Generazioni a braccetto. Volti che, al netto di qualche ruga, si somigliano. Sono quelli dei genitori e figli che, il 26 settembre, si sono ritrovati nella Sala Villani per il Family Welcome Day organizzato dall’università Suor Orsola Benincasa. “Mi ha fatto piacere siano venuti mamma e papà”. La giovane Carmela, aspirante studentessa di Scienze della formazione primaria, ha dato il via a un coro che si è rivelato presto unanime, con buona pace di quell’indipendenza spesso abbracciata con senso di liberazione da chi ha appena detto addio a campanelle, diari, giustifiche e dita alzate per andare in bagno. La scuola è alle spalle, ma la famiglia no. E per accoglierla, in via Suor Orsola 10, si sono scomodati perfino i piani alti dell’Ateneo. A partire dal Rettore Lucio D’Alessandro che, da padrone di casa, ha iniziato il suo discorso proprio dal teatro dell’incontro: “questa università è l’unica in Europa che, per la bellezza dei suoi luoghi, è considerata patrimonio dell’umanità. Ci troviamo in un antico convento che ospita un Ateneo che crede nella progettualità, quella che pensiamo per i vostri figli”. Importante per questo “pensare non solo all’elaborazione dei saperi ma anche alla creazione di un network che favorisca l’inserimento nel mondo del lavoro”. Chiusura con una promessa: “i vostri figli hanno scelto. Il nostro impegno è di fare tutto il possibile affinché loro riescano. Guardiamo insieme al futuro delle nuove generazioni”. Parola di Rettore. Il confronto con le famiglie è il “segno dei tempi” per il prof. Enricomaria Corbi, Preside di Scienze della Formazione, che ha continuato: “negli ultimi dieci anni l’università si è totalmente trasformata. Non è più soltanto dispensatrice di titoli, ma è diventata un luogo nel quale si acquisiscono le competenze e dove si viene preparati ad affrontare quello che viene dopo”. Seguire e vivere l’università il consiglio alle matricole. Ai genitori, invece, dice: “state sereni perché avete affidato i vostri figli a mani attente. Incitateli a prendersi cura della propria formazione”. Perché l’unione fa la forza, come ha ricordato anche la prof.ssa Emma Giammattei, Preside di Lettere: “sono colpita dalla cospicuità della vostra presenza. Mi ha commosso e mi ha fatto riflettere sull’importanza dell’unione tra due istituzioni, la famiglia e l’università”. A cosa serve oggi studiare letteratura o lingue? La risposta chiama in causa addirittura Goethe, che tracciava il percorso: “dall’utile, attraverso il vero, al bello. Questa formula potrebbe anche diventare dal bello, visto dove ci troviamo, attraverso il vero, all’utile. Si chiede sempre a cosa serva uno studio umanistico. La risposta è che il prodotto finale è la persona come autentico bene culturale”.
“Il futuro non si può prevedere, ma si può organizzare un ottimo presente”
“Il futuro non si può prevedere, ma si può organizzare un ottimo presente”
Un prodotto che passa per corsi di studio e servizi presentati dalla prof.ssa Natascia Villani, Manager Didattico dell’Ateneo, che parla agli “investitori” -così definisce i genitori- che “hanno speso poco, perché, vista l’offerta didattica, avremmo potuto anche chiedere di più”. È iniziato così un breve resoconto passato per cosa si intende per crediti formativi universitari e anni accademici e per Corsi Triennali e Magistrali dove “non trovate solo professori ‘barbosi’ –dice con ironia- ma anche professionisti che vengono dall’esterno e fanno svolgere attività concrete”.
“Insieme” è la parola d’ordine dell’ultima relatrice della giornata, la prof.ssa Elisa Frauenfelder, ordinario di Pedagogia generale e Decano dei pedagogisti. Al centro di tutto, quindi, l’interazione con i genitori, ai quali ha chiesto di confidare dubbi e timori. Dal pubblico, folto al punto da lasciare moltissimi senza posto a sedere, è giunta presto la paura per le incognite che il futuro lavorativo riserva. La chiosa: “il futuro non si può prevedere, ma si può organizzare un ottimo presente. Ho visto restare a terra molti mediocri, mai gli eccellenti”.
