Agli studenti che evidenziano i problemi dei corsi di Inglese della Facoltà di Lingue risponde la prof.ssa Jocelyne Vincent, che oltre ad essere la decana dei docenti di Lingua e linguistica inglese, è anche Direttrice del Dipartimento di Studi Americani, Culturali e Linguistici, e rimane uno dei docenti di inglese più apprezzati dai ragazzi.
Il punto centrale contestato dagli studenti è il fattore numerico: troppo pochi docenti in proporzione ai frequentanti, il che si traduce in aule troppo affollate, orari di ricevimento saturi, calca di tesisti concentrata sui pochi docenti. La prof.ssa Vincent si limita a rilevare che “le autorità accademiche hanno stabilito che si possono sdoppiare gli insegnamenti solo dopo aver superato 230 studenti; quindi laddove ci sono molti studenti ogni docente può anche avere fino a 230 studenti in classe; la ragione è pertanto economica e non didattica”, aggiungendo però che “il problema principale è che il corpo docenti di lingua inglese non è stabile. Dei dodici docenti di lingua inglese della Facoltà al momento soltanto due sono inquadrati in organico, più un ricercatore; gli altri 9 sono a contratto. Mentre il numero auspicabile di posti di docenti strutturati, considerando sempre la soglia limite di 230 studenti, sarebbe di 12. Non si può pretendere troppo da un corpo docente precario…”. Corpo docente che comunque, nonostante questi forti limiti di partenza, sembra comunque costituire una realtà piuttosto coesa e funzionante; ma è difficile mantenere una continuità didattica quando si hanno contratti a rinnovo annuale, continua la prof. Vincent, che difende in maniera decisa il suo team, “docenti dedicati e sempre disponibili” rispetto a quello a cui sarebbero tenuti a fare da contratto.
Dodici docenti quindi a cui viene chiesto di coprire circa tremila studenti potenziali, dato che approssimativamente il 90% degli studenti della triennale di Lingue decide di inserire l’Inglese nel proprio piano di studi. Ma secondo la professoressa “il punto è che nella distribuzione delle ridotte risorse dell’Ateneo, l’insegnamento della lingua e linguistica inglese risulta forse non prioritario rispetto ad altre materie ritenute più caratterizzanti per l’Orientale”.
Riguardo alla questione dei lettori invece, che secondo gli studenti dedicano alla didattica un numero di ore insufficiente, secondo la prof.ssa Vincent “la nostra esperienza ci insegna che pur volendo offrire più ore non ci sarebbero gli spazi né il tempo per farlo, perché non sono sufficienti le aule e i ragazzi non riuscirebbero a frequentare poiché le ore si sovrapporrebbero ad altre lezioni o, peggio, verrebbero inserite in orari serali (scomodi soprattutto per i fuori sede) o in orari in cui i ragazzi avrebbero maggiori difficoltà a seguire, come al sabato mattina”.
La questione dell’accavallamento dei corsi poi avrebbe dovuto essere una questione risolta a partire dall’inizio dei quest’anno accademico, da quando proprio il Preside di Lingue, il prof. Domenico Silvestri, ha voluto introdurre un sistema di “fasce protette” per garantire la non sovrapposizione dei corsi principali: “se esistono ancora problemi del genere quindi bisognerebbe farli presenti alla Presidenza”, suggerisce la professoressa.
Riguardo a problemi e commenti strettamente inerenti all’organizzazione didattica dei corsi di lingua inglese, la prof.ssa Vincent ricorda l’esistenza di un sito (http://cta.iuo.it/HomePages/lingua.inglese/EnglishHome1.html), voluto, creato e curato dalla stessa, sul quale si possono trovare informazioni su tutti i corsi di lingua e linguistica inglese. Inoltre, ogni corso si avvale di un forum telematico, curato dai docenti per agevolare lo scambio di informazioni e di materiali utili anche per lo studio autonomo, favorendo così l’apprendimento anche degli studenti non-frequentanti.
Il punto centrale contestato dagli studenti è il fattore numerico: troppo pochi docenti in proporzione ai frequentanti, il che si traduce in aule troppo affollate, orari di ricevimento saturi, calca di tesisti concentrata sui pochi docenti. La prof.ssa Vincent si limita a rilevare che “le autorità accademiche hanno stabilito che si possono sdoppiare gli insegnamenti solo dopo aver superato 230 studenti; quindi laddove ci sono molti studenti ogni docente può anche avere fino a 230 studenti in classe; la ragione è pertanto economica e non didattica”, aggiungendo però che “il problema principale è che il corpo docenti di lingua inglese non è stabile. Dei dodici docenti di lingua inglese della Facoltà al momento soltanto due sono inquadrati in organico, più un ricercatore; gli altri 9 sono a contratto. Mentre il numero auspicabile di posti di docenti strutturati, considerando sempre la soglia limite di 230 studenti, sarebbe di 12. Non si può pretendere troppo da un corpo docente precario…”. Corpo docente che comunque, nonostante questi forti limiti di partenza, sembra comunque costituire una realtà piuttosto coesa e funzionante; ma è difficile mantenere una continuità didattica quando si hanno contratti a rinnovo annuale, continua la prof. Vincent, che difende in maniera decisa il suo team, “docenti dedicati e sempre disponibili” rispetto a quello a cui sarebbero tenuti a fare da contratto.
