Diritto Internazionale: all’esame “prediligo chi medita” sulle risposte

“In linea di principio, i ragazzi che studiano dal manuale del Conforti non hanno grosse difficoltà nell’affrontare la disciplina. Tuttavia, è un testo molto denso e pieno di spunti critici, di ricostruzioni dottrinali, di riferimenti alla prassi. Insomma, gli studenti che non approfondiscono questi aspetti sono quelli che poi vanno in difficoltà in sede d’esame”, spiega il prof. Massimo Iovane, docente di Diritto Internazionale, una “disciplina specialistica che implica un discorso più approfondito sulla sua evoluzione e sulla sua prassi. Rispetto allo studio del diritto interno, si deve fare uno sforzo maggiore nell’approccio alla
sua conoscenza”. Per questo motivo il docente consiglia di non studiare dalle dispense in commercio: “Molti ragazzi durante la prova cadono proprio perché hanno fondato la loro preparazione su fascicoli striminziti e poco adatti”. Mentre dietro ai concetti “ci sono diversi passaggi logici che all’esame vengono richiesti. Fermarsi alla definizione non va assolutamente bene, questa è una materia che va assimilata col tempo, per essere pronti ad illustrare i
diversi momenti che hanno portato alla formazione del diritto internazionale che conosciamo”. La mancanza di approfondimento in primis e uno
studio poco critico “sono i due elementi che pregiudicano la prova”. Il docente non pone tante domande: “Mi piace impostare il discorso su poche richieste, da lì capisco se chi mi sta di fronte ha fatto uno studio sistematico o semplicemente mnemonico. Per me è importante verificare se si è preparato l’esame in modo critico, applicando la disciplina ai casi particolari”. E, quindi, come si risponde ad una domanda diretta e secca? “Mi definisco soddisfatto quando uno studente, pur conoscendo qualche nozione in meno, riesce a farmi capire che alla base dello studio c’è un ragionamento tecnico formale. All’esame non mi piacciono le risposte immediate, indicano che si è imparato il pezzo a memoria e si è pronti a propinarlo senza averci riflettuto abbastanza”. Invece: “prediligo chi medita su quello che deve dire e, pur impiegando un tempo maggiore, mi dà una risposta sensata e costruttiva”.
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