Lucia Panzella, dottoranda al Federico II, tra le cinque giovani ricercatrici premiate da L’Oreal

Non è facile la vita dei ricercatori in Italia. Talvolta qualche piccolo aiuto arriva dalle aziende: L’Oréal Italia ha istituito da cinque anni, in collaborazione con la Commissione Italiana per l’Unesco, un premio per le donne ricercatrici. Ogni anno vengono assegnate cinque borse di studio, del valore di 15 mila euro, a ricercatrici di età inferiore ai 35 anni residenti in Italia e laureate in Agraria, Biologia, Biotecnologie, Chimica, Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, Farmacia, Fisica, Matematica, Medicina e Chirurgia e Scienze Forestali.
Quest’anno tra le cinque borsiste, una dottoranda del Federico II. E’ Lucia Panzella, 30 anni, laureata in Chimica nel 2001 e dottoranda in Dermatologia Sperimentale. Panzella è stata premiata a Milano per il suo progetto di ricerca sulla definizione del ruolo biologico delle melanine, i maggiori agenti fotoprotettori nella cute la cui struttura ancora non è nota. L’obiettivo del lavoro è l’elaborazione di un modello strutturale attraverso lo studio della polimerizzazione ossidativa dei precursori biosintetici.
“Sono molto contenta di aver vinto questa borsa- commenta- perché mi permetterà di svolgere ricerca per altri dieci mesi”. Ad ottobre, infatti, Panzella terminerà l’attuale dottorato, per il quale ha una borsa di circa 800 euro mensili. “Ho già concluso un altro dottorato in Scienze Chimiche nel 2004 – aggiunge – Allora riuscii ad ottenere un finanziamento esterno solo grazie all’appoggio del Dipartimento, perché non vinsi nessuna borsa”. La giovane ricercatrice napoletana confessa “in tutti questi anni è stato essenziale l’appoggio della mia famiglia perché io non posso mantenermi da sola”. 
Secondo le indagini de ‘L’Oréal’ sono sempre meno i giovani interessati alla ricerca e in questo scenario solo il 27% dei ricercatori a livello mondiale è di sesso femminile. Diverse, però, le iniziative a sostegno delle donne nella ricerca, ad esempio il programma delle Nazioni Unite ‘Educazione per tutti entro il 2015’ volto ad eliminare la disparità tra i sessi, o l’impegno da parte della Commissione Europea ad impiegare il 40% di presenze femminili nei programmi d’implementazione e gestione della ricerca.
Le cause di una così scarsa presenza di donne nel campo della ricerca sono diverse. Secondo Panzella “il percorso è molto lungo ed impegnativo, nonché poco redditizio soprattutto nei primi tempi. Le donne devono quindi scegliere tra carriera e famiglia, perché per chi fa ricerca questi due aspetti della vita sono inconciliabili, in particolare all’inizio”. Molte, dunque, scelgono gli affetti e percorrono carriere meno impegnative e più redditizie. Nel caso di Lucia la passione per la ricerca è una motivazione troppo forte: “sono ormai sei anni che faccio ricerca e mi piacerebbe riuscire ad intraprendere la carriera universitaria. Molti miei colleghi scelgono di andare a lavorare all’estero dove le condizioni sono più vantaggiose, ma io vorrei rimanere in Italia. Finché mi verrà offerta la possibilità continuerò a fare ricerche per il mio Ateneo”.
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