L’incontro tra studenti e docenti c’è stato, rispettando l’impegno assunto qualche settimana fa dal Preside Eugenio Mazzarella con i membri del Collettivo A12. Ma non ne è derivato purtroppo alcun compromesso tra gli studenti che chiedono l’inserimento di due sessioni d’appello straordinarie, aperte a tutti, e i docenti che si oppongono temendo soprattutto uno svuotamento dei corsi nei periodi precedenti gli esami. La decisione viene rimandata quindi al Consiglio di Facoltà del 30 maggio che si tiene mentre andiamo in stampa; ma già da ora si sa che la proposta degli studenti non può contare sull’appoggio di nessuno tra i Presidenti dei Corsi di Laurea. Quanto ai rappresentanti degli studenti regolarmente eletti, non hanno evidentemente ritenuto opportuno partecipare al dibattito che si è svolto in queste settimane, ritenendo forse che la questione fosse appannaggio esclusivo del Collettivo dell’aula A12, che si è fatto promotore della proposta sugli appelli. Né sono intervenuti tutti quegli studenti che però sostengono, regolarmente ad ogni appello, di non reggere il ritmo dei troppi esami concentrati in troppe poche sessioni. Nell’aula 2 della sede di Corso Umberto I, giovedì 24 maggio, si è svolto quindi l’incontro tra una decina di docenti, tra cui i professori De Blasi, Lamarra, Criscuolo, Aceto, Sestito, Miglino, e una ventina di studenti. Poco dopo l’inizio, Mazzarella si è fatto portavoce di una contro-proposta condivisa da tutti i Presidenti dei Corsi di Laurea. Invece di introdurre nuove sessioni, i docenti propongono di aumentare ancora, come fu fatto già due anni fa, il numero degli appelli nelle sessioni già esistenti. Il che vuol dire niente appelli ad aprile o novembre che interrompano i corsi, ma, ad esempio, tre appelli invece che due nelle sessioni già esistenti di giugno e luglio. Ma una proposta del genere era stata rifiutata a priori dagli studenti già all’interno del documento presentato ai docenti più di un mese fa. “Il problema è proprio quello di dilatare i ritmi e i tempi, per consentire una migliore ripartizione dello studio all’interno del semestre; aggiungere altri appelli nelle stesse sessioni non cambierebbe nulla”, spiegano i ragazzi. La richiesta degli studenti del Collettivo rimane quindi l’inserimento di due sessioni straordinarie ad aprile e novembre con il blocco dei corsi per una settimana, calcolando che il numero di aule disponibili sarebbe sufficiente per concentrare gli esami di tutti i corsi della Facoltà in una settimana – calcolo che viene invece contestato dai docenti. Una richiesta che, stando ad un sondaggio da loro svolto su un totale di ormai circa 1000 studenti della Facoltà, sembra essere condivisa dalla quasi totalità degli intervistati. Ma gli studenti puntano soprattutto a spiegare le motivazioni alla base della proposta: la necessità di approfondire e assorbire realmente le materie studiate, contrastando l’abbassamento del livello culturale che deriva dal concentrare troppi esami in tempi ridotti. “Preferisco saltare un corso e approfondire un esame, altrimenti il livello è più basso che al liceo”, dice una ragazza; “quando devo preparare 600 pagine di Storia romana in tre giorni posso anche prendere un voto alto, ma è garantito che non ricorderò più niente il giorno dopo l’esame”, aggiunge un’altra. “La preoccupazione ‘culturale’ è anche nostra – rispondono alcuni docenti – ma aggiungere sessioni vuol dire sminuire il valore dei corsi come momento di formazione e approfondimento”. Molti docenti sostengono infatti che l’interruzione di ogni sessione comporterebbe la perdita di un mese di lezioni. L’atmosfera si surriscalda. Altri invece vedono il problema nel sistema in sè del nuovo ordinamento, o sottolineano il cambiamento complessivo che si otterrà dal 2008/9 con l’applicazione del tetto massimo di 20 esami alla Triennale. Gli studenti continuano a premere per guardare ad altre Facoltà della Federico II e, soprattutto, ad altri atenei in Italia, dove l’introduzione di più sessioni non sembra aver provocato alcun danno alla didattica. Ma secondo i docenti nessuno di questi esempi è pertinente. Altra questione spinosa sono gli ‘appelli in nero’: secondo i ragazzi sono tenuti da moltissimi docenti. Diversi professori però minimizzano il fenomeno. Alla fine il Preside cerca di trarre le fila dell’incontro garantendo la disponibilità ad intervenire sull’ampiezza dei programmi o la fine dei corsi troppo a ridosso degli esami. E lancia una terza proposta: l’inserimento delle due sessioni ad aprile e novembre, della durata di un mese invece che di una settimana – “tempo insufficiente per un’organizzazione regolamentare” – senza però interrompere le lezioni, e aperte ai soli studenti fuori corso. “Non vogliamo diventare fuori corso!” è la risposta di una studentessa. “Sono proposte che non corrispondono alle nostre esigenze” ha aggiunto un altro. Una chiusura un po’ amara, i cui risultati definitivi si vedranno soltanto dopo la votazione del Consiglio.
Viola Sarnelli