Il karate, una disciplina completa

Il karate universitario è campione d’Italia. Sì perché agli scorsi Campionati Nazionali Universitari (Cnu) i partenopei sono stati i più medagliati con ben cinque ori, Alfredo Tocco, Giuseppe Strano, Gennaro Loffredo, Luigi Codella, Amir Hasayen, e i bronzi di Giuseppe Minervino e Veronica Santacroce. Da cinque anni l’allenatore e selezionatore di questa disciplina è Salvatore Tamburro. Il karate è un’arte marziale antica e molto popolare che però non è ancora stata ammessa alle Olimpiadi.  “Purtroppo le nazioni che la sostengono non hanno abbastanza peso ‘politico’ nel Comitato Olimpico Internazionale (CIO) – afferma Tamburro – Il karate, però, è una disciplina completa. Mentre la boxe, ad esempio, utilizza solo le braccia, il judo le proiezioni e il taekwondo prevalentemente le gambe, noi sviluppiamo tutti e tre questi tipi di attacco”. Gli atleti si specializzano in due varianti: il kumite, che è il combattimento vero e proprio, e i kata, esercizi individuali e collettivi che rappresentano un combattimento reale contro più avversari immaginari. Una sorta di danza fatta di attacchi e difese. Nelle gare gli atleti si affrontano davanti ad una giuria eseguendo i diversi kata, i cui movimenti sono standard e sono gli stessi in tutto il mondo. I giudici decidono chi ha eseguito i movimenti con maggiore precisione, forza e abilità. Quando si arriva in finale bisogna poi eseguire un kata di propria invenzione. Gli italiani sono maestri in questa disciplina. Tamburro, che pratica il karate da 33 anni e insegna al Cus e alla palestra Iduna di Afragola, afferma: “Io sono fortunato perché ho fatto della mia passione un lavoro. Ma in Italia non è facile perché il karate è uno sport che non viene sostenuto abbastanza anche se è molto popolare. I nostri atleti possono solo sperare di entrare nei corpi di Polizia”. Un destino comune a molte arti marziali e molti sport ‘minori’ che non hanno la visibilità e il pubblico del calcio o delle discipline più ricche. 
Jessica Ammendola è una studentessa ventenne di Ingegneria Aerospaziale. Da dieci anni pratica il karate, ha iniziato a Sapri, sua città natale, e da due anni si allena al Cus. “Sto per trasferirmi a Fuorigrotta ma vivo a Secondigliano da mia nonna. La mattina vado all’università e dopo i corsi e aver studiato vengo qui ad allenarmi”, racconta. I sacrifici non sembrano spaventarla, si allena tre giorni la settimana. Cintura marrone, sta studiando bene il kata ‘Kanku-dai’, il cui nome significa ‘grande visione del cielo’ perché i primi movimenti, con le mani che dal basso salgono verso l’alto, simboleggiano il sole che sorge. La conoscenza di questo kata è richiesta per prendere la cintura nera. “Sbaglia chi crede che il karate sia uno sport per soli uomini, anche le ragazze raggiungono ottimi livelli”, precisa la studentessa. Ha iniziato su incoraggiamento di sua sorella minore Federica, che spesso va ad assistere ai suoi allenamenti: “Guardavo sempre Dragon Ball e così le ho consigliato di fare karate per diventare come lui – ricorda Federica – Anche io all’inizio mi sono allenata fino a diventare cintura blu, poi mi sono stancata e ho cambiato sport”. La passione della maggiore, invece, non è scemata: “Il karate mi ha dato degli insegnamenti che mi porto anche nella vita di tutti i giorni: concentrazione, disciplina, senso del dovere, impegno, sacrificio, dedizione, sono tutte cose che ho imparato da questa arte marziale”, afferma Jessica. All’università deve fare il terzo anno: “Mi mancano solo due moduli del secondo. Adesso devo capire su cosa voglio concentrarmi per la laurea”, dice. 
Una delle punte di diamante del karate, specialità kumite, è il napoletano Giuseppe Strano. Il suo ultimo trofeo lo ha conquistato sabato 16 ottobre: campione italiano juniores. Ha quasi 19 anni e un palmares di tutto rispetto: nel 2006 è stato campione del campionato cadetto, nel 2007 e nel 2008 di quelli cadetto e juniores, nel 2009 terzo agli assoluti senior e secondo in quelli juniores. Questa estate, essendo diventato campione nazionale universitario, ha partecipato ai mondiali arrivando settimo. Dopo tutti questi risultati importanti gli manca solo una convocazione in nazionale che, stranamente, non è ancora arrivata. “Certo dispiace ma non mi abbatto – spiega Strano – Sono abituato a stringere i denti e combattere, sempre, e a prendermi da solo le mie soddisfazioni. Se nel karate non troverò spazio mi dedicherò ad altro. Ho già iniziato ad allenarmi nel taekwondo vincendo una competizione interregionale e spero di migliorarmi ancora”. Strano si allena da quando aveva 8 anni, ora che pratica due arti marziali va in palestra tutti i giorni – “quando sono sotto le gare anche di mattina”, precisa. Frequenta la Facoltà di Scienze Motorie della Parthenope. “Ho coniugato lo studio con lo sport perché è la mia grande passione. Voglio laurearmi presto, entro il 2012, per poi specializzarmi in Attività biomedica, una scienza a metà tra la medicina e la fisioterapia. Vorrei andare a studiare a Firenze”. Naturalmente non esclude di vivere con le arti marziali. “Ma è molto difficile – conclude – visto che il karate non è rientrato negli sport olimpici nelle ultime votazioni ed anche i corpi militari hanno ridotto i posti nell’arma per gli atleti. Comunque sarebbe un sogno”.
Alfonso Bianchi
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