Federica parte con 52 corsi in modalità e-learning

Lezioni disponibili in ogni luogo ed in ogni momento, scaricabili direttamente sul proprio i-pod o telefonino, corredate da diapositive, dispense e prodotti audiovisivi. Tutto questo è Federica, il progetto di formazione a distanza della Federico II, presentato martedì 23 ottobre, nella sala Azzurra di Monte Sant’Angelo. Nato grazie ad un finanziamento della Regione Campania, erogato a tutte le università in base al numero di iscritti, il progetto coinvolge, al momento, 52 corsi e 7 Facoltà: Agraria, Scienze, Ingegneria, Medicina, Lettere, Sociologia e Biotecnologie. Non ancora attivo, sarà presto disponibile sul sito di Unina. “L’e-learning non sostituisce i corsi tradizionali, se non in casi di emergenza, perché non permette di cogliere la saturazione degli studenti, di fare battute, o di regolare la propria didattica in base al livello dei ragazzi. Non amo le università telematiche, ma i grandi atenei devono rispondere a delle esigenze che non è più possibile ignorare e fornire strumenti. Sono sicuro che, in pochissimi anni, questo diventerà uno strumento estremamente diffuso e tutti dovremo dare un contributo” afferma il Rettore Guido Trombetti che poi ironizza sulle difficoltà affrontate per arrivare a questo risultato: “l’esperienza è stata traumatizzante. Se mettete in una stanza n persone, avrete n idee diverse. Alla fine si devono compiere delle scelte. La nostra ambizione è quella di coprire, in alcuni anni, la gran parte della didattica”. Un’operazione che tutti definiscono eccellente sul piano dell’immagine, perché realizzata con tempi amministrativi strettissimi. “Confezionare in così poco tempo un prodotto di grandissima qualità è molto importante” dice in conclusione Trombetti. 
“La scelta dei corsi si è basata su esperienze preesistenti. Si tratta di uno strumento di grande supporto alla didattica, sia pur nella sua forma minima” sostiene nel suo intervento il prof. Giuseppe Marrucci. “Stiamo cercando di posizionarci in un contesto d’avanguardia. Questo è un progetto che nasce in un contesto di ricerca e innovazione. La scommessa è la modularità. In termini di complessità e investimenti, l’insegnamento a distanza può essere inteso in molti modi e arricchito lungo tutto il percorso. La strada successiva dipenderà dalla sensibilità che i colleghi sapranno, dimostrare” afferma il prof. Mauro Calise. Libero accesso e ‘podcastbilità’, gli elementi per facilitarne la dissuasione. “È facile seguire le lezioni e scambiarsele. Funziona con la cultura, come per le canzoni. Siamo l’unico Ateneo italiano a fornire in rete immagini e audio. La differenza la faranno i colleghi” prosegue Calise, che illustra i numeri del progetto pilota: oltre 10mila dispositive testuali, 5mila immagini, 2600 documenti audio, 700 allegati, 51 video, 3400 studenti coinvolti, con 300 portatili in comodato d’uso. L’iniziativa viene da lontano, il suo prodromo, Modem, risale a quattro anni fa. Nel corso di questo periodo, sono state studiate tutte le criticità che l’insegnamento a distanza comporta, prendendo spunto da esperienze nazionali e internazionali. L’iniziativa è diventata un quadro regionale di riferimento, perché la Federico II è l’unica della regione ad avere una struttura centralizzata per i servizi informatici. L’interfaccia è estremamente semplice da utilizzare e permette un facile accesso al materiale disponibile, prodotto dai docenti o reperibile in rete. “L’area relativa allo sviluppo del corso è quella che più di tutte ci ha fatto lavorare con i colleghi, che hanno trascorso l’intera estate a preparare questo materiale” aggiunge Calise che sottolinea l’importanza e la qualità del gruppo di lavoro: “è una squadra di giovani professionisti”.
Non mancano domande e curiosità. “Avete pensato a dei sistemi di risposta automatica alle domande più frequenti degli studenti, o a delle forme di interattività, in modo da permettere una comunicazione in tempo reale? Può essere molto noioso stare ad ascoltare una lezione” domanda la prof.ssa Eliana Minicozzi. “Abbiamo preso in considerazione un’area e delle metodologie di interazione ma queste cose costano, lavoro, tempo e denaro. Rendere l’accesso il miglior possibile, dipenderà da noi docenti” risponde Calise. “Apprezzo molto questo lavoro. Gli studenti usano l’i-pod più dell’e-mail. Spero si tratti di una nuova strada di comunicazione alla quale potere ancora collaborare” aggiunge il prof. Roberto Pettorino, neo-Preside di Scienze. “L’uso dell’audio mi interessa molto. Perché può condizionare il tempo di apprendimento” interviene il prof. Gustavo Avitabile. “Ciascuno ha scelto il tipo di supporto da usare, in linea con il principio del rispetto dell’autonomia didattica dei docenti” replica Marrucci. “Sarebbe bello poter avere anche dei contenuti in inglese” dice il prof. Angelo Chianese, uno dei fautori dell’iniziativa. “Esiste già in Ateneo il sistema per mettere in rete del materiale, penso al sito docenti. Sarebbe forse preferibile registrare le lezioni con una telecamera per produrre qualcosa di veramente nuovo” suggerisce il prof. Renato Musto. “Occorre avere dei professionisti, sia tra i tecnici che tra gli interpreti, per avere riprese davvero efficaci” risponde Calise. “Per passare da 52 corsi a 1500, c’è bisogno di una struttura istituzionale forte, seriamente supportata, per non avere un servizio con tante piccole macchie di leopardo” afferma la prof.ssa Elena Sassi. C’è anche chi solleva problemi relativi alla proprietà intellettuale del materiale messo in rete. “Avete pensato a proteggere il diritto d’autore?” domanda il prof. Vincenzo Pavone. “Nel mio sito docenti, per esempio, ci sono diagrammi, tabelle e le prove degli anni scorsi. È materiale che non è legato direttamente alle singole lezioni. Se si prendono piccoli pezzi, a scopo d’insegnamento e ricerca, non si viola il diritto d’autore” risponde ancora Marrucci. “Stiamo lavorando per integrare tra loro le banche dati, affinché l’informazione del sito, sia univoca”, dice Nicola Mazzocca, uno dei protagonisti dell’iniziativa. Progetto “che senza uno sforzo sintetico ed efficace, dal punto di vista organizzativo, non sarebbe mai partito”  dice il Rettore in chiusura.
Simona Pasquale
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