Dodici docenti quindi a cui viene chiesto di coprire circa tremila studenti potenziali, dato che approssimativamente il 90% degli studenti della triennale di Lingue decide di inserire l’Inglese nel proprio piano di studi. Ma secondo la professoressa “il punto è che nella distribuzione delle ridotte risorse dell’Ateneo, l’insegnamento della lingua e linguistica inglese risulta forse non prioritario rispetto ad altre materie ritenute più caratterizzanti per l’Orientale”.
Riguardo alla questione dei lettori invece, che secondo gli studenti dedicano alla didattica un numero di ore insufficiente, secondo la prof.ssa Vincent “la nostra esperienza ci insegna che pur volendo offrire più ore non ci sarebbero gli spazi né il tempo per farlo, perché non sono sufficienti le aule e i ragazzi non riuscirebbero a frequentare poiché le ore si sovrapporrebbero ad altre lezioni o, peggio, verrebbero inserite in orari serali (scomodi soprattutto per i fuori sede) o in orari in cui i ragazzi avrebbero maggiori difficoltà a seguire, come al sabato mattina”.
La questione dell’accavallamento dei corsi poi avrebbe dovuto essere una questione risolta a partire dall’inizio dei quest’anno accademico, da quando proprio il Preside di Lingue, il prof. Domenico Silvestri, ha voluto introdurre un sistema di “fasce protette” per garantire la non sovrapposizione dei corsi principali: “se esistono ancora problemi del genere quindi bisognerebbe farli presenti alla Presidenza”, suggerisce la professoressa.
Riguardo a problemi e commenti strettamente inerenti all’organizzazione didattica dei corsi di lingua inglese, la prof.ssa Vincent ricorda l’esistenza di un sito (http://cta.iuo.it/HomePages/lingua.inglese/EnglishHome1.html), voluto, creato e curato dalla stessa, sul quale si possono trovare informazioni su tutti i corsi di lingua e linguistica inglese. Inoltre, ogni corso si avvale di un forum telematico, curato dai docenti per agevolare lo scambio di informazioni e di materiali utili anche per lo studio autonomo, favorendo così l’apprendimento anche degli studenti non-frequentanti.
Al primo anno occorre lavorare di più
Una delle critiche degli studenti è che nonostante il monte ore dei docenti sia limitato a 150 in tre anni, il livello richiesto all’esame sia poi piuttosto alto. “Ma alle 150 ore dei docenti bisogna aggiungere quelle dei lettori (almeno altre 100 per anno)”, ribadisce la Vincent. Riguardo al livello della didattica, la docente insiste con convinzione sul fatto che, dato l’altissimo numero di studenti che scelgono la lingua inglese, e considerando che l’insegnamento della lingua inglese è oramai obbligatorio in tutte le scuole, non è opportuno cominciare da zero, “perché è impossibile arrivare in soli tre anni (dovendo anche studiare nuove materie) ad un livello avanzato che dovrebbe corrispondere al livello C1 del CEFR (cioè all’Advanced di Cambridge) partendo da zero e perché, in questo modo, si svilirebbe il valore di quello che, seppure triennale, rimane pur sempre un titolo universitario. Al primo anno, come ribadiamo da sempre, anche sul sito, gli studenti devono lavorare di più per coprire le eventuali carenze di partenza, da soli o con l’aiuto delle risorse per lo studio autonomo a loro disposizione al Cila”. La professoressa ricorda che comunque per sostenere un esame di lingua, prima di diventare “fuori corso”, si può studiare quasi un anno e mezzo (fino al febbraio successivo alla fine del corso), facendo anche in tempo eventualmente a seguire per una seconda volta una parte dello stesso corso. “Alla fine del primo anno ci siamo prefissi di raggiungere in effetti il livello del First Certificate, il livello minimo accettabile per uno studente di lingua che completa un primo anno di corso universitario in lingua e linguistica inglese”.
Non siamo una
scuola di lingue
scuola di lingue
D’altra parte è anche vero che, ammette la Vincent, “la laurea è in lingue ma le lingue rappresentano solo una piccola parte dei crediti totali, non abbastanza purtroppo. Pertanto si richiede un impegno serio nello studio di quella che dopo tutto gli studenti hanno scelto come materia caratterizzante all’università. Chiediamo quindi che frequentino il massimo possibile, che dedichino del tempo supplementare all’apprendimento della lingua, e che sfruttino al meglio quello che offriamo loro”.
