Il sole fa bene, però mai esporsi senza protezione: i consigli del prof. Mario Delfino

Tempo di estate, voglia di mare e di sole. Da prendere con cautela quest’ultimo, però, per evitare danni, anche molto seri, alla pelle. Ecco consigli ed indicazioni utili da parte del prof. Mario Delfino, dermatologo e professore di Malattie Cutanee e Veneree alla Scuola di Medicina della Federico II. “Premessa fondamentale – esordisce – è che il sole fa bene. Storicamente abbiamo acquisito l’abitudine di esporci al sole all’inizio del ‘900, perché produce vitamina D. Fondamentale, quest’ultima, per evitare il rachitismo, che un tempo era piuttosto diffuso. Si comprese, inoltre, che il sole e la luce creavano le condizioni utili a prevenire il diffondersi delle malattie infettive. Non è un caso che il Monaldi, un ospedale nato come tubercolosario, sia stato costruito in alto, in una posizione esposta alla luce”. Prosegue il docente: “In epoca successiva, direi tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, si è capito anche, però, che l’esposizione eccessiva al sole facilita l’insorgenza dei tumori cutanei. Lo si comprese, tra l’altro, quando si notò che tra i migranti dal nord Europa, per esempio dall’Irlanda o dalla Scozia, nel sud degli Stati Uniti o in Australia, si registravano tassi di incidenza per tumori alla pelle più elevati che nel resto della popolazione. Si intuì che potesse dipendere dal fatto che questi soggetti, in genere molto chiari di carnagione, e che in ragione dei lavori che svolgevano all’aperto si trovavano esposti per molte ore al giorno al sole, riportavano danni. Si scottavano ripetutamente ed erano vittime più degli altri di melanomi ed altre patologie. In fondo fu la conferma di quanto fosse giusta la cultura della protezione dai raggi solari che da secoli adottavano i beduini nel deserto, coprendosi il più possibile, e le donne orientali, le quali giravano con ombrellini parasole”. Tra gli anni Settanta ed Ottanta del secolo scorso, continua nel suo excursus il prof. Delfino, si cominciarono ad utilizzare le creme con filtro solare, proprio nell’ottica di massimizzare i benefici dell’esposizione e di minimizzare od annullare i danni determinati dai raggi.
Conseguenze estetiche e cliniche
“Le conseguenze negative del sole, qualora non si adottino i necessari accorgimenti – sottolinea il dermatologo – sono di due tipi. Estetiche, perché la pelle, per difendersi, si ispessisce e si indurisce. Assume un aspetto vecchieggiante. Cliniche, perché l’esposizione sconsiderata al sole è un fattore primario di rischio nella formazione dei tumori. Il dato che accomuna le due questioni è che il sole altera le cellule alla base della nostra epidermide e può danneggiare il Dna”. Come comportarsi, dunque, per evitare problemi e godere pienamente dei benefici dell’elioterapia? “La regola basilare è di non esporsi mai senza una protezione solare. Vale per tutti, anche se poi, naturalmente, il fattore protettivo va calibrato sulla base del proprio fenotipo – pelle più o meno chiara – e della circostanza che si sia oppure no ai primi bagni. Nei primi giorni, evidentemente, il rischio di scottarsi è maggiore, perchè la pelle non ha ancora attivato il meccanismo protettivo della produzione di melanina. In questi casi va preferita una crema con un fattore protettivo elevato. Mano a mano che ci si abbronza, chi non ha la carnagione particolarmente chiara può scalare verso una crema con un fattore protettivo medio. Chi è particolarmente chiaro dovrebbe, invece, utilizzare sempre una crema solare ad alta protezione”. Dopo una giornata di sole e di mare, il consiglio è quello di “reidratare sempre l’epidermide con una crema adeguata. Una pelle secca è come un soffitto con le tegole scostate, offre minore protezione alla penetrazione in profondità dei raggi solari, che è sempre pericolosa, proprio perché capace di danneggiare il Dna e di innescare patologie tumorali”.
Attenzione alle labbra
Da proteggere con una crema specifica, ricorda, anche le labbra: “Generalmente non ci si pensa, ma sono particolarmente vulnerabili, perchè prive di peli e poco spesse. L’insorgenza dei tumori che colpiscono questa parte del corpo, però, oltre che dal fumo, può essere determinata anche dall’esposizione scorretta ai raggi”. Uno degli errori più comuni e più gravi è di prendere molto sole per poco tempo: “Così facendo, non si lascia alla pelle il tempo di attivare i suoi meccanismi di protezione. Incappano in questo comportamento errato, in particolare, coloro i quali lavorano in posti chiusi. Durante la settimana stanno in ufficio, e poi il sabato e la domenica in estate hanno la smania di rifarsi. Rimangono per ore ed ore al sole nel week end e si scottano. Tornano in ufficio il lunedì e dimenticano la luce, poi il sabato successivo eccoli di nuovo in spiaggia o in montagna per due giorni interi”. Altro consiglio di Delfino: “Se possibile, tra mezzogiorno e le quattro o le cinque di pomeriggio non rimanete al sole. È un suggerimento, me ne rendo conto, anche per esperienza familiare e personale, che cozza con il fatto che in estate spesso si scende in spiaggia non prima delle undici o mezzogiorno, perché magari capita di andare a dormire tardi. Allora, dico io, se proprio non si riesce ad evitare di esporsi nelle ore più calde, quando il sole è a picco, diventa ancora
più categorico l’imperativo della protezione solare. Può essere utile anche indossare una maglia bianca. Obbligatori gli occhiali”. Particolari precauzioni per i più piccoli. “L’insidia per i bambini è duplice, perché temono particolarmente il colpo di calore e le scottature. Il primo può avere perfino conseguenze fatali. Per i più piccoli, dunque, direi che il consiglio di evitare le ore più calde in spiaggia diventa un obbligo. Anche perchè – è opportuno ricordarlo – le scottature in età infantile e fino ai 20 anni sono tra i maggiori fattori di rischio per l’insorgenza del cancro alla pelle”.
Cibi che fanno abbronzare?
Bisogna proteggersi anche in acqua, con una crema waterproof, e sotto l’ombrellone, perché la sabbia riflette i raggi, che raggiungono anche chi pensa di essere al riparo. Occorre ricordare che “le nuvole non bloccano completamente i raggi. Dunque, anche se il sole non brilla in cielo, ma si sta in costume, è necessario adottare le precauzioni delle quali ho parlato finora”. Ultimo capitolo: l’alimentazione. Esistono cibi che fanno abbronzare? “No, ma esistono quelli che offrono all’organismo gli strumenti per difendersi al meglio dagli effetti nocivi dei raggi solari e, quindi, indirettamente contribuiscono ad una bella abbronzatura senza scottature. Il licopene contenuto, per esempio, nei pomodori, ed il betacarotene delle carote. In linea generale, un’alimentazione ricca di frutta e verdura è una buona scelta. Bere molto, allo stesso modo, è fondamentale in spiaggia. Per la pelle e per il benessere generale dell’organismo”.
Fabrizio Geremicca
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