Il prof. Pasquale Commendatore è il nuovo docente di Economia Politica della V cattedra. Giovane – 40 anni -, disponibile, gentile, trasmette con i suoi toni pacati l’entusiasmo di chi parte per una nuova avventura. Laureato all’Università di Catania nel 1993 in Scienze Politiche, dopo un Master in Economia all’Università di Manchester inizia nel ’99 il Dottorato di ricerca a Napoli. Ricercatore fino al 2002, diventa, nell’anno successivo, professore associato di Economia alla Facoltà di Scienze Politiche. A partire dal nuovo anno accademico è professore associato a Giurisprudenza, con un’idoneità da ordinario. “Probabilmente dall’anno prossimo – spiega il prof. Commendatore – sarò di ruolo. Sento la responsabilità di aver rilevato una cattedra storica, quella del prof. Bruno Jossa, un’istituzione, ma condivido questo onore con tutti i miei colleghi. Il professore ci ha lasciato un’eredità comune: gli studenti a cui trasmettere l’entusiasmo e l’amore per una materia che oggi più che mai aiuta ad affrontare la realtà politica che si presenta nel quotidiano”. Insegnamento che, a dire il vero, gli studenti di Giurisprudenza considerano ostico, tanto che lo relegano alla fine degli studi. Ad incutere timore soprattutto gli elementi di matematica insiti nella disciplina. “L’economia si presta alla matematica, ma va ben oltre. Rispetto alle altre discipline ha alla base una metodologia di studio diversa che passa attraverso una quantificazione pratica; ed è qui che la materia si avvale degli strumenti matematici. Ma il livello matematico richiesto è molto basso, pari a quello appreso alle scuole superiori. Chi segue le lezioni impara pian piano ad entrare nella logica economica. Il problema si pone per chi decide di affrontare l’esame da solo. L’intento del corso è quello di aiutare gli studenti ad acquisire i termini tecnici e di farlo quasi inconsapevolmente. In fin dei conti si tratta di concetti semplici e ripetuti che dalle prime pagine si evolvono nelle ultime dando il senso di un percorso che si interiorizza man mano che si segue”. Nonostante tutto, il programma risulta molto tecnico e per la piena conoscenza di grafici e formule a volte trascorrono mesi per cui si tende a rimandare l’esame ben oltre la fine del corso. “Durante il semestre svolgo una prova intercorso (aperta anche agli studenti che non seguono) per invogliare i ragazzi a studiare in contemporanea alle lezioni. Di fronte alle prime difficoltà è più facile chiedere chiarimenti e modificare il metodo di studio. Si crede erroneamente che il programma si acquisisca alla fine del libro, niente di più sbagliato. La materia non si presta a ragionamenti divisi in compartimenti stagni, tutto è collegato logicamente e chi non comprende i primi passaggi non può comprendere gli ultimi”. Ma cosa si richiede all’esame? “Non chiedo i passaggi algebrici, non m’interessano e non fanno un buon economista. Invece è importante il ragionamento economico che è alla base della formula”.
“I grafici fotografano
l’economia”
“I grafici fotografano
l’economia”
I grafici: “sono molto utili, fotografano l’economia e, come istantanee, sono capaci di riassumere ciò che accade in un sistema economico. Il loro utilizzo è fondamentale, saperli leggere non solo è d’aiuto ma determina anche lo svolgimento di una buona prova d’esame”. I testi adottati: “sono di facile lettura ed offrono la strumentazione analitica richiesta in una maniera molto semplice, senza l’ausilio delle equazioni e delle espressioni più prettamente matematiche”. Un taglio diverso anche al programma. La cattedra, infatti, privilegia l’acquisizione della microeconomia rispetto alla macro. Una sorta di rivoluzione. “A differenza delle altre cattedre prediligo lo studio della microeconomia a cui è dedicata la prima parte del corso. Lo studio della micro ha sempre destato maggiori preoccupazioni, vi sono argomenti più complessi e il programma potrebbe risultare più difficile. In realtà, considero questa scelta un investimento per il futuro, una volta superata questa parte la macro diventa molto più facile. E poi durante il corso faccio spesso riferimento alla realtà economica e a quello che succede nel nostro Paese, l’economia ‘concreta’ in aula aiuta a rapportare ciò che si studia al mondo esterno. Parlare di intervento statale che modifica l’incentivo di singoli operatori economici, di beni pubblici, di crisi economica aiuta gli studenti a capire che l’economia è fondamentale. Le nozioni che oggi appaiono difficili e noiose sono l’unico strumento per capire come la forza legislativa interviene nella realtà economica. I futuri giuristi debbono occuparsi anche di economia per rapportare il lavoro alla realtà esterna”. Gli studenti si adoperano per affrontare la complessità dell’argomento, rispetto al passato c’è forse minore diffidenza nei confronti della materia. “Coloro che seguono il corso sono motivati e dimostrano interesse. Hanno maggiori elementi per poter affrontare le lezioni (il corso è stato spostato al secondo anno) e dimostrano una maggiore consapevolezza nello studio della materia. L’economia apre la porta verso il mondo e chissà, magari in futuro, grazie a questa nuova consapevolezza, ci sarà un aumento di richieste di tesi. Bastano pochi studenti motivati per avere un numero consistente di dottorandi e ricercatori di economia”.
Susy Lubrano
Susy Lubrano