Labruna, scienziato in pensione L’Università gli rende omaggio

“Non avrei mai immaginato, il 25 gennaio 1964, quando in quest’aula si festeggiava il grande Vincenzo Arangio Ruiz, che ci sarei tornato tanti anni dopo per un’occasione come questa, da voi troppo generosamente offertami, ma che si lega ad una tradizione accademica alta che non è solo rituale”. Queste le prime parole di ringraziamento pronunciate dal prof. Luigi Labruna al termine di una grande festa a lui dedicata il 9 maggio scorso, giorno del suo settantesimo compleanno, durante la quale gli sono stati consegnati i primi quattro volumi degli Studii in suo onore. Piena all’inverosimile l’Aula Magna Storica della Federico II –una giornata monumentale, come la qualità scientifica del festeggiato-, affollata da docenti, ricercatori, presidi, rettori, studenti, amici, giornalisti. La tradizione accademica, quella della consegna degli Studii in onore, antica più di un secolo e basata sulla volontà, da parte di docenti e studiosi, di omaggiare con una raccolta di contributi scientifici originali un professore universitario giunto al compimento di un certo periodo di insegnamento o di una certa età anagrafica. L’opera realizzata per Luigi Labruna (promossa da un comitato formato dai proff. Ignazio Buti, Cosimo Cascione, Settimio di Salvo, Carla Masi Doria, Francesca Reduzzi Merola, Francesco Salerno) consta di otto volumi e si intitola Fides Humanitas Ius. Un titolo su cui si sono soffermati molti degli interventi pronunciati nel corso della cerimonia presieduta dal Presidente emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’Enciclopedia Italiana, Francesco Paolo Casavola. Il filo rosso che lega fedeltà ai propri compiti, umanità e diritto conduce direttamente alla personalità di Luigi Labruna, descritta in alcune delle sue sfaccettature da studiosi come Ignazio Buti dell’Università di Camerino, Witold WoA,odkiewicz dell’Università di Varsavia, Alessandro Corbino dell’Università di Catania, Okko Behrends dell’Università di Gottinga, Luigi Capogrossi Colognesi de La Sapienza. Ciascuno ha parlato in maniera personalissima della sua esperienza di amicizia con “Gino” Labruna. Ci sono state testimonianze toccanti come quella di Witold WoA,odkiewicz, che ha ricordato quanto merito ha avuto Labruna nella crescita di alcuni giovani studiosi polacchi, e racconti divertenti come quello del prof. Corbino, il quale ha rievocato gli anni giovanili in cui “quella di Luigi Labruna è stata per me una figura tra il mitico e il misterioso”. 
“L’extraterritorialità 
dell’Università”
Carichi di affetto anche gli indirizzi di saluto. “Sono passati 30 anni da quando è nato il mio rapporto di amicizia con Gino – ha detto il rettore della Federico II, prof. Guido Trombetti – ma lui continua a esprimere una figura nitida, quella di una vita intera dedicata all’Università. Questa è una malattia che prende tutti noi, che ci prende da ragazzi e non ci lascia più: l’amore per l’Università”. Il Rettore aggiunge: “grazie a figure forti e prestigiose come Luigi Labruna, l’Università ha conservato la sua extraterritorialità, anche rispetto alla politica”. Labruna è, inoltre, “una coscienza critica della nostra città”. Il Presidente del Consiglio Universitario Nazionale, Andrea Lenzi, ha sottolineato che da Labruna, suo predecessore (per nove anni), ha imparato a gestire un consesso come quello del CUN. “Gli rivolgo un saluto e un ringraziamento prevalentemente come suo allievo alla presidenza del CUN”, ha detto. Per il Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Fabio Pistella, “Luigi Labruna ha fatto storia nel CNR, per la testimonianza che ha lasciato. Ha dimostrato che non esiste separazione fra la cultura scientifica e quella umanistica e che vanno superate le distinzioni fra il sistema pubblico di ricerca, il sistema universitario e quello delle imprese”. “Vorrei saper trovare le parole adatte a questo evento accademico, culturale e umano”, ha detto il successore di Labruna alla presidenza della Facoltà di Giurisprudenza Federico II, prof. Michele Scudiero, dopo aver portato il saluto di uno dei maggiori Maestri del diritto, il prof. Antonio Guarino. Le parole che ha comunque trovato gli sono servite a descrivere alcune tappe di un cammino parallelo a quello del prof. Labruna: l’esperienza al seguito di grandi maestri, il periodo trascorso in Università di altre regioni (Labruna a Camerino e Scudiero a Macerata), il ritorno all’Ateneo federiciano. “A lui va il mio ringraziamento per quanto ha fatto nell’Università e per l’Università, con grande impegno al servizio degli studenti, degli studiosi e delle istituzioni. E l’augurio affinché la sua operosità si estenda ancora negli anni a profitto della nostra facoltà, dell’Università e della società civile, sempre oggetto della sua attenzione”. Allo stesso modo, la prof. Carla Masi Doria, direttore del Dipartimento di Diritto romano e Storia della Scienza romanistica Francesco de Martino, ha ricordato la preziosa esperienza fatta da allieva del prof. Labruna e ha inoltre elencato alcuni dei numerosi riconoscimenti che per la sua attività scientifica Luigi Labruna ha avuto a livello internazionale. Attestati di stima davanti ai quali, dopo la consegna degli Studii da parte del Presidente del Comitato promotore, prof. Settimio di Salvo, Labruna si è detto “frastornato e commosso, senza parole”. Ha ringraziato tutti i presenti e, soprattutto, ha rivolto più di un pensiero ai giovani studiosi, “che si impegnino con fiducia critica per affrontare i momenti ardui e talvolta amari della vita scientifica e accademica”. Infine, l’omaggio all’Università. “E’ l’istituzione gloriosa che ho sempre cercato di servire con fedeltà e orgoglioso senso di appartenenza e che mi figuro di poter continuare a servire grazie a coloro che con me hanno studiato”. 
Sara Pepe
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