Come affrontare il primo esame

“Il dato che più mi ha stupito quest’anno –afferma il professor Paolo Tesauro docente della III cattedra di Diritto Costituzionale– è che a maggio si è presentato un numero esiguo di studenti, quasi tutti degli anni precedenti. Forse rappresentavano addirittura l’80% dei prenotati. E’ un rituale che si ripete ogni volta che si verifica la rotazione della cattedra. Mi è spiaciuto constatare che la cultura media degli esaminati sia stata addirittura più bassa degli scorsi anni. Un fenomeno che riguarderà anche gli altri appelli e che la dice lunga sullo stato nel quale gli studenti arrivano all’Università dopo aver completato gli studi superiori…”.
Tesauro
Troppa
emozione,
è colpa
delle
famiglie
Domanda di rito: non è che l’emozione tiri anche qualche brutto scherzo in sede d’esame? “Ho in merito una personale opinione – ribatte il docente -, che siano le famiglie a caricare di significato gli esami. Il primo impegno rappresenta la prova della vita alla quale, spesso, si viene accompagnati dai genitori, una cosa che non fa altro che turbare e danneggiare lo studente che alla fine risulta ancora più emozionato. Il compito della famiglia dovrebbe essere, invece, quello di creare serenità intorno al ragazzo. Ricordo che i miei genitori mi autoresponsabilizzarono da subito quando ero all’Università, facendomi sentire la loro presenza in maniera non ingombrante ma allo stesso tempo avvolgente” 
Ma è così terribile l’esame di Costituzionale con lei? “E’ un classico esame ad imbuto in cui si valuta innanzitutto la base di cultura dello studente e poi si scende nella preparazione specifica. Il Diritto Costituzionale non è certo materia facile, dunque va studiata tutta e capita tutta”.
Amirante
Costituzionale,
primo
esame
Sposta su un altro piano il discorso il prof. Carlo Amirante della II cattedra.
“C’è una contraddizione in termini – esordisce in maniera esplosiva il docente -, una tradizione che vuole nella nostra facoltà i corsi annuali. Credo che la semestralizzazione risolverebbe tanti problemi. Le spiego: con i corsi annuali lo studente si trova quasi sempre di fronte alla scelta obbligata di iniziare affrontando per prime le materie storico-culturali (quello da noi ribattezzato ‘pacchetto romanistico’ ndr) e concentrarsi solo in seguito, singolarmente, sugli esami fondamentali. Dopo Natale c’è l’abbandono endemico dei corsi da parte di quelli che hanno compiuto ‘la scelta’ ed ecco che si ripropongono ogni anno i problemi di sempre. Eppure tra corsi e seminari le cattedre di Costituzionale sono tutt’altro che passive: quest’anno abbiamo tenuto incontri, seguiti da più di cento persone, con eminenti studiosi stranieri, tra tutti il grande professore tedesco Denninger. No, così non va, gli studenti devono avere la possibilità di dedicare tempo, anche sei mesi se necessario, al Diritto Privato ed al Costituzionale, altrimenti diventano tutti figli… della CEPU! Credo che sia un obbligo affrontare Costituzionale come primo esame. Ricordo che alla fine degli anni ’50 mi iscrissi ad una Università che versava nel caos più totale, eppure capii subito che era importante porre già all’inizio solide basi per una importante carriera di studi. Si immagini che a lezione faccio ancora esempi tratti dal manuale di Diritto Privato”.
Vogliamo dare qualche consiglio ai ragazzi? “Innanzitutto di prepararsi sul codice, la Costituzione e le leggi. Poi quello, a monte, di seguire soprattutto i due esami fondamentali del primo anno e farsi aiutare dagli assistenti di cattedra. I seminari e gli incontri di ripetizione collettiva servono proprio a stemperare la tensione che può accumularsi prima dell’esame. Non a caso in maggiore difficoltà risultano gli studenti provenienti da altre cattedre…”
Di Salvo
Migliora
il
linguaggio
Al prof. Settimio Di Salvo, docente di Istituzioni di diritto romano molto amato dagli studenti, il compito di ribaltare almeno qualcuno dei non proprio lusinghieri giudizi espressi dai costituzionalisti. “Devo dire che quest’anno i risultati dei primi esami sono stati migliori rispetto al passato – si entusiasma il professore -, io stesso avevo quasi dimenticato che si potessero assegnare anche 30 e 30 e lode. Gli ultimi 2-3 anni sono stati davvero pessimi. Ho avuto i migliori riscontri, inutile dirlo, dal gruppo che ha seguito lezioni e seminari tutto l’anno. Sono stato contento di rilevare che uno dei problemi del quale i docenti del primo anno si lamentano, sta pian piano scemando: la proprietà di linguaggio. Indubbiamente formato sui media ed unito ad una scarsa capacità di concettualizzare, il linguaggio dei ragazzi sta migliorando; lo si nota anche in un più attento uso della terminologia giuridica. Spero che dopo l’onda positiva dell’appello di maggio, nel quale sono venuti soprattutto corsisti, non debba ricredermi nei mesi prossimi, quando le sedute saranno quasi totale appannaggio di studenti di altri anni ed in difficoltà”.
Possibile che nessuno abbia avvertito l’emozione del primo esame?
“L’elemento psicologico incide sempre molto -continua il docente-, oggi lo si avverte di più rispetto ai tempi in cui ero io studente. Vedo mani sudate e facce pensose sul da farsi che esprimono concetti del tipo ‘ora me ne scappo’. Prima l’ambiente familiare era forse più protettivo e deciso al tempo stesso, oggi la scuola presenta prove sempre meno ardue da superare. Non è un caso se quelli della mia generazione hanno sognato per anni il loro esame di maturità…”. Qualche consiglio? “Lo studente dovrebbe collaudarsi nel dialogo prima di venire agli esami, ecco perché può essere utile interrogarsi con qualche collega. A questa dovrebbe seguire la fase dell’‘autointerrogazione’ alla fine della preparazione: che vuol dire aprire il libro a caso e simulare l’esame. Non consiglio assolutamente a nessuno di studiare fino a notte fonda. Qui non sbraniamo nessuno. Anzi, graduiamo le domande secondo i panni dello studente, si comincia con quesiti elementari toccando le varie parti del programma. Se i concetti appaiono ben chiariti nella testa del ragazzo, solo allora facciamo qualche ‘domandone’ per aumentare il voto, avvertendo sempre lo studente che la sua prova è già da ritenersi soddisfacente”.
Marco Merola
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