“Appassionare e incuriosire gli studenti su come va il mondo, l’Europa, il nostro Paese”, è l’obiettivo del Centro di Studi sull’Europa Contemporanea (CeSEC) nato in seno al Dipartimento di Scienze umane e sociali, spiega il Presidente prof. Paolo Frascani, docente in Storia economica, nel corso di un incontro rivolto agli studenti che si è tenuto il 29 gennaio a Palazzo Giusso. Il discorso sulla sfera politica è preminente, come illustra il prof. Andrea Pierucci, docente in Organizzazione politica europea, perché “l’Europa ci è negata attraverso un’operazione antidemocratica, eppure essa agisce sulla nostra vita e cultura, basti pensare alla guerra civile che sta vivendo l’Ucraina pur di entrare nell’Ue, a causa dei pro e contro dell’euro. Ormai il cittadino non sa più chi prende decisioni per la sua sorte, nessuno sa più cosa vuol dire essere cittadino europeo a pieno diritto in un mondo globalizzato”. Ma il CeSEC non è solo strutturato intorno alla questione politica, offre anche corsi di formazione con stage e tirocini per laureati e laureandi dell’Ateneo.
Cosa fa lo stagista del CeSEC? Non sono richiesti requisiti particolari, se non la vocazione e la conoscenza basilare dei sistemi operativi. Lo stagista lavora in rete, organizza attività di team, provvede al monitoraggio del sito web (http://www.unior.it/ateneo/8298/1/centro-di-studi-sull-europa-contemporanea.html), il quale contiene aggiornamenti sugli eventi, segnalazioni provenienti dai siti europei per quanto riguarda borse di studio e iniziative comunitarie, indirizza ai link ufficiali delle Istituzioni europee e a quelli delle biblioteche più prestigiose dell’Europa occidentale ed europea (tra le quali spicca un vanto italiano, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze). In aggiunta alla possibilità di tirocinio offerta dall’Ateneo, negli ultimi anni il prof. Pierucci ha organizzato stage della durata di tre mesi a Bruxelles presso Istituzioni o enti privati, dalla Commissione europea fino alle gallerie d’arte: “Affrontare un’attività lavorativa fuori dall’Italia è un’esperienza formativa, in primo luogo sul piano culturale, perché offre la possibilità di confrontarsi con gente diversa e uscire dal proprio isolato contesto nazionale; in secondo luogo, apre speranze sul piano lavorativo considerando che oggi il Sud Italia ne offre davvero pochissime”.
Interviene, poi, la prof.ssa Rossella Ciocca, docente di Letterature anglofone: “la finalità del CeSEC è mettere insieme tutti i linguaggi (artistico, culturale, economico, giuridico) perché l’uso della lingua non è solo qualcosa di strumentale, piuttosto è veicolo di una visione del mondo. Nel 2014 non si può pensare ad una geografia ancora statica ma occorre ragionare nell’ottica di una geografia in movimento. Purtroppo gli Italiani in Europa non hanno ancora sviluppato la consapevolezza di questo essere europei. È risaputo che l’Inghilterra, ad esempio, abbia una marcia in più rispetto a noi – oltre che per il suo passato imperialista – per il merito di aver avviato un’interlocuzione con gli altri paesi europei verso est e ovest. Nello specifico, l’inglese – più che indicare la lingua e la cultura di quell’isola – è un vero e proprio network culturale, che può rivendicare dagli inizi dell’epoca postcoloniale il suo ruolo di lingua medium nel mondo. Questa capacità di dialogo si riversa sul mondo accademico e fa sì che l’Italia si eclissi sul piano politico e istituzionale rispetto alle ‘superpotenze’ europee, come la Germania. Dunque l’invito che rivolgo agli studenti è quello di guardare al resto del mondo e diventare Europei per valorizzare e difendere strenuamente il nostro patrimonio artistico e culturale”.
Tra i progetti, un blog (www.centrostudieuropacontemporanea.blogspot.it) per offrire agli studenti la possibilità di comunicare direttamente con i docenti del Centro, ma soprattutto di comunicare tra loro così da confrontarsi sulle tematiche più discusse all’interno di un Ateneo multiculturale. Come suggerisce il prof. Sergio Corrado, germanista: “il blog potrebbe essere un punto di contatto costruttivo per filtrare le esperienze all’estero, condividere informazioni pratiche sugli scambi europei – l’Erasmus mundus, in primis – e, infine, pubblicare abstract delle conferenze tenute dal Centro per studenti italiani ed extracomunitari”.
