Dall’Indonesia all’America latina: per gli studenti è tempo di preparare le valigie

Russia, Cina, Giappone, ma anche altre mete dal gusto più esotico come l’Indonesia, il Cile, il Brasile, il Kazakistan o l’Argentina, oltre a varie destinazioni in Medio Oriente, tra Iran, Tunisia e Marocco, per gli studenti di lingua araba e persiana. Lo spettro dei Paesi con i quali l’Ateneo stringe  accordi di mobilità internazionale è molto ampio. Un’occasione ghiotta per gli studenti de L’Orientale. Tant’è che per 137 disponibilità sono arrivate 248 richieste. Per quanti sono stati selezionati ora è il momento di decidere: c’è chi non ha dubbi e già pensa alle valigie per dirigersi verso l’altra parte del mondo e chi si prenderà con calma i 30 giorni messi a disposizione dall’università per dare una risposta definitiva.
Michelangelo Boragine non vede l’ora che arrivi settembre. È fuori sede, viene da Terlizzi in provincia di Bari ed è iscritto alla Magistrale in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, studente di lingua indonesiana. Ha svolto la Triennale sempre a L’Orientale, nell’indirizzo di Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa, associando indonesiano allo studio di giapponese “ma poi, andando avanti con lo studio della lingua e della cultura, ho amato l’indonesiano e ho continuato anche alla Magistrale”. L’Indonesia: “È un Paese gigantesco, che offre un sacco di opportunità. Quando si studiano lingue straniere, andare fuori diventa necessario, è forse l’esperienza più formativa di tutte poter vivere la lingua in prima persona”. L’Orientale per l’Indonesia rilascia delle borse di studio di circa 1.800 euro, che, fatta eccezione per il biglietto aereo dal costo molto elevato, dovrebbero bastare a coprire le spese tra affitto e vita quotidiana. I gruppi su facebook e i vari blog on-line aiutano nella ricerca di alloggi, a capire come è organizzata la vita in questo paese, in quali zone andare a vivere e in quali no. Michelangelo studierà sei mesi a Jakarta, la capitale, ma non è spaventato: “sono entrato nell’ottica che tutto fa parte del gioco, sarà una grande scoperta”. I genitori, seppur preoccupati soprattutto per la distanza, lo sostengono completamente, anche nel caso in cui dovesse esserci la necessità di aiutarlo con le spese: “ovviamente ho dovuto fare un lungo lavoro di preparazione psicologica, ma alla fine hanno capito quanto ci tengo”. Gli studenti di lingua indonesiana sono un gruppo ristrettissimo, quasi tutti hanno la possibilità di vivere questa esperienza. Nonostante che a partire siano in più persone, si tratterà comunque di un viaggio in solitaria per Michelangelo: “non c’è nessuno nella stessa città, e lì le distanze sono veramente significative. Della mobilità tra di noi ne abbiamo sempre parlato, la professoressa Antonia Soriente ha avuto per tutti un ruolo importante nella decisione di partire”.
Federica Sarubbi è studentessa della Magistrale in Relazioni internazionali, studia lingua giapponese, in continuità con la Triennale, laureata all’indirizzo di Lingue e Letterature Comparate, con inglese e giapponese. È tornata da poche settimane dall’esperienza Erasmus Traineeship, ma nonostante ciò, o forse proprio per questo motivo, non vede l’ora di poter ripartire. Andrà in Argentina. Come mai questa scelta? Federica spiega di aver svolto l’Erasmus in Portogallo, a Porto, dove ha affiancato una docente nell’insegnamento dell’inglese in un liceo. Durante questo soggiorno di tre mesi ha conosciuto molti ragazzi brasiliani, e con loro si è appassionata alla lingua e alla cultura. Aveva per questo indicato come priorità quando ha presentato la domanda due università in Brasile. Però ha vinto la borsa di studio per la terza scelta, l’Università Nazionale di Rosario. La sua preoccupazione in questo momento è di natura economica, perché non sa se sarà sufficiente il sostegno di 1.500 euro: “soprattutto perché ho appena concluso l’Erasmus, in cui il contributo è molto più basso e non basta mai davvero a ricoprire tutti i costi”. Per quanto riguarda il piano di studi, la scelta delle materie sarà un po’ complicata, dal momento che l’impostazione accademica è molto diversa e poiché non ci sono corsi molto specifici, tanto meno per l’area asiatica, come nel suo caso il giapponese. “Non so se senza Erasmus sarei partita ugualmente. Ma per chi studia Relazioni Internazionali queste sono esperienze formative importanti, ci aiutano a venire in contatto non solo con altre lingue, ma anche con culture molto diverse dalla nostra”.
A condividere l’indecisione per la partenza, seppur per motivi diversi, è Iris Bekerman, iscritta alla Magistrale in Studi Internazionali, in cui non studia lingue straniere. Ha svolto la Triennale in Calabria, terra di cui è originaria, in Lingue e Culture moderne con lo studio dell’inglese e dello spagnolo. La sua prima scelta era l’Argentina ma è stata selezionata per il Cile. Si dice comunque molto contenta, perché è entrata a La Pontificia Università Cattolica di Santiago, quella che sperava. La lingua non rientra tra le sue preoccupazioni, parla bene lo spagnolo e adora la cultura del popolo sudamericano. Le persone sono gentili, disponibili e molto amichevoli. “Le app di lingue e conversazione aiutano tantissimo, mettono in contatto veramente con tutto il mondo. Grazie ad un’app di questo tipo ho parlato con diversi cileni ricavandone sempre ottime impressioni”. La sua università sarà a Santiago del Cile e, dalle informazioni reperite on-line, gli affitti non dovrebbero essere molto alti e il tenore di vita, nel complesso, accessibile. “Sono orientata a partire perché è una di quelle esperienze di una volta nella vita. Dipende, però, se accettano la partenza nel primo semestre, perché la mia preoccupazione è quella di andare troppo fuori corso. Vorrei laurearmi al più presto e chiudere questo capitolo della mia vita”.
Luca Laudante, al terzo anno della Triennale in Lingue e Culture Orientali e Africane, studia indonesiano e hindi. Al momento sta facendo la sua esperienza Erasmus in Olanda, a Leida, e rimarrà lì tre mesi. Al suo rientro dovrà fare subito di nuovo le valigie per volare in Indonesia: “I miei sanno molto bene quanto ci tenga a vivere questo genere di esperienze, mi sono iscritto all’università anche con questo obiettivo, viaggiare. Ovviamente, dopo aver saputo dell’Indonesia, l’Olanda sembra una passeggiata, nonostante sia comunque lontano da casa”. A Leida, l’università ha dato a Luca la possibilità di rispettare il suo piano di studi e continuare ad approfondire la lingua indonesiana e vari altri esami affini. La lingua non lo spaventa, come nemmeno lo shock culturale, che, per quanto potrà essere forte, è uno degli aspetti ad incuriosirlo di più: “per imparare la lingua devi in qualche modo trovarti costretto a praticarla. Spero di non avere bisogno di parlare in inglese, i corsi saranno in lingua locale, ma in fondo è questo il punto”. Ad accoglierlo sarà l’Università Statale di Yogyakarta, una città multiculturale frequentata da molti studenti, anche stranieri. Le distanze sono incredibili: “più o meno come vivere in Stati d’Europa diversi. Spesso bisogna prendere un aereo per spostarsi da una regione all’altra. Per questo in Indonesia hanno un modo di dire, ‘Bhinneka Tunggal Ika’, che vuol dire ‘unità nella diversità’, uno degli aspetti che più mi affascina della loro cultura”.
Agnese Salemi
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