Fabio e Annie: laureandi Triennale e Magistrale, raccontano il loro percorso universitario

“Terminare il percorso di laurea in presenza è una fortuna che ci è toccata”, racconta Fabio Giaquinto, laureando in Lettere moderne che concluderà il suo percorso triennale il 14 giugno, nella sessione straordinaria in proroga dell’anno accademico 2019/2020. Il suo percorso universitario non è stato semplicissimo, perché “segnato da problemi di natura personale che mi hanno costretto ad andare fuori corso, però ho recuperato e adesso finalmente mi prenderò questa piccola soddisfazione”. Fabio, che proviene dalla ragioneria, ha scelto Lettere grazie all’entusiasmo contagioso di una sua professoressa che gli ha trasmesso la passione per le discipline umanistiche: “sebbene non fosse la materia di indirizzo”. Il clima che ha trovato all’università è familiare, anche grazie alle ridotte dimensioni del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali. In particolare “è possibile confrontarsi con i docenti, nella maggior parte dei casi su un piano quasi orizzontale. I docenti ti conoscono e ti chiamano per nome, conoscono i tuoi punti di forza e quelli di debolezza e sanno orientarti verso le scelte migliori”. Provenendo da un ambito di studi diverso, Fabio non disponeva di una preparazione in Latino, per cui ha dovuto prendere lezioni private: “inizialmente credevo che avrei odiato questa disciplina, invece poi mi sono talmente appassionato che ho deciso di intraprendere il percorso di tesi con il prof. Claudio Buongiovanni, docente appunto di Letteratura latina”. Fabio, che ha redatto una tesi dal titolo “Nunc est bibendum: il motivo del simposio da Orazio alla poesia contemporanea”, ce la spiega così: “ho notato che Orazio abbondava nella descrizione, davvero molto accurata, dei vini che accompagnavano il simposio, cioè la seconda parte dei banchetti greci e romani dedicata alla degustazione dei vini. Mi sono dunque domandato che significato avesse il motivo del simposio nel corso del tempo, fino a Baudelaire”. A Fabio piace dire che l’elemento di continuità della sua tesi sta nel fatto che “il momento simposiaco non perde mai la sua attualità: può trattarsi di vino, tabacco o qualsiasi altra sostanza. Di fatto, il simposio è un momento di astrazione di cui ogni essere umano ha bisogno. Può trattarsi anche semplicemente di un gesto che accompagna le nostre attività, come quelle artistiche”. Ad esempio l’onnipresente sigaretta della scrittrice Oriana Fallaci o l’alcolismo di Stephen King. Con una fervente passione per il basket, a Fabio piacerebbe scrivere di cronaca sportiva, ma per il momento è orientato verso la scelta di un Corso di Laurea Magistrale adatto alle sue aspirazioni: “non so se proseguirò con la Magistrale offerta dal nostro Dipartimento ma sicuramente continuerò gli studi e al contempo mi dedicherò alle mie passioni”. Annie Brancaccio, invece, concluderà il suo percorso di studi Magistrale, “in presenza per fortuna”, con una tesi dal titolo: “Il mito di Ermafrodito e Salmacide: tradizioni antiche e aspetti della ricezione novecentesca”. Nel suo lavoro Annie, che ha come relatrice la prof.ssa Cristina Pepe e come correlatrice la prof.ssa Elena Porciani, entrambe attive sul fronte delle tematiche di genere, analizza il mito greco alla luce della contemporaneità. “Si tratta di uno studio in qualche modo comparato – racconta – che nell’ambito della Filologia classica potrebbe apparire forse un po’ stridente. Insomma, il tema dell’ermafroditismo è stato considerato per molto tempo un tabù, ma credo che adesso i tempi siano maturi per affrontare argomenti di questo genere. Se non ora, quando?”. Il suo percorso è iniziato nel 2016 con l’iscrizione a Lettere classiche, Corso di Laurea che vede un numero annuale di iscritti sensibilmente inferiore rispetto all’indirizzo moderno. “Ho sempre vissuto il Dipartimento come una casa – afferma – instaurando rapporti d’amicizia duraturi con i colleghi e di stima con i docenti. Credo che difficilmente si possa trovare un Dipartimento, e più in generale un Ateneo, in cui gli insegnanti si diano così tanto al sostegno degli studenti”. Anche per lei però ci sono stati dei momenti di sconforto, momenti in cui ha pensato di non farcela: “stavo preparando l’esame con il prof. Luca Frassineti, docente di Letteratura, e di fronte alla mole di materiale da studiare mi è capitato di pensare che non ce l’avrei fatta, ma non è andata così. E comunque tutti i momenti di sconforto sono sempre durati da Natale a Santo Stefano! È normale che ci siano, perché l’università è un processo di formazione anche personale”. Adesso per lei il percorso universitario si concluderà, ma niente paura, perché per il futuro ha le idee chiarissime: “sono entrata all’università con la piena coscienza di ciò che avrei fatto da grande, cioè insegnare, e tutta la mia formazione è stata orientata a questo. Parteciperò al concorso per l’insegnamento e aspetterò di ottenere una posizione, anche se nel mentre mi dedicherò ad incrementare il ventaglio delle mie competenze: voglio frequentare un corso di lingua inglese e forse dedicarmi a qualcos’altro”. Lombardia ed Emilia Romagna le sue due mete più ambite. Dell’università ricorderà senz’altro “la disponibilità dei docenti e l’alta qualità dei servizi di Dipartimento e di Ateneo, come quello della navetta che mi è stato davvero utile”. Unica cosa che cambierebbe è la quantità e talvolta l’eccessiva puntigliosità dei materiali da studiare: “siamo nell’era dell’interdisciplinarità e anche la conoscenza deve farsi smart; non dico che si debba erogare una conoscenza sommaria, tutt’altro, ma sono dell’opinione che talvolta sarebbe preferibile sfoltire un po’”.
Nicola Di Nardo
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it
- Advertisement -




Articoli Correlati