Estetica, disciplina e professore piacciono agli studenti

Quanto del successo di un corso dipende dalla materia in sé e quanto dal docente a cui è associata? E la passione per un certo ambito di studi deve esistere a priori o si può invece coltivare di lezione in lezione? Risponde a queste domande il prof. Leonardo Distaso, docente di Estetica da dieci anni al Dipartimento di Studi Umanistici. “Sicuramente – commenta il professore – una delle ricchezze di Estetica è che, pur rimanendo se stessa, la sua specificità guarda a molti altri ambiti di studio. Si tratta di una disciplina ibrida, che dialoga con la letteratura, con la storia della musica, con le arti visive e, ovviamente, con la filosofia. Questa sua natura la percepisce e la apprezza solo uno studente che non studia con i paraocchi. Questo è stato l’effetto che fece a me anni fa e capisco se continui ad esercitare il suo fascino per molti altri ancora oggi”.
Un’esperienza ventennale nell’insegnamento presso diverse università in Italia e all’estero, che è frutto di una passione nata durante gli anni accademici e oggi messa a disposizione di numerosi studenti. Studenti che in massa si lasciano attrarre dal fascino della disciplina e dal trasporto del suo docente: “da un lato c’è una materia che per i suoi diversi orientamenti permette di muoversi secondo i propri interessi, seguendo ovviamente il materiale trattato in classe. Dall’altra parte ci sono io, e riconosco di avere riscontrato un oggettivo apprezzamento da parte degli studenti. Dico oggettivo perché metto solo insieme le valutazioni che gli studenti stessi mi hanno dato nel corso di questi anni e ottengo ottimi risultati, sia nelle università americane che in quelle italiane. Quest’anno in alcuni parametri della valutazione da parte degli studenti ho perfino qualche decimo in più rispetto all’anno scorso, che non era semplice né scontato dopo un anno di didattica a distanza”.
Un curriculum, quello del professore Distaso, dal respiro internazionale, dall’esperienza presso la Vanderbilt University di Nashville alla University of California, fino ad arrivare alla Federico II nelle vesti di unico docente di Estetica in più Corsi di studio del Dipartimento: “seguo due Triennali e due Magistrali, il che vuol dire avere almeno quattro sedute di laurea l’anno. Questo mi ha portato a pubblicare un avviso nella mia area docente sulla sospensione dell’accettazione di tesi di laurea fino a tutto il 2021. Non significa che non ne accetti di nuove durante l’anno, perché le richieste arrivano nonostante l’avviso, ma è proprio per questo motivo che lo tengo fisso sulla bacheca. Man mano che i ragazzi si laureano ne accetto di nuovi, ma già così ho un ricircolo continuo di studenti; senza l’avviso arriverebbero decine di email a cui non potrei dire di sì”. Non è semplice essere l’unico referente per una materia così apprezzata dagli studenti, anche per questo il loro feedback arriva con maggiore sorpresa: “personalmente vedere questo favore da parte dei ragazzi è una grande soddisfazione – commenta il docente – intanto personale ma anche verso la materia. ‘Aistesis’ è il sensibile, cioè qualcosa di presente, tangibile, concreto, e questo è sempre legato al presente che si vive, non al passato. Ecco perché i ragazzi continuano ad apprezzarla nonostante gli anni”.
La tesi “è un rapporto tra due persone, il peso è su entrambe”
Se da una parte un riscontro positivo del genere è segno di un importante successo, dall’altro implica un maggiore impegno nella gestione dei lavori finali che si intraprendono con gli studenti: “una tesi Triennale si sviluppa ovviamente in tempi diversi di una Magistrale. Anche un paio di mesi possono essere sufficienti, se c’è una buona attenzione e capacità da parte dello studente, per un lavoro che in fondo rappresenta una valutazione di metà percorso. Per la Magistrale i tempi sono diversi perché si tratta comunque di un prendere coscienza della maturità finale a cui è giunto lo studente. Per quanto mi riguarda è poi responsabilità del docente capire che qualità possiede il laureando, se si è arrivati ad ottenere il suo massimo o no. La tesi per me è un rapporto tra due persone, il peso è su entrambe. Non bisogna pretendere più di quanto possibile”.
Non si è mai trattato di ambire ad un plebiscito, chiarisce il prof. Distaso, sottolineando che non ha mai avuto tra i propri obiettivi quello di far colpo su tutti i suoi studenti, ma piuttosto il desiderio di lasciare una propria traccia, di far bene il proprio lavoro. Se questo poi porta dei consensi diventa una gioia ancora più apprezzata: “non lavoro per essere simpatico. È ovvio che non piaccio a tutti e forse non mi interesserebbe nemmeno farlo. Per me è importante stimolare le menti e le opinioni degli studenti, che vedo come giovani cittadini. Farli pensare e riflettere. Penso che oltre a questo loro apprezzino il fatto che sia schietto e sincero, con loro vado subito al punto. Quello che riconosco è che gli studenti rispondono a queste mie sollecitazioni, che sono sia didattiche che umane e culturali”.
La didattica ha mostrato i suoi limiti soprattutto per studenti di Corsi di studio di ambito umanistico. Il confronto e l’interazione con il resto della classe per alcune materie diventa uno strumento didattico più importante dei manuali. E una condizione ancora più complessa da gestire è quella che stanno vivendo ricercatori, dottorandi e tesisti, privati dell’accesso a moltissimi materiali a causa della chiusura delle biblioteche. Alla domanda ‘quali strategie di ricerca stanno mettendo in pratica i suoi tesisti’, il prof. Distaso commenta: “da un lato, senza le biblioteche la ricerca è più difficile e bisogna, secondo me, capire i limiti che la situazione impone. Per la nostra disciplina abbiamo uno strumento principe, che è il libro, e impariamo dai rapporti con gli altri. Mancando questo manca molto anche dell’arricchimento, ma speriamo sia un limite ancora per poco. Dobbiamo stringere i denti e lavorare con quello che abbiamo, lavorare per un futuro migliore”. Il professore non manca di sottolineare l’importanza fondamentale che i supporti tecnologici hanno avuto in questo contesto di emergenza e conclude: “si immagina come ha cambiato la qualità della vita una email? Come dovrei correggere una tesi di laurea per posta? Sarebbe stato assurdo, quindi meno male che esiste”.
Agnese Salemi

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