Che il 3+2 non calzasse bene alla Facoltà di Giurisprudenza lo si era capito fin dall’entrata in vigore del decreto 509 di riforma degli ordinamenti didattici. Il corso di studi dedicato alla formazione dei futuri professionisti del diritto avrebbe dovuto essere più omogeneo e completo, meno frammentario e maggiormente orientato all’acquisizione di conoscenze indispensabili al moderno operatore giuridico. Di ciò si è preso atto in sede di attuazione del regolamento 270 del 2004 di riordino degli ordinamenti didattici. Obiettivo numero uno: individuare il nuovo percorso formativo per le lauree magistrali in Giurisprudenza. Una commissione tecnica presieduta dal sottosegretario di stato Maria Grazia Siliquini ha elaborato la proposta di revisione delle classi di laurea in Giurisprudenza che porterà nell’anno accademico 2006/07 all’avvio dei nuovi percorsi a ciclo unico della laurea magistrale. Non più un 3+2, cioè una laurea di primo livello seguita da un biennio, bensì un 1+2 oppure un 1+4. La demarcazione tra primo livello e laurea magistrale sarà quindi netta, perché dopo un primo anno comune da 60 crediti si sarà chiamati a scegliere tra la conclusione degli studi nei successivi due anni -il che consentirà l’accesso alle carriere direttive dell’impiego pubblico e privato e a professioni e attività quali il consulente del lavoro e il giurista d’impresa-, oppure nei successivi quattro anni, con lo svolgimento di un percorso di studi complessivamente quinquennale, che consentirà l’accesso alle classiche professioni forensi. E’ inoltre previsto un meccanismo di “passerelle” che permetterà il passaggio dall’1+4 all’1+2 e viceversa, grazie al riconoscimento dei crediti formativi acquisiti e tenendo conto di eventuali debiti formativi. Questo disegno è stato ritenuto più europeo, dato che i corsi di studio regolati da normative dell’Unione europea sono quinquennali, più adeguato alla formazione dei professionisti e più equilibrato, poiché supera criticità caratteristiche del precedente sistema, come ad esempio l’eccessiva frammentazione dei moduli formativi, che si traduceva nella moltiplicazione del numero degli esami, spesso non idonei per la formazione legale.