La morte di Diego Armando Maradona è stata un dramma, uno sconvolgimento emotivo per tutti gli amanti dello sport, ma ancora di più per quelli napoletani. “La cosa che più mi ha colpito – racconta il prof. Nicola Colacurci, ordinario di Ginecologia ed ostetricia, Direttore del Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica, Delegato alle attività sportive di Ateneo – è che la morte del goleador non ha sconvolto soltanto le generazioni che hanno vissuto l’era Maradona, ma anche quelle successive. Credo che questo sia l’incontestabile segno che questo giocatore ha significato qualcosa di più per il mondo del calcio, e ancor di più per i napoletani. È per questo che ho pensato di organizzare un convegno online, data anche la carenza di eventi sportivi dovuta all’emergenza epidemiologica, in cui i giovani potessero esprimere le loro riflessioni sulla dipartita di Maradona e sul mondo dello sport, che poi avrebbero inviato all’indirizzo email indicato nella locandina”. L’evento, dal titolo “Giovani e sport: cosa ci lascia Maradona”, previsto originariamente per il 18 febbraio, è stato rinviato di due mesi, “e più precisamente al prossimo 19 aprile, a meno che non vengano effettuati ulteriori cambiamenti”, chiosa Colacurci. A motivare la scelta ci sarebbe la volontà di “far partecipare una platea di una quarantina di persone, non necessariamente un pubblico, ma almeno i principali organi di stampa, ammesso che le disposizioni governative inerenti il Covid-19 lo consentano. In sostanza, preferirei che il convegno si tenesse in un momento più stabile e sereno che, se non del tutto Covid-free, possa consentirci uno scambio di riflessioni”, afferma il docente.
Nomi importanti tra gli invitati
Riceveranno inoltre l’invito a partecipare nomi celebri del mondo dello sport e della cultura: “non abbiamo ancora ricevuto alcuna conferma, ma tra gli invitati ci saranno lo scrittore Maurizio De Giovanni, grande appassionato del Napoli; il regista Paolo Sorrentino, che ha scritto uno splendido articolo su Maradona; il produttore cinematografico e presidente della Società Calcio Napoli Aurelio De Laurentiis; il figlio di Maradona, Diego Armando Maradona Junior; il nuotatore Massimiliano Rosolino o la sciatrice alpina Sofia Goggia, per riflettere con loro riguardo al perché i giovani si riflettano tanto nel calcio e non invece in altre discipline olimpioniche; Luca Botti, famoso penalista napoletano ed elemento di punta del Te Diegum, e, infine, Guido Clemente Di San Luca, un caro amico che invece del Te Diegum ne è stato tra i fondatori”. E proprio al prof. Clemente Di San Luca, appassionatissimo tifoso del Napoli il cui stato di WhatsApp riporta “il Napoli è uno stato d’animo collettivo, chi non lo conosce non lo può capire!”, abbiamo chiesto che cosa rappresenti la perdita di un giocatore come Maradona.
“Gioia, fantasia, improvvisazione”
“Partiamo dal presupposto che Maradona non è stato solamente un giocatore, ma un simbolo di bellezza, genio e soprattutto libertà!”, dice il docente, Ordinario di Diritto amministrativo del Dipartimento di Giurisprudenza. Racconta: “non potrò mai dimenticare quando, alla vittoria del primo scudetto, noi giovani intellettuali sfilammo in Forcella al grido di ‘gioia, fantasia, improvvisazione! Stu’ scudett’ l’amm’ vint’ senza organizzazione!’, proprio per esaltare la capacità di rivendicazione della forza del genio di Maradona, per cui era possibile auspicare alla vittoria senza pianificazione strategica”. L’amore della città nei confronti del mito Maradona “non nasce dal niente, ma dal fatto che abbia dato ai napoletani un’occasione per emergere e abbattere la discrepanza che allora era molto presente tra il Nord e il Sud; non solo, ha saputo restituire alla bellezza della città di Napoli il valore che un tempo era riconosciuto da tutti gli intellettuali del mondo e che poi è andato dissolvendosi. Maradona è stato un esempio di gentiluomo, e poco importa ciò che riguarda la sua vita privata, perché tutti hanno dei vizi”. Quando, nel 1991, Maradona fu costretto a ritirarsi per questioni di doping, “noi giovani intellettuali, convinti della sua innocenza, decidemmo di rendergli omaggio con un convegno dal titolo Te Diegum, cioè ‘grazie a te, o Diego!’, che si tenne a Castel dell’Ovo. Dalle relazioni di quel convegno poi, come sappiamo, venne tratto un libro divenuto famoso tra gli scritti su Diego Armando Maradona”.
“Chi entra nel cuore dei napoletani è destinato a restarci”
Una grandissima perdita, dunque, anche per il docente, per cui è esattamente “come se fosse morto un parente. Alla notizia della sua dipartita, la commozione mi ha colto più volte, a intermittenza, come sono convinto abbia fatto con tutti i napoletani e gli argentini”, dice. Poi riprende: “la sua scomparsa ha significato la fine di un’era destinata a essere ricordata per sempre. Basti pensare che mio figlio, che non è mai stato un tifoso del Napoli, il giorno della morte del grande Maradona mi ha chiamato in lacrime chiedendomi come mai stesse piangendo per la morte di uno che neanche conosceva; lo stesso vale per il mio nipotino di sette anni. Questo accade perché Maradona è entrato a pieno titolo nell’essenza della città di Napoli e nel cuore dei napoletani”. Poi conclude: “tutti sanno come sono i napoletani. La città ha i suoi problemi e questo non lo ha mai negato nessuno, ma chi entra nel cuore dei napoletani è destinato a restarci, così come è stato per tutti i grandi personaggi che di qui sono passati”. E tornando al convegno, si attende con trepidazione che la data venga confermata poiché, stando a quelle che sono le premesse, c’è da prefigurarsi un momento di riflessione memorabile.
Nicola Di Nardo
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it