Il Parthenope nello spazio

Sempre in prima linea il Dipartimento di Scienze e Tecnologie della Parthenope: dopo il successo della famosa sonda Rosetta, con il suo strumento GIADA (curato dalla prof.ssa Rotundi), diventa Istituto guida del ‘Progetto Mercurio’ che col nuovo strumento integrato Simbio-Sys darà un notevole contributo alla prossima missione. Principal Investigator, il professore di Scienze Applicate Pasquale Palumbo, già Manager tecnico per la missione Rosetta, la cui responsabilità di Simbio-sys è condivisa con l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte. “Per la prima sonda iniziammo a costruire lo strumento nel 1994, dopodichè la fase di crociera per raggiungere la cometa ha impiegato dieci anni. Progetti come questo sono trasversali (richiedono collaborazioni internazionali e comportano costi non indifferenti per l’Agenzia Spaziale Europea) ma utili. Servono, infatti, a mantenere la competitività della ricerca all’interno dell’industria europea, attraverso tecnologie rivendibili. La stessa Rosetta necessitava di tecnologie del campo robotico, investimento per i settori di punta europei ed agenzie non inferiori alla Nasa”, spiega il docente. I costi di Rosetta e Mercurio si aggirano intorno a un miliardo di euro, inclusa la fase operativa. L’Italia è il principale finanziatore del progetto, attraverso l’ESA, che collabora con diversi istituti francesi: “questi soldi però vanno spalmati durante tutto il percorso, che dura quindici anni e passa, e divisi tra tutti i partecipanti europei e americani”, sottolinea. Il nome della sonda e della missione stessa è questa volta BepiColombo: “in onore dell’Ingegner Giuseppe Colombo dell’Università di Padova che ha studiato con particolare interesse rotazione e rivoluzione del pianeta Mercurio. Nel 2004 abbiamo avanzato una proposta che metteva insieme diversi gruppi di ricerca, attraverso uno strumento che comprende una camera a bassa risoluzione ed una a risoluzione più alta, la quale permette di osservare Mercurio nelle tre dimensioni, più uno spettrometro, che realizza immagini in centinaia di colori differenti, in modo da mostrare la composizione dei diversi materiali all’interno del pianeta”. L’operazione richiederà tempi lunghi: “il lancio della sonda, dalla base francese Guyana, è previsto per il 2016-17. La stessa impiegherà sei anni per raggiungere Mercurio nel 2022 e vi orbiterà per circa due, rilevando principalmente immagini”. Alla BepiColombo occorreranno: “analisi dati, mappe del pianeta, misure di campo magnetico, che coinvolgeranno (così come è stato per Rosetta) principalmente informatici tra i nostri laureati. Lo studio del pianeta ci permetterà innanzitutto di formulare ipotesi su come potrà presentarsi la Terra in un lontano futuro, comprendere i meccanismi che la condizionano, studiarne i processi erosivi, anche se Mercurio è molto diverso da questa, in quanto si tratta di un pianeta rovente, vicinissimo al Sole, infatti tra il giorno e la notte passa dai 400 ai -200 gradi centigradi”.
Altra importante missione all’orizzonte, che coinvolge sempre il Dipartimento: “è Juice, riguarda Giove questa volta”, anticipa il professore. “Tra i cinquanta satelliti che orbitano intorno al pianeta, i galileiani Io, Europa e Ganimede sono i più interessanti. Mentre Io conserva un ambiente vulcanico, gli altri due presentano una crosta ghiacciata, con sotto un grande Oceano. Si può addirittura pensare allo sviluppo di attività biologica in questo”. I tempi per la nuova missione sono indubbiamente più lunghi: “il lancio della sonda Juice è previsto per il 2022 e arriverà su Giove nel 2029. Sarà la prima volta che un oggetto orbiterà intorno a Ganimede. È un’operazione all’avanguardia, dato che l’ambiente di Giove è ovviamente molto difficile da sopportare per la strumentazione, vi occorrono perciò tecnologie particolari che l’industria europea è in grado di fornire”.
Allegra Taglialatela
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