi agli appelli di febbraio.
Storie e Letterature, l’approfondimento è d’obbligo
Non c’è bacchetta magica che funzioni neppure per Storia Contemporanea. “Ho dovuto rimandare la laurea che pensavo di conseguire entro il mese di febbraio. Una domanda a bruciapelo sulla Seconda Guerra Mondiale mi è stata fatale nello scorso appello”, afferma Martina Giocondo, in attesa di riprovare l’esame. Cosa occorre sapere per superarlo a pieni voti? Tutto, cioè “costruire un asse storico-temporale cercando di ricordare gli avvenimenti, i protagonisti e le date, le guerre e i trattati di pace, e inquadrarli in una cornice più ampia in sincronia con le storie di altri Paesi. In più, una lettura approfondita delle fonti dirette, e quindi delle monografie in esame, certamente non guasta”. E poi presentarsi al docente con l’atteggiamento giusto: “Discutere degli eventi storici in chiave critica, senza limitarsi a raccontare i fatti come se si stesse ripetendo a memoria la pagina del manuale, è un ottimo biglietto da visita”. Lo stesso dicasi per Storia Medievale. “L’anno scorso non ho potuto seguire il corso e non mi va di sostenere un esame alla cieca. Seguirò nel secondo semestre nella speranza di avere le idee più chiare e dare l’esame nella sessione estiva, anche se per la cattedra M-Z il docente è cambiato”, racconta Luciana Russo. Tra i due esami si colloca la Storia Moderna che, invece, piace molto agli studenti. “Non è semplice perché le domande sono specifiche e bisogna andare dritti al punto senza troppi giri di parole, ma in compenso la prova intercorso snellisce considerevolmente il programma e l’orale non è altro che una conversazione piacevole”, riferisce Davide Lombardi, fiero del suo 30 e lode riportato nella data del 25 gennaio. Anche per Letteratura Italiana 2 l’approfondimento scrupoloso è la strada vincente. “A Lettere non si può pensare di saltare nessun capitolo del libro e nessuno degli autori menzionati (da Tasso a Verga, da Metastasio a Parini, da Goldoni a Manzoni, da Marino a Leopardi), neanche quelli minori”, chiarisce Gabriele Izzo. Anche perché la letteratura si studia per gradi. “Ci chiedono di concentrarci su una stagione storico-letteraria. Se il programma è sul Barocco, si sa per certo che non chiederanno Ungaretti, come invece può accadere a Letteratura italiana Contemporanea”. Se Latino è un esame fuori dal coro per chi fa Lettere moderne, Inglese non è da meno. “Tradurre e riassumere i testi in lingua straniera non è cosa scontata per tutti”, obietta Bianca Ruggiero. Infatti, “il livello di inglese in aula non era omogeneo: c’è chi non conosce la grammatica di base e non supera lo scritto, o chi l’ha fatta bene al liceo e arriva all’orale senza preoccupazioni. È un esame che testa la competenza linguistica (almeno B1) e non i contenuti, perciò instaurare il dialogo è fondamentale”. Lo scritto, tenutosi il 29 gennaio, prevedeva 30 quesiti in un’ora di tempo. “Si tratta di esercizi a completamento in cui bisogna inserire per ogni frase forme verbali, avverbi, sostantivi o preposizioni a scelta tra le opzioni proposte”, spiega uno studente, in procinto di sostenere l’orale. 18 risposte corrette è il minimo per passare. “Se si supera lo scritto, il gioco è fatto. Al colloquio in presenza i docenti fanno tradurre un brano e si fa conversazione in lingua. C’è molto di peggio a Lettere, per cui il mio suggerimento è di prenderla a cuor leggero”.
Sabrina Sabatino
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