E’ possibile che l’Università acquisti un palaz zo, originariamente destinato ad abitazioni e poi trasformato in sede per uffici, senza che di tale operazione risulti verbale in nessun Consiglio della facoltà alla quale tale edificio è stato destinato? Pare di sì, stando a quanto ha dichiarato il Rettore Fulvio Tessitore di fronte ad una assemblea di oltre 200 studenti di Architettura, nel pomeriggio del 23 febbraio. Riferendosi infatti all’edificio dello Spirito Santo – acquistato per 72 miliardi, IVA inclusa- strutturalmente inadeguato a risolvere le esigenze di spazi ampi della facoltà di Architettura, il Rettore ha testualmente detto: “nel ‘90, quando il palazzo è stato comprato, io non ero in carica. Avranno fatto le loro valutazioni ed io ho il dovere di portarle avanti. Non hanno chiesto il parere dell’Ufficio tecnico, o comunque dalle carte non risulta. E’ anche vero, come dice il preside Arcangelo Cesarano, che non c’è un verbale del Consiglio di facoltà dal quale risulti il parere di Architettura. Tuttavia lui stesso ha detto che all’epoca ci furono forti pressioni”. Rettore in quegli anni era il professor Carlo Ciliberto; Preside della facoltà il professor Uberto Siola; l’edificio fu venduto dal Banco di Napoli.
23 miliardi
per ristrutturarlo
per ristrutturarlo
A marzo il progetto di ristrutturazione elaborato dall’Ufficio Tecnico dell’Ateneo entrerà nella fase esecutiva. Si prevede una spesa di 23 miliardi, ma i margini di intervento per piegare la struttura alle effettive esigenze della facoltà sono minime. Lo denunciano gli studenti promotori dell’assemblea: “ci si accinge a spendere 23 miliardi ed Architettura continuerà a non avere neanche un’Aula magna”. Lo confermano quattro docenti della facoltà: Donatella Mazzoleni, Francesco Bruno, Paolo Jossa, Salvatore Bisogni. “Il progettista incaricato dall’Ufficio Tecnico aveva palesato la sua disponibilità ad apportare modifiche che non ci sono state”, denuncia Bruno. Prosegue: “adesso apprendo che il progetto è addirittura in fase esecutiva. Il palazzo non va bene, ma almeno si sarebbe potuti intervenire con modifiche più radicali, prima della fase esecutiva”. Gli fa eco la Mazzoleni: “la struttura dell’edificio non consente di ricavare al suo interno grosse aule e spazi. A questo punto mi chiedo addirittura se non sarebbe il caso di rinunciare al palazzo. L’Università lo potrebbe vendere e noi avremmo la possibilità di cercare una soluzione adeguata. Ci vuole tempo, certo, ma meglio questo che rassegnarsi ad una soluzione inadatta, ad un abito che per quanti sforzi si facciano ci andrà comunque stretto”. Interviene Cesarano: “non credo che sia una ipotesi conveniente; il rischio è di ritrovarci soltanto con via Gravina e palazzo Latilla”. Categorico Tessitore: “indietro non si torna, perché sono stati spesi soldi per acquistarlo e per ristrutturarlo. Purtroppo è una situazione irreversibile. Ho detto e confermo che io quell’edificio non l’avrei comprato, ma adesso cerchiamo almeno di ricavarne il possibile in termini di spazi”. Il microfono passa a Iossa: “alcune persone – io sono tra queste – dissero sin dal primo momento che l’edificio era inadatto e tale è rimasto”. Risponde ad una osservazione del Preside: “è vero che in facoltà alcuni hanno avuto incarichi di progettazione dall’ateneo e altri no? La contestazione di quell’edificio, Arcangelo, molti di noi l’hanno fatta dal primo momento”. Chiude Bisogni: “sapete cosa mi ha detto qualche studente commentando la sistemazione che ha avuto il Dipartimento di Progettazione Ambientale allo Spirito Santo? «Sembra il padiglione di un carcere» L’Ufficio tecnico ha sempre bloccato anche ipotesi di trasformazioni minime, le uniche possibili, tra l’altro”. Si rivolge agli studenti il professor Edoardo Cosenza, docente ad Ingegneria, delegato dal Presidente del Polo delle Scienze e delle Tecnologie Luigi Nicolais: “spazi grandi lì non se ne possono ricavare, mi par di capire. Io vi suggerisco di cominciare con il chiedere che la struttura sia utilizzata nei limiti delle sue possibilità: aule piccole, sale per i computer”. Una pausa ed una piccola gaffe: “il Polo è con voi”. Boato di disapprovazione in aula. Si corregge: “intendo il Polo delle Scienze e delle Tecnologie, è ovvio!”
