L’Edificio 20 cambia faccia

L’edificio 20 cambia look. Le impalcature sono ormai un ricordo per uno degli ambienti del Policlinico maggiormente frequentati dagli studenti di Medicina. Niente più scheletri di ferro arrugginito. Quelle che si vedono adesso sono pareti verdi appena ritinteggiate. La facciata è cambiata. Per la sostanza, però, bisogna ancora aspettare. Questa almeno è la considerazione di qualche habitué del posto, come Fabio, iscritto al terzo anno: “è cambiata la facciata, ma l’interno no. Questo, secondo me, è abbastanza grave, soprattutto se ti chiami Federico II. Studiamo con sedie che dobbiamo nascondere e stiamo in un corridoio nel quale ci sono delle infiltrazioni”. Gli fanno da eco anche altri studenti che si sono lasciati scappare dichiarazioni come “la faccia esterna è nuova, però all’interno non si può studiare. Per ora è tutto fumo e niente arrosto” o “hanno rifatto la facciata, ma la struttura cade a pezzi lo stesso”. Nel frattempo, tra i disagi espressi in più circostanze, gli studenti si apprestano ad affrontare il secondo semestre. Compito arduo per molti iscritti al terzo anno che, ai corsi previsti per questa parte dell’anno, dovranno affiancare lo studio matto e disperatissimo per superare Anatomia II, esame non superato al secondo anno. Sulla questione è tornato ancora Fabio: “spero di passare Anatomia II e mi auguro che esami così duri mi diano il prima possibile un metodo di studio valido. La cosa importante è non avvilirsi mai ed essere convinti che prima o poi l’esame puoi superarlo come vuoi tu”. Non dovrà avvilirsi Giuseppe, anche lui del terzo anno. Ad attenderlo al varco ci sono“studio frenetico e Anatomia II. È un esame difficile, ma è importante che sia tale”. A ribadire quanto questa prova sia ostica è un suo collega, Francesco: “è difficile da imparare e da ricordare. Molti se lo arretrano. Spero di passarlo a breve, perché altrimenti sarebbe improponibile fare gli esami del secondo semestre più questo”. Nemmeno il tempo aiuta, come rivela Bartolomeo: “ci sono ben quattro esami. È un semestre difficile. Il problema è che noi dobbiamo seguire tanto, quindi abbiamo poco tempo per lo studio. Oggi i corsi sono finiti alle 14.30”. Non creano difficoltà, almeno a loro, le apparecchiature utilizzate durante la didattica: “abbiamo gli strumenti adatti. L’audio è stato migliorato perché hanno cambiato le casse. Anche i videoproiettori funzionano bene”. Da questo punto di vista, emerge soddisfazione anche dalle parole di Francesca, iscritta al secondo anno: “rispetto al primo semestre, l’organizzazione delle aule è migliorata. La difficoltà prima era dettata dal numero di iscritti. Adesso, invece, ci hanno divisi in più canali. L’aula è satura lo stesso, però non c’è nessuno seduto a terra. Questo per noi significa poter seguire meglio”. Un’ulteriore considerazione positiva arriva da un suo collega, che preferisce rimanere anonimo: “c’è un diverso approccio dei professori nei nostri confronti. Le lezioni sembrano più intense rispetto a prima. L’impressione è buona”. Curiosità per discipline mai affrontate prima e lamentele per i disagi strutturali arrivano invece dalle matricole. Agrodolce l’impatto con il secondo semestre per Veronica Poli: “per quanto riguarda le strutture, non sono molto soddisfatta. Oggi il proiettore non funzionava, quindi la lezione – di Anatomia I – è stata molto breve. I professori però li trovo molto preparati e disponibili nei nostri confronti. Mi è piaciuto anche il materiale didattico che ci hanno presentato”. Si è soffermata sui nuovi argomenti Alessia: “le materie sono un po’ diverse da quelle del primo semestre. Ci stiamo addentrando nella medicina grazie a esami come Anatomia e Istologia. Può spaventare, ma è un piacere seguirle”. Con un auspicio, cominciare a fare presto pratica: “i ragazzi di Infermieristica già dal primo anno fanno esperienza in ospedale. Se sono pronti loro, non vedo perché non dovremmo esserlo noi”. Si è concentrata sulle lezioni frontali, invece, un’altra studentessa: “i problemi ci sono, perché siamo quasi in 1200, ma sono più tecnici che didattici. Studiamo in un’aula in cui le luci non ci sono e la temperatura è di circa quaranta gradi. Il proiettore trasmette un’immagine piccolissima, quindi le persone delle ultime file non la vedono”. Nel bene e nel male, anche l’occhio, all’edificio 20, vuole la sua parte. 
Ciro Baldini
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