Giovanni e Costantino reduci da Sierra Leone e Sudan

Tutto è partito da “Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra”, scritto da Gino Strada. Una lettura ha acceso la miccia di Giovanni Cestaro e Costantino Mancusi, laureati in Medicina con lode della Federico II e reduci dalla loro prima esperienza con Emergency. “Ho deciso che sarei partito da quando avevo vent’anni”. Promessa
mantenuta. Giovanni, al sesto anno della Specializzazione in Chirurgia generale, lo scorso maggio, come assistente di Emergency, è partito per il Sierra Leone, dove è rimasto fino a ottobre: “è stato un periodo fantastico”, che lo ha costretto a riprendere i libri studiati in passato: “tutti i giorni mi trovavo di fronte a difficoltà nuove. Dopo dieci ore di lavoro tornavo a casa e studiavo qualsiasi cosa, dalla testa all’alluce”. Uno studio globale del corpo umano che ritiene altamente formativo: “durante la mia formazione alla Federico II ho notato il difetto comune
a tutto le Scuole di specializzazione, ovvero il dedicarsi esclusivamente a un’unica patologia. Avevo bisogno
di ampliare le mie conoscenze e di arrivare ad affrontare le più svariate situazioni chirurgiche, in particolare
le urgenze. I sei mesi con Emergency mi hanno dato tanto”. Da Napoli ha portato con sé “lo spirito di adattamento e il lavorare più del dovuto. Lì per sei mesi si lavora dalla mattina alla sera. Ci sono turni di 24 ore. Non c’è quasi mai tempo libero”. Torna con una convinzione: “certamente questa non è stata la mia ultima volta con Emergency. A fine missione mi hanno chiesto di scrivere un report. In quell’occasione ho espresso la mia volontà di prendere parte ad altre missioni perché penso che lavorare in realtà in via di sviluppo sia veramente molto gratificante sul piano umano. Si interviene su persone che hanno estremo bisogno di salute”. Medita di concedersi il bis anche Costantino, specializzatosi a luglio in Medicina Interna, che ha da poco concluso un periodo di lavoro in Sudan, a Khartoum, presso il centro Salam di cardiochirurgia: “tutti devono essere curati allo stesso modo, con qualità. Questo ho imparato con Emergency”. All’inizio: “non sapevo dove mettere le mani. La malattia si studia, ma i pazienti e il confrontarsi con le risorse a disposizione sono altra cosa. È tutto da imparare”. Alle spalle una preparazione a Napoli e un anno vissuto in Norvegia. Un bagaglio indispensabile per partire alla volta dell’Africa “perché il progetto di cardiochirurgia di Emergency è aperto agli specializzandi di cardiologia. Qui con il prof. Giovanni De Simone ho fatto molta ecocardiografia, approfondita poi in Norvegia. Ciò mi ha permesso di andare in Sudan e di occuparmi di malattia valvolare pur essendo internista e non cardiologo”. Un consiglio agli studenti: “chi vuole partire deve essere preparato. Durante la specializzazione c’è tempo per fare un’esperienza del genere che a mio avviso dà veramente tanto”.
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