Elezioni Preside, Scienze vota il 12

Per tradizione, alla Facoltà di Scienze, il Preside è eletto al primo turno. Occorre andare indietro nel tempo, agli anni ’70, per rinvenire una eccezione alla consuetudine quando il prof. Ghiara fu eletto in seconda battuta. Poi i cinque mandati di Lorenzo Mangoni, i tre di Guido Trombetti, i due di Alberto Di Donato: sempre secondo tradizione. È però la prima volta che Scienze giunge al voto con tre candidati. Dunque, martedì 12 giugno (aula Blu, ore 10,00-18,00), la tradizione rischia di essere interrotta. Gli occhi dell’intero ateneo sono puntati su Scienze. Perché? Qualche numero per dare le dimensioni del fenomeno: 10.000 studenti, 570 insegnamenti, 11 Corsi di Laurea Triennale, 12 Specialistiche, 7 Dipartimenti, 400 voti rettorali, 1 Rettore in carica che è anche Presidente CRUI (per la prima volta del Federico II). Ed il ricordo, ancora fresco, di gestione, etica e senso dell’istituzione del prof. Carlo Ciliberto, per 12 anni ai vertici dell’ateneo. 
I candidati. Tutti e tre scienziati di fama internazionale. Sono Vincenzo Pavone, 55 anni, direttore del Dipartimento di Chimica, studi negli Stati Uniti (Bethesda) e in Giappone; Roberto Pettorino, coetaneo di Pavone, docente di Fisica, delegato del Rettore al Sire-Lib, l’importante sistema bibliotecario informatizzato del Federico II su cui Trombetti ha molto investito; la prof.ssa Elena Sassi, 68 anni, già Presidente del Corso di laurea in Fisica, membro di diversi Comitati e Commissioni (SICSI, tra le altre), molto impegnata nel sociale, in particolare nel progetto Gulunap per la creazione di una Facoltà di Medicina in Uganda. Una competizione molto serrata, in cui tutti e tre i candidati, per radicamento, storia ed il loro appassionato modo di vivere la facoltà e l’ateneo, sono conosciutissimi e stimati e dunque a cui molti loro colleghi hanno difficoltà a dire di no. Anche nel dibattito elettorale pubblico nell’aula Blu di Monte S. Angelo più di un docente ha sostenuto di essere soddisfatto per “la presenza di tre eccellenti candidati”. Ed ancora in questi giorni c’è un gran movimento di telefonate ed incontri. Un dato è comunque certo: andranno a votare in molti dei 440 docenti, ricercatori, studenti e personale tecnico-amministrativo chiamati alle urne. Ma è un po’ difficile che il nuovo Preside esca al primo turno, quando necessita la maggioranza più uno degli aventi diritto: 221 voti. 
Previsioni. Molto incerte, proprio per l’attivismo che contraddistingue i candidati, ma anche perché l’elettorato appare diviso e dunque l’elezione del 12 giugno diventa una sorta di primarie, con i primi due più votati che andranno al’eventuale ballottaggio. Il decano, prof. Lorenzo Mangoni, da noi interpellato, afferma: “come da tradizione ho fissato una sola data di voto. Se necessario, a spoglio ultimato, si vedrà”. Ottimismo o conoscenza della facoltà e dei suoi uomini e donne? “Da noi si discute molto, ci si divide, ma poi si esce all’esterno sempre con una posizione condivisa” è la posizione del Preside uscente, prof. Alberto Di Donato, ed il parere diffuso della facoltà. ma stavolta chissà. 
Previsioni? Difficili, dicevamo. C’è chi ritiene che Pavone e Pettorino siano un po’ più avanti. Chi ritiene che Pavone, un mese fa in vantaggio, abbia un po’ impressionato il resto della Facoltà con una partenza definita “troppo muscolare” (con le 69 firme di appoggio –bulgaro- dei due Dipartimenti di Chimica), – insieme al suo carattere forte e decisionista -; firme che però dimostrano di non sfondare (apparentemente) in altre aree disciplinari. Fisica, circa 85 voti, è molto con Pettorino e poco con la Sassi (a cui ha negato anche un dibattito in Corso di Laurea per illustrare le due diverse candidature interne). Scienze Biologiche  e Matematica, altri due grandi serbatoi di voto, si concentrano soprattutto su Pettorino e poi anche su Pavone. La Sassi gode di molti appoggi a Geologia (con circa 80 voti) e prende voti sparsi in quasi tutte le altre aree della Facoltà. Voto incerto dunque, con il mite Pettorino dato oggi in vantaggio, grazie anche alla capacità di ascolto e mediazione, un carattere forte ma meno deciso degli altri due candidati, e per la regola “non scritta” dell’alternanza delle aree disciplinari alla guida della Facoltà (è il momento di fisica, dopo oltre 40 anni?). 
Scienze più influente. Chiunque sarà eletto, saranno comunque grattacapi per le altre facoltà. Tutti e tre i candidati, infatti, hanno (in modo diverso) richiamato l’elettorato a ricostruire una “identità forte” di Scienze, un ruolo in ateneo più forte e deciso “per quando Scienze lascerà la carica di rettore”; contro il continuo “svenamento di docenti e risorse” a favore di altre facoltà nascenti (Scienze Biotecnologiche) o in difficoltà (Architettura). Tutti e tre attenti ad “offrire a tutti gli studenti identici servizi” (istanze di Biologia e di Informatica), attenti ad un riequilibrio interno del corpo docente, ma anche ad attrarre più risorse anche dall’esterno, “anche attraverso Master ad hoc” (Pavone) d’intesa con le esigenze “del mercato del lavoro e della formazione continua” (Pettorino), puntando “più sui contenuti che sugli organigrammi” (Sassi), e sulle “nuove tecnologie anche nella didattica”. In una facoltà che teme di perdere un ruolo ricoperto da decenni, di prestigio e di baluardo contro l’ingresso di speculatori e della politica, per il primato della scienza (e di Scienze) nell’ateneo e nel paese, dopo i tempi di Ciliberto e di oggi con Trombetti al vertice CRUI. Una facoltà che ha bisogno anche di ringiovanire, di “energie nuove” perché, a breve, molti suoi docenti anziani andranno in “pensione”, ma anche perché ci sono tanti giovani, parecchi di belle speranze, che attendono con ansia da tempo e che vogliono capire cosa fare della loro vita e del loro futuro. A tutti, Preside uscente e candidati hanno lanciato un messaggio: “questa facoltà non ha mai lasciato a piedi nessuno”. È quanto sperano in molti, precari della ricerca, ricercatori di prima nomina e confermati storici, ed associati di lungo corso.
Paolo Iannotti
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