La parola al prof. Giuseppe Della Pietra

“Metto tanto impegno nell’attività che svolgo ma, in sede d’esame, devo verificare il livello di preparazione raggiunto, e mi aspetto anche dei buoni risultati. Vista la mia estrema disponibilità, gli studenti forse vedono in me un amico”, dice il prof. Giuseppe Della Pietra. Il docente ammette che il manuale può risultare complicato, ma “il problema è che, spesso, i ragazzi studiano da fantomatici appunti, non distribuiti da me, o sbobinature di lezioni. Non basta, perché studiare non vuol dire riuscire a memorizzare e ricordare, oppure semplicemente rispondere all’esame. Piuttosto, significa distillare ciò che è utile da ciò che non lo è, capire, all’interno dei paragrafi, le cose fondamentali e quelle meno importanti”. Al contrario, la maggioranza degli studenti “pensa di presentarsi all’esame solo dopo una semplice infarinatura che basterà a prendere 18. E’ un’impostazione totalmente sbagliata, in quanto tralasciano quelli che sembrano dettagli, ma, in realtà, sono passaggi essenziali. Diversi ragazzi che a settembre hanno superato la prima parte dell’esame si sono presentati all’appello di novembre per la seconda parte, dedicando davvero pochissimo tempo alla preparazione. Alcuni mi ricordano che sono stati bocciati pur avendo risposto alle mie domande, ma dobbiamo vedere ciò che hanno detto!”. Il professore, che si avvale dell’aiuto di un solo assistente durante gli esami, scagliona gli studenti (sei o sette l’ora). “Svolgo gli esami da solo al fine di garantire uno standard adeguato – spiega – e, col mio metodo, i ragazzi non attendono mai più di un’ora per sostenere l’esame per due motivi: prima di tutto, per limitare la loro stanchezza e l’ansia e, secondo, perché coloro che sono in aula possono controllare il mio operato, nella più totale trasparenza”. Ma è proprio la modalità d’esame a causare agitazione. “Mi dispiace, bisogna essere sereni il giorno dell’esame”, dice il docente il quale, a conferma delle bocciature avvenute anche dopo il ricevimento, aggiunge: “L’esame ha una dimensione pubblica: sono tenuto a valutare ciò che gli studenti mi dicono in sede d’esame e, di certo, non posso promuovere quelli sentiti a ricevimento”. 
La tecnica per superare la prova è pensare che l’interlocutore, in questo caso il docente, non conosca l’argomento di cui si sta parlando e, dunque, “esporre i passaggi essenziali per la comprensione”. Di solito, la prima parte dell’esame è quella che più complicata, ma chi segue il corso non dovrebbe avere problemi seppur “non ha alcun vantaggio”. “Coloro che sono impossibilitati a venire a lezione, – spiega il docente – perché lavorano o per motivi familiari, non devono essere penalizzati. Tratto tutti allo stesso modo, allo scopo di formare persone che conoscano la Procedura civile e, un giorno, nella loro esperienza pratica in uno studio di avvocatura, saranno in grado di applicare ciò che hanno studiato dai testi”. Gli ultimi consigli per prepararsi nel modo giusto: “Ripetere ad alta voce, studiare con il Codice Civile alla mano e, la sera prima degli esami, confrontarsi con gli altri colleghi magari tramite skype o messenger”. In ogni caso, non è la prima volta, “né il primo Ateneo”, dove si parla del modo di fare di Della Pietra. “Rientra un po’ nella figura di professore che ho – conclude – cioè quella di un papà bonario, in alcune circostanze, e più burbero in altre”.
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