E’ vero poi che i docenti di inglese hanno un carico forse maggiore di tesisti: perché “non ci permettiamo di rifiutare di seguire tutti gli studenti motivati che scelgono di svolgere la tesina nella nostra materia; anche i professori a contratto, infatti, accettano tesi e continuano a seguirle persino dopo la scadenza del loro contratto, anche se non bisognerebbe pretendere tanto da loro. Ogni anno questi docenti hanno 50 ore di contratto per la didattica frontale, alle quali va aggiunto: il monte ore dedicato ai ricevimenti, tesi, esami, ecc.”. La stessa professoressa al momento segue circa una quarantina di laureandi: “questo accade perché non esiste una vera regolamentazione a livello di Facoltà sulla distribuzione delle tesi tra i docenti”.
Riguardo alle lamentele sul livello richiesto per le tesi, che secondo gli studenti sarebbe troppo impegnativo, la Vincent non è d’accordo: “il dover accettare “tutti” implica ovviamente uno sforzo da parte dei docenti maggiore poiché, oltre a dover indirizzare gli studenti su tematiche di linguistica inglese di non sempre di facile fruizione, si deve anche seguire gli studenti ‘più deboli’ che presentano carenze in italiano accademico. Ci sono spesso problemi basilari di scrittura, presentazione; molti ragazzi non distinguono tra citazione e plagio, procedono a volte per copia e incolla selvaggio, senza riconoscere le fonti; e spesso non sanno impostare una bibliografia. Cerchiamo dunque continuamente di aiutarli a crescere accademicamente partendo dal presupposto che il prodotto finale da raggiungere deve essere comunque degno di uno studente universitario”. Se è vero che il livello richiesto non è semplicissimo, è perché “cerchiamo di mantenere il livello alto; è importante. Un laureando è un laureando, è una cosa seria, non siamo una semplice scuola di lingue. Dobbiamo tutelare un valore alto anche della triennale: se si accettano lavori di livello basso si abbassano tutti gli standard di qualità. In tre mesi si fa in tempo a scrivere una cosa decente. L’Orientale è un ateneo storico e prestigioso, anche in ambito internazionale; pertanto il livello dei nostri studenti non può e non deve venir meno, anche per tutelare gli interessi degli stessi studenti che hanno scelto l’Orientale per la loro formazione”.
Viola Sarnelli
E’ vero poi che i docenti di inglese hanno un carico forse maggiore di tesisti: perché “non ci permettiamo di rifiutare di seguire tutti gli studenti motivati che scelgono di svolgere la tesina nella nostra materia; anche i professori a contratto, infatti, accettano tesi e continuano a seguirle persino dopo la scadenza del loro contratto, anche se non bisognerebbe pretendere tanto da loro. Ogni anno questi docenti hanno 50 ore di contratto per la didattica frontale, alle quali va aggiunto: il monte ore dedicato ai ricevimenti, tesi, esami, ecc.”. La stessa professoressa al momento segue circa una quarantina di laureandi: “questo accade perché non esiste una vera regolamentazione a livello di Facoltà sulla distribuzione delle tesi tra i docenti”.
Riguardo alle lamentele sul livello richiesto per le tesi, che secondo gli studenti sarebbe troppo impegnativo, la Vincent non è d’accordo: “il dover accettare “tutti” implica ovviamente uno sforzo da parte dei docenti maggiore poiché, oltre a dover indirizzare gli studenti su tematiche di linguistica inglese di non sempre di facile fruizione, si deve anche seguire gli studenti ‘più deboli’ che presentano carenze in italiano accademico. Ci sono spesso problemi basilari di scrittura, presentazione; molti ragazzi non distinguono tra citazione e plagio, procedono a volte per copia e incolla selvaggio, senza riconoscere le fonti; e spesso non sanno impostare una bibliografia. Cerchiamo dunque continuamente di aiutarli a crescere accademicamente partendo dal presupposto che il prodotto finale da raggiungere deve essere comunque degno di uno studente universitario”. Se è vero che il livello richiesto non è semplicissimo, è perché “cerchiamo di mantenere il livello alto; è importante. Un laureando è un laureando, è una cosa seria, non siamo una semplice scuola di lingue. Dobbiamo tutelare un valore alto anche della triennale: se si accettano lavori di livello basso si abbassano tutti gli standard di qualità. In tre mesi si fa in tempo a scrivere una cosa decente. L’Orientale è un ateneo storico e prestigioso, anche in ambito internazionale; pertanto il livello dei nostri studenti non può e non deve venir meno, anche per tutelare gli interessi degli stessi studenti che hanno scelto l’Orientale per la loro formazione”.
Viola Sarnelli