A suggellare l’incontro, infine, è stata la visita guidata ai luoghi della cittadella universitaria. Cicerone, per l’occasione, è stato il professore di Storia dell’architettura e della città Pasquale Rossi, che ha guidato la lunga fila tra chiostri e corridoi antichi, fino ad arrivare al museo del giocattolo. Tra i visitatori Maria Rusciano, mamma di Valentina Varriale, neodiplomata ancora indecisa tra Scienze della comunicazione e Lingue con indirizzo per le imprese. Sul Family Day: “non lo intendo come un fatto episodico. È un’iniziativa molto intelligente che potrà sicuramente aiutare i ragazzi, che si trovano in un momento di confusione. È importante dare anche a noi delle informazioni che aiutino a scegliere la strada giusta. Io vengo dall’Orientale. Ho suggerito il Suor Orsola a mia figlia perché volevo si trovasse in un ambiente più vicino a lei”.
“Insieme” è la parola d’ordine dell’ultima relatrice della giornata, la prof.ssa Elisa Frauenfelder, ordinario di Pedagogia generale e Decano dei pedagogisti. Al centro di tutto, quindi, l’interazione con i genitori, ai quali ha chiesto di confidare dubbi e timori. Dal pubblico, folto al punto da lasciare moltissimi senza posto a sedere, è giunta presto la paura per le incognite che il futuro lavorativo riserva. La chiosa: “il futuro non si può prevedere, ma si può organizzare un ottimo presente. Ho visto restare a terra molti mediocri, mai gli eccellenti”.
A suggellare l’incontro, infine, è stata la visita guidata ai luoghi della cittadella universitaria. Cicerone, per l’occasione, è stato il professore di Storia dell’architettura e della città Pasquale Rossi, che ha guidato la lunga fila tra chiostri e corridoi antichi, fino ad arrivare al museo del giocattolo. Tra i visitatori Maria Rusciano, mamma di Valentina Varriale, neodiplomata ancora indecisa tra Scienze della comunicazione e Lingue con indirizzo per le imprese. Sul Family Day: “non lo intendo come un fatto episodico. È un’iniziativa molto intelligente che potrà sicuramente aiutare i ragazzi, che si trovano in un momento di confusione. È importante dare anche a noi delle informazioni che aiutino a scegliere la strada giusta. Io vengo dall’Orientale. Ho suggerito il Suor Orsola a mia figlia perché volevo si trovasse in un ambiente più vicino a lei”.
Una scelta che “implica un grande sacrificio economico”
Era in compagnia anche Serena, futura studentessa di Scienze della comunicazione, con il sogno di diventare organizzatrice di eventi. Con lei c’erano papà Angelo, per il quale “questo incontro ci avvicina di più alle loro problematiche. Seguirli nel percorso di studi per noi è importante. Per adesso sono soddisfatto della scelta”, e mamma Marilena che si abbandona a un commento agrodolce con un retrogusto salato, quello del conto: “mi piace il modo che hanno di seguire i ragazzi. La scelta di questa università implica per noi un grande sacrificio economico. Spero ne valga la pena”. Passato e futuro, invece, si intrecciano nelle parole di un’altra mamma, Maria Cascone. Per lei, il Suor Orsola è una questione di fedeltà: “sono pienamente soddisfatta. Sono stata una studentessa di Lettere del Suor Orsola Benincasa, e attualmente lavoro. Ritengo che possa ancora essere una scelta vincente e dopo questo incontro ne sono ancora più convinta”. A seguire le sue orme sarà il giovane Gino Massa: “ho scelto Giurisprudenza perché in matematica non vado bene. Sono d’accordo con quanto detto da mamma. Ho scartato la Federico II perché so che lì è troppo caotica”. Del domani non v’è certezza, ma chi ben comincia è a metà dell’opera. Si può riassumere così la considerazione di Francesco, un altro dei papà presenti: “ho avuto un’impressione assolutamente positiva. Mi è piaciuto il Rettore e il modo con il quale tutti i relatori hanno comunicato con noi. Ci hanno dato fiducia per quanto riguarda la preparazione che dà l’università. Il dopo resta sempre un dubbio”. Più cauta Annalisa Sartorio: “spero non sia un episodio, ma che l’evento si possa ripetere. Mi auguro che questa sia un’università più vicina agli studenti rispetto a quella che ho frequentato io a suo tempo, ovvero la Federico II”. Con lei, il neodiplomato Giulio Sala: “ho scelto Lingue, con un occhio particolare a francese e tedesco. Penso che questa università offra le giuste attrezzature e un ambiente molto accogliente. Sono contento di essere venuto qui con mamma”.
Ciro Baldini
Ciro Baldini