L’odissea di Valentina, media del 24, troppo “ciuccia” per scegliere l’argomento della tesi

Valentina, studentessa 25enne, sta per concludere il suo percorso di studi a Giurisprudenza. Quattro esami la separano dalla laurea: Procedura Civile, Diritto Ecclesiastico, Diritto dell’Unione Europea ed un complementare. Ha la media del 24. La sua ambizione: occuparsi di minori e famiglia. La tesi che sogna è in Diritto di Famiglia per iniziare a specializzarsi nel settore che tanto ama. La strada per richiedere la tesi è però lastricata solo di buone intenzioni. Perchè non sempre ciò che si desidera si ottiene. “Ad un anno e mezzo dalla laurea – racconta la studentessa – ho iniziato a pensare alla mia tesi. Ho vissuto questo momento con forte intensità, per la prima volta avrei potuto trattare un argomento che mi piace: il diritto di famiglia. La disciplina è generica ma racchiude la questione dei minori che mi sta particolarmente a cuore. Così lo scorso maggio mi sono rivolta ad un docente di Diritto Privato per la tesi. Anche se la mia media non è altissima, pensavo che la passione avesse predominato su tutto”. Arriva, però, una brutta sorpresa per Valentina: alla sua richiesta segue un no perentorio, una porta sbattuta in faccia. “Il docente ha obiettato che il mio 23 in Diritto Privato non era un voto sufficiente per poter richiedere la tesi. Ero al primo anno, quando ho sostenuto la disciplina, uno scoglio che sembrava insormontabile. All’epoca non sapevo cosa mi sarebbe piaciuto fare, l’importante era non restare indietro”. La studentessa si è demoralizzata tantissimo: “consigliano sempre di seguire le passioni e poi? I docenti si tirano indietro perché in seduta di laurea vogliono portare solo i primi della classe? Uno studente con la media del 30 è brillante e accresce i consensi della Commissione di Laurea. Il mio 24 invece cosa indica? Che sono una studentessa mediocre? Ma io non mi sento affatto così”. Passata la delusione, a giugno Valentina reitera la richiesta ad un docente di Diritto Penale. “Altro giro, altra corsa mi verrebbe da dire – commenta amareggiata – Dopo due ore di attesa mi è stato riferito che c’era una lista molto lunga di candidati e che gli studenti con una media più alta della mia avrebbero avuto la precedenza. Con il mio 24 in Diritto Penale avrei dovuto attendere forse un anno, forse più”. Ma a quattro esami dal traguardo: “di certo non avrei potuto perdere tempo nell’attesa del ‘miracolo’. In questo Dipartimento, se non hai una media alta, un percorso spedito e una carriera delineata, fanno di tutto per farti sentire inferiore”. A luglio, la studentessa cambia prospettiva e pur di occuparsi di famiglia pensa ad un parallelo fra il Diritto Romano e il Diritto Privato: “ho esposto la mia idea, della quale ero molto orgogliosa, al professore di Istituzioni di diritto romano”. Arriva un altro no: “gli argomenti vengono assegnati secondo schemi precisi e la mia proposta non vi rientrava. Ma io credo che in realtà il mio 19 sul libretto ha influenzato la risposta del docente. Istituzioni è stato il mio primo esame, la tremarella incise notevolmente sulla preparazione. Questa giustificazione, però, non è bastata. Passa avanti chi è più meritevole, io, invece, sono proprio considerata una ‘ciuccia’”. 
Valentina non si arrende neanche dopo tre tentativi falliti: “A fine luglio invio una mail ad un docente di Diritto Amministrativo. Volevo cambiare completamente registro, ma la scelta non si è rivelata adatta. Troppe le richieste di tesi perchè la materia viene considerata facile e i docenti non rimandano nessuno indietro e sono oberati di lavoro”. La risposta è stata chiara: occorre un anno di attesa. Decisamente troppo perché la studentessa vorrebbe laurearsi entro il prossimo ottobre. A settembre, nuovo tentativo con la cattedra di Diritto Internazionale: “Pensavo di occuparmi dell’adozione dei minori in ambito internazionale, ma il tema non era disponibile. Mi sono sentita ripetere che c’è una gerarchia in base al merito e anche questa volta avrei dovuto aspettare. Oppure scegliere un altro tema, accontentarmi”. Questa risposta scatena una tempesta di pensieri. Mollare o andare avanti? “All’inizio pensavo di lottare per vedermi attribuito un argomento che mi appassiona. La tesi, del resto, doveva essere il mio biglietto da visita per il futuro, perché rinunciarci? Volevo avere la possibilità di dimostrare quanto valgo. Questo lavoro sarebbe stato un momento di crescita e non una corsa ad ostacoli”. L’entusiasmo però si smorza con il sesto tentativo andato a vuoto. “Proprio pochi giorni fa, ho ritentato un approccio con un docente di Privato con il quale non ho sostenuto l’esame. La risposta è stata ancora più lapidaria”. 
Sfiduciata, Valentina chiede consiglio ad amici e colleghi ed ha scoperto che la sua situazione, per quanto paradossale, è più comune di quanto si creda. “Molti ragazzi, pur di laurearsi, si sono lanciati su tesi ‘minori’. Mi è stato suggerito di bussare alla porta di qualche docente che insegna materie complementari, così da trovare una cattedra disponibile”. Però arrendersi lascia l’amaro in bocca: “ha vinto il sistema dei ‘baroni’, di quelli che conducono alla laurea solo i ragazzi con i voti più alti. La media non deve influenzare l’assegnazione della tesi. Ognuno ha il diritto di occuparsi di ciò che piace, senza scendere a compromessi”. 
Susy Lubrano
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