“I lettori del Federico II prendono 800,00 euro mensili? Noi ancora meno: 524,00”. E’ la risposta dei lettori dell’Università L’Orientale alla puntata sui lettori del Federico II su Ateneapoli di due numeri fa. “Si può pretendere regolarità solo se si rispettano le regole da entrambi i lati”, sostiene Victoria Primhak, lettrice madrelingua di Inglese all’Orientale dall’89, da sempre in prima fila sulle vertenze della categoria, riferendosi alle questioni dei mesi scorsi che hanno riguardato sovrapposizioni contrattuali di lettori in atenei diversi. All’Orientale, invece, la condizione del vecchio gruppo di lettori madrelingua che non ha accettato la trasformazione in Cel, rimane talmente evidente già di per sé che non c’è bisogno di casi eclatanti per tornare a parlarne. Il caso più emblematico è quello di un lettore con 27 anni di servizio, ma anche gli altri hanno una media di 15 anni almeno di insegnamento sulle spalle, e a nessuno di loro viene riconosciuta l’anzianità nella retribuzione, dichiarano. Continuano a ricevere come busta paga mensile 524 euro, con variazioni minime individuali, cioè la stessa cifra di dieci anni fa. E’ vero che la retribuzione ridotta è proporzionata al numero di ore coperto dai membri di questo gruppo, solo 125 ore annue contro le 300 e più affidate ai nuovi collaboratori linguistici con contratto Cel: ma non è una loro scelta, da sempre richiedono – a loro dire – un aumento di ore che gli viene rifiutato dall’Ateneo. Ed è anche vero che il fatto di coprire soltanto 125 ore annue non li vincola univocamente all’Ateneo, a differenza di molti Cel, ma alcuni di loro farebbero a meno di questa libertà in cambio di un impegno minimo di 300 ore annue adeguatamente retribuite. “Alcuni dei nuovi Cel ricoprono anche più di 400 ore, l’università ha bisogno di ore ma non le chiede a noi”, sostiene Victoria insieme a Marie-Josè Nervi, lettrice di Francese all’Orientale dall’85. Eppure, “‘basterebbe’ applicare in pieno la legge 63 del 2004”, spiega Victoria. Una legge che attribuisce ai collaboratori linguistici, come recita il testo, “un trattamento economico corrispondente a quello del ricercatore confermato a tempo definito”. Equiparazione che, pur se valida soltanto in termini economici –il lettore non acquisisce la stessa posizione giuridica del ricercatore, né l’esercizio della ‘docenza’, che in Italia rimane distinta dalla ‘didattica’ – comporterebbe una retribuzione mensile dai 1500 ai 1800 euro, con la dovuta anzianità. Una bella differenza. Ma la legge è stata applicata finora soltanto nelle Università di Palermo, Pisa e Siena. Così come un altro regolamento che non ha trovato ancora applicazione è la circolare ministeriale dell’agosto 2006 che dispone l’accesso dei lettori alle supplenze.
“All’inizio non avevamo
neppure i contributi”
neppure i contributi”
Ma se la condizione contrattuale e retributiva dei lettori rimane un problema nazionale, per il quale l’Italia è stata richiamata più volte dalla Corte Europea, all’Orientale sembra particolarmente esasperato il contenzioso che va avanti da più di vent’anni. La maggior parte del vecchio gruppo dei lettori viene assunto infatti tra la metà e la fine degli anni ’80: “quando ho cominciato nell’85 non avevo neanche i contributi, noi lettori stranieri ci abbiamo impiegato molto tempo per capire la situazione, non immaginavamo minimamente di non essere inquadrati”, racconta Marie-Josè. “E’ stato un periodo terribile in cui non avevamo accesso a diritti fondamentali come la malattia, la maternità, l’allattamento…”. Solo grazie ad una sentenza del ’93, dopo una prima battaglia legale, questi diritti vengono finalmente garantiti.
Nel ’96 comincia lo scontro sull’inquadramento contrattuale che dura ancora oggi: l’Ateneo indice una selezione pubblica per 70 posti di lettori con contratto Cel. “Noi vecchi lettori ex articolo 28 eravamo 86: ci sarebbe stato un taglio automatico di 16 posti”, spiega Victoria. “In altre parti d’Italia a quelli già in servizio fu offerto automaticamente un contratto a tempo indeterminato; l’Orientale fu l’unico caso in cui fu indetta una selezione pubblica”. “Dopo otto mesi vincemmo la causa e fummo reintegrati per 125 ore annue, con il pagamento dei danni. Ma nel frattempo erano stati assunti nuovi collaboratori linguistici, con il risultato di un’eccedenza di personale”. Quello che è paradossale è che tuttora, continua Victoria, “siamo al nostro posto ancora sulla base di quella sentenza: non abbiamo nessun contratto