Non va meglio
a palazzo
Gravina
a palazzo
Gravina
La questione dell’inadattabilità del Palazzo dello Spirito Santo e delle condizioni pietose in cui versa la sede di via Gravina – mancanza di strutture adeguate, di sedie, di banchi, di tavoli da disegno – era stata sollevata dagli studenti Barbara Cacace, Chiara Ingrosso, Massimo Di Dato, tra i promotori del Comitato di agitazione di Architettura. L’impossibilità di poter usufruire a tempo pieno della biblioteca è stato l’elemento scatenante per far partire un comitato di agitazione, che a dicembre ha occupato simbolicamente i locali della biblioteca (aperta dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.30 ed il lunedì ed il mercoledì dalle 14.30 alle 17.00) per consentire agli studenti di continuare ad usufruire del sevizio e per allargare il dibattito. Hanno inviato al Rettore un documento con una serie di richieste, rimaste lettera morta. Il 16 febbraio, dunque, hanno occupato per la seconda volta i locali della biblioteca, ma si sono trovati ancora di fronte al più classico muro di gomma. La recente inaugurazione con tanto di conferenza stampa del Complesso di S. Antoniello a Port’Alba destinato a biblioteca del Polo Umanistico, non deve aver contribuito a placare gli animi. Prima che le fosse sottratto, infatti, Architettura ricavava da quell’edificio un’aula di 160 posti, due laboratori e la segreteria. In sostituzione di quest’ultima la facoltà ha avuto dall’ateneo uno spazio che definire inadeguato è ancora un eufemismo, come hanno impietosamente dimostrato le lunghe file che si snodavano fino in strada, durante il periodo delle iscrizioni.
“Siamo
esasperati”
esasperati”
I venti della protesta hanno acquistato ulteriore impeto: Il 18 febbraio hanno interrotto il Consiglio di Facoltà e promettono di proseguire nella protesta fino a quando non avranno risposte concrete. “Siamo costretti ancora a fare lezione nei cinema ed a studiare per terra, esasperati, non più disposti ad accettare soluzioni contentino”. A dispetto delle critiche loro rivolte da una non meglio definita “ala moderata” che ha volantinato in assemblea e li ha tacciati di metodi “estremistici”, un risultato parziale lo hanno già ottenuto. Al termine dell’assemblea il preside Cesarano ha sollecitato il direttore del Dipartimento di Progettazione Ambientale affinché restituisse “ad horas” alla didattica le aule ed i laboratori del secondo piano di palazzo Gravina. “Hanno avuto 100 mq in via Forno Vecchio, non si capisce perché debbano continuare a tenere un presidio a palazzo Gravina, privando gli studenti di aule e di spazi studio”, aveva detto in precedenza nel suo intervento Barbara Cacace, giustificando così l’occupazione del Dipartimento condotta alcuni giorni orsono dal comitato di agitazione. I promotori della protesta hanno inoltre costretto il Rettore per la prima volta al confronto diretto. “Io l’impossibile non posso farlo, ma per il possibile mi impegno”, ha detto il professor Tessitore. “Per quanto concerne la biblioteca una prima soluzione può essere l’invio di altri studenti part–time. Voi mi parlate di inadeguatezza qualitativa del personale. Io questo non posso dirlo. Farò le verifiche del caso ed eventualmente provvederemo”. Per la questione spazi e strutture “propongo che si formi una commissione paritetica studenti, docenti e rappresentanti dell’Ufficio tecnico. Servirà ad individuare i punti critici ed a proporre le soluzioni praticabili”. Perplessità del professor Bruno: “non vorrei che fosse la solita commissione all’italiana, quella che serve a non fare nulla. Mi spiego meglio: quali saranno i poteri? Se la commissione alzerà il telefono e con un fax chiederà – poniamo – cento sgabelli – ce li manderà oppure no l’ateneo”? Tra mille riserve degli studenti, i quali chiedono scadenze precise, impegni concreti, alla fine la commissione si forma. Ne fanno parte il preside Cesarano, i professori Bruno e Mazzoleni, gli studenti Barbara Cacace, Chiara Ingrosso, Massimo Di Dato. La prima riunione si è svolta in presidenza, a meno di 24 ore dall’assemblea, in assenza però di qualche delegato dell’ufficio tecnico amministrativo. I delegati studenteschi riferiranno all’assemblea, che si è autoconvocata per tutti i mercoledì successivi, alle 17.00. La partecipazione di tutti è essenziale per dare forza alle richieste studentesche. Eccone alcune: aumento del personale non docente (custodi, guardia giurata, bibliotecari qualificati) per garantire l’apertura della biblioteca e quindi della facoltà dalle 9.00 alle 22.00, sei giorni su sette; adeguati spazi studio per una facoltà che conta 7000 studenti; banchi, sedie, computer, la possibilità che la facoltà ottenga almeno quelle modifiche del progetto di ristrutturazione dello Spirito Santo che la rendano compatibile con alcune delle esigenze didattiche.
Fabrizio Geremicca
Fabrizio Geremicca