Cinquanta postazioni circa dotate di computer. Per metà sono occupate. Qualcuno approfitta della connessione Wi-Fi per utilizzare il proprio portatile. Nell’Aula Informatica della sede di Biotecnologie, in via De Amicis, si parla di anticorpi. È una delle lezioni di Chimica Farmaceutica Biotecnologica. A parlare agli studenti del secondo anno di Biotecnologie del Farmaco è il prof. Bruno Catalanotti. È il 15 novembre. Sono le ore 12.34. Alle spalle del docente è proiettata una diapositiva. Nessuno strizza gli occhi. La stessa schermata è visibile comodamente su ognuno dei monitor in aula. La lezione si conclude con “questo è ciò che riguarda gli anticorpi, adesso trovate le strutture che ne fanno parte. Accendete i computer”. Sono le ore 12.52. Dietro i banchi vanno giù le penne dai quaderni, si passa ai computer per l’esercitazione. Obiettivo, connettersi alla macchina virtuale. Lo spiega uno studente: “si accede attraverso Microsoft Azure, inserendo le proprie credenziali. A ognuno di noi è assegnata una macchina. Si può accedere utilizzando qualsiasi computer, qui o a casa”. Il passo successivo si chiama Pymol, “un programma che permette di visualizzare le molecole in 3D, inserendo un codice specifico o scaricandole dal Protein Data Bank”. Un’ora buona trascorre a esercitarsi. L’obiettivo è individuare le varie parti dell’anticorpo, colorandole in maniera diversa. Molti lavorano da soli, alcuni in gruppo, per aiutarsi e trasferirsi concetti appena imparati. Il prof. Catalanotti passa da un lato all’altro dell’aula, chiamato dagli studenti a fornire chiarimenti. Uno di loro spiega il vantaggio di questo tipo di didattica: “la macchina virtuale permette di esercitarsi anche quando il laboratorio non è disponibile. In quel caso in aula studiamo la teoria e a casa si passa alle esercitazioni”. Oggi in molti mostrano confidenza con il software. Naturalmente non è stato sempre così. Maria Vittoria: “all’inizio è un po’ difficile memorizzare i comandi, che tra l’altro sono in inglese, ma in un paio di lezioni abbiamo imparato il funzionamento base”. Con benefici all’apprendimento: “il 3D aiuta a capire molto più rispetto a un’immagine stampata sui libri”. Angela Di Pasquale spiega: “c’è la possibilità di visualizzare una molecola, studiando e memorizzando meglio. Sono un po’ negata col computer, ma pian piano sto prendendo confidenza. È una competenza in più che stiamo acquisendo e che potremo sfruttare in futuro nel mondo del lavoro”. D’accordo con lei, Daniele. “è una lezione interattiva che pone l’accento sulla pratica. È un approccio che ci aiuta nel lavoro. Ritengo sia ottimo abituarsi a programmi che si usano in aziende farmaceutiche. Sarebbe bello lavorare in questo modo anche negli altri corsi”. Si unisce al coro Sandra: “è una lezione interattiva. Non abbiamo mai utilizzato un software così”. Tonia: “ci vuole ancora un po’ di tempo per avere confidenza col programma, ma ci aiuta a capire concretamente quanto detto in teoria. A casa ripetiamo, come riepilogo, quanto appreso in classe”. Guarda in prospettiva Miriam: “sarebbe bello estendere questa tipologia di didattica anche ad altri corsi. Si impara sul campo, acquisendo manualità con il mezzo informatico. In futuro, andare in azienda e sapere usare dei software del genere sarà un punto a proprio favore”.