Conclude l’incontro il prof. Sergio Ventriglia, docente di Geografia politica: “questo Centro è una scommessa, perché cerca di coniugare un’area umanistico-letteraria con le scienze sociali. Il mio augurio per il futuro è che si possa minimizzare attraverso il nostro piccolo contributo la difficoltà di informazione e cominciare ad investire in prospettiva per un’Europa che c’è, c’è stata e ci sarà”.
Sabrina Sabatino
Cosa fa lo stagista del CeSEC? Non sono richiesti requisiti particolari, se non la vocazione e la conoscenza basilare dei sistemi operativi. Lo stagista lavora in rete, organizza attività di team, provvede al monitoraggio del sito web (http://www.unior.it/ateneo/8298/1/centro-di-studi-sull-europa-contemporanea.html), il quale contiene aggiornamenti sugli eventi, segnalazioni provenienti dai siti europei per quanto riguarda borse di studio e iniziative comunitarie, indirizza ai link ufficiali delle Istituzioni europee e a quelli delle biblioteche più prestigiose dell’Europa occidentale ed europea (tra le quali spicca un vanto italiano, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze). In aggiunta alla possibilità di tirocinio offerta dall’Ateneo, negli ultimi anni il prof. Pierucci ha organizzato stage della durata di tre mesi a Bruxelles presso Istituzioni o enti privati, dalla Commissione europea fino alle gallerie d’arte: “Affrontare un’attività lavorativa fuori dall’Italia è un’esperienza formativa, in primo luogo sul piano culturale, perché offre la possibilità di confrontarsi con gente diversa e uscire dal proprio isolato contesto nazionale; in secondo luogo, apre speranze sul piano lavorativo considerando che oggi il Sud Italia ne offre davvero pochissime”.
Interviene, poi, la prof.ssa Rossella Ciocca, docente di Letterature anglofone: “la finalità del CeSEC è mettere insieme tutti i linguaggi (artistico, culturale, economico, giuridico) perché l’uso della lingua non è solo qualcosa di strumentale, piuttosto è veicolo di una visione del mondo. Nel 2014 non si può pensare ad una geografia ancora statica ma occorre ragionare nell’ottica di una geografia in movimento. Purtroppo gli Italiani in Europa non hanno ancora sviluppato la consapevolezza di questo essere europei. È risaputo che l’Inghilterra, ad esempio, abbia una marcia in più rispetto a noi – oltre che per il suo passato imperialista – per il merito di aver avviato un’interlocuzione con gli altri paesi europei verso est e ovest. Nello specifico, l’inglese – più che indicare la lingua e la cultura di quell’isola – è un vero e proprio network culturale, che può rivendicare dagli inizi dell’epoca postcoloniale il suo ruolo di lingua medium nel mondo. Questa capacità di dialogo si riversa sul mondo accademico e fa sì che l’Italia si eclissi sul piano politico e istituzionale rispetto alle ‘superpotenze’ europee, come la Germania. Dunque l’invito che rivolgo agli studenti è quello di guardare al resto del mondo e diventare Europei per valorizzare e difendere strenuamente il nostro patrimonio artistico e culturale”.
Tra i progetti, un blog (www.centrostudieuropacontemporanea.blogspot.it) per offrire agli studenti la possibilità di comunicare direttamente con i docenti del Centro, ma soprattutto di comunicare tra loro così da confrontarsi sulle tematiche più discusse all’interno di un Ateneo multiculturale. Come suggerisce il prof. Sergio Corrado, germanista: “il blog potrebbe essere un punto di contatto costruttivo per filtrare le esperienze all’estero, condividere informazioni pratiche sugli scambi europei – l’Erasmus mundus, in primis – e, infine, pubblicare abstract delle conferenze tenute dal Centro per studenti italiani ed extracomunitari”.
Conclude l’incontro il prof. Sergio Ventriglia, docente di Geografia politica: “questo Centro è una scommessa, perché cerca di coniugare un’area umanistico-letteraria con le scienze sociali. Il mio augurio per il futuro è che si possa minimizzare attraverso il nostro piccolo contributo la difficoltà di informazione e cominciare ad investire in prospettiva per un’Europa che c’è, c’è stata e ci sarà”.
Sabrina Sabatino