Gli studenti dell’area Civile di Ingegneria segnalano questa disciplina come una delle più interessanti in assoluto, perché osserva le risposte del terreno alle sollecitazioni tanto esterne, come quelle apportate da un’opera, tanto interne, come il moto dell’acqua, studiandone le relazioni. “Qui ci sono molti insegnamenti di Geotecnica nelle lauree Triennali, tutti denominati Fondamenti di Geotecnica, ma li decliniamo in maniera un po’ diversa, a seconda dei Corsi. Più attenti al recupero del territorio e delle falde, per l’indirizzo Ambiente e Territorio, e ai Beni Culturali, per quello Edile – dice il prof. Gianfranco Urciuoli, docente al Corso di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio – Si tratta, rispetto all’Idraulica o alla Meccanica dei Solidi, di una disciplina giovane, nata negli anni ’40, che, sebbene consolidata nei suoi principi di base, presenta in ambito Magistrale degli insegnamenti derivati, alcuni molto consolidati, come Fondazioni e Opere di Sostegno, altri invece più recenti, come Stabilità dei Pendii e Sicurezza del Territorio, nati in seguito alla necessità di intervenire sul rischio idrogeologico, nei quali la Geotecnica sta facendo dei progressi enormi, con molte ricadute applicative”. Nata negli anni ’40 del Novecento in ambiente anglosassone, è fortemente legata alla tradizione accademica napoletana, dal momento che all’Università di Napoli venne istituita la prima cattedra italiana, ad opera del prof. Arrigo Croce. “Più che per l’edilizia, le sue applicazioni sono molto utili nel campo delle grandi infrastrutture, dove sono messe molto di più in gioco le interazioni del terreno con tutto ciò che vi si trova intorno: l’opera, realizzata con un materiale pensato con determinate caratteristiche, come per esempio l’acciaio, e il suolo che è, invece, ciò che la Natura mette a disposizione”. Questi però sono solo gli aspetti statici. “Poi c’è tutto comportamento dinamico sul quale influisce, per citarne uno, il moto delle acque”. La ragione per la quale, pur appassionando molto gli studenti, risulta anche impegnativa, deriva dal suo mettere insieme, integrandole, le conoscenze di due materie molto diverse fra loro, come l’Idraulica e la Scienza delle Costruzioni: “prendiamo i concetti che i ragazzi hanno appreso sull’acqua e i granelli solidi e li facciamo lavorare insieme, per modellare il comportamento del terreno, dalla cui osservazione nasceranno nuove implicazioni. Nella parte finale del corso, iniziano le prime applicazioni alle opere civili, con le prime escursioni nel mondo della pratica professionale”. L’esame finale è assolutamente sostenibile se si è seguito il corso: “fra gli argomenti c’è una forte conseguenzialità, e fra i risultati dei corsisti e dei non corsisti esiste una grande differenza. La materia è vasta, ma diventa agevole nel momento in cui si partecipa alle lezioni. Proprio per questo cerchiamo di organizzare sempre dei corsi di recupero”. Dal punto di vista lavorativo, le prospettive per gli specialisti sembrano molto buone: “i ragazzi che si laureano con una tesi in Geotecnica sono molto richiesti dal mercato del lavoro e trovano ottime collocazioni anche all’estero, soprattutto in Inghilterra”.
Simona Pasquale
Simona Pasquale