Piace agli studenti del settore Civile perché è una disciplina fondamentale per tutte quelle avanzate, abbraccia uno spettro molto ampio di concetti in cui, è il caso di dire, confluiscono argomenti di Fisica, in particolare di fluidodinamica, e di Analisi Matematica. Stiamo parlano dell’Idraulica. “È una materia cerniera, di passaggio fra le conoscenze di base e quelle specialistiche, la prima volta in cui i ragazzi abbandonano gli approcci astratti, per applicare degli strumenti – dice il prof. Riccardo Martino che racconta anche le trasformazioni del settore – Fino a quale decennio fa, si trattava di un ambito estremamente pratico, che sta diventando sempre più teorico. Un’evoluzione del tutto naturale dal momento che la Scuola italiana, e in particolare quella napoletana, vanta grandi Maestri come Nebbia, Ippolito e Russo Spena”. La formazione resta comunque molto sperimentale, le esercitazioni rivestono una certa importanza in chiave di comprensione della teoria e frequentemente si abbinano alle lezioni in aula dei sopralluoghi presso opere idrauliche, come i serbatoi di distribuzione dell’acquedotto napoletano, alcuni dei quali si sviluppano all’interno di grandi ammassi di tufo. “L’acqua e il suo moto hanno un grande fascino e accompagnano tutto lo sviluppo della civiltà, dagli acquedotti romani, in cui però il fluido scorreva in superficie, a pelo libero. Il corso introduce tutte le leggi fondamentali che serviranno negli insegnamenti successivi, come quello di Infrastrutture e Costruzioni Idrauliche”. Ci mette di fronte a tutta una serie di paradossi del senso comune: “si crede che l’acqua possa solo cadere, invece, portata in pressione, può salire fino agli ultimi piani dei grattacieli e, nel corso della storia umana, è stata oggetto di vari paradossi, filosofici e naturalistici”. Come il bicchiere di Pitagora, una coppa che nasconde un tubicino a forma di ‘U’ rovesciata, che ne consente il riempimento fino ad un certo livello, superato il quale il bicchiere si svuota repentinamente: “una metafora per il chi troppo vuole, nulla stringe”. In seguito alle riforme dei cicli formativi, che hanno contratto i tempi di studio, può capitare che gli studenti arrivino a confrontarsi con il primo insegnamento in cui devono integrare e utilizzare tutta la preparazione di base dei primi corsi, senza avere ancora raggiunto la maturità culturale necessaria: “per questo insistiamo molto sull’importanza del ricevimento. È il momento in cui, affrontando dei problemi, si riesce anche a ragionare sui concetti teorici e le loro ricadute”. Fra i problemi con i quali misurarsi, c’è la settorialità del linguaggio: “nel testo didattico che abbiamo scritto, cerchiamo di raccontare al meglio possibile tutti i risvolti storici e sociali della disciplina, che hanno un forte legame con lo sviluppo moderno delle città, così come le conosciamo, con l’acqua in casa, e una rete fognaria che a Napoli è stata messa a punto in epoca Borbonica. Nel complesso, però, si tratta di una branca antichissima, nella quale si sono cimentate anche grandi figure come Leonardo da Vinci e Luigi Vanvitelli. I costruttori delle fontane monumentali di Versailles e della Reggia di Caserta avevano una preparazione essenzialmente pratica. È sorprendente quello che sono riusciti a fare con una preparazione così limitata, se confrontata con quella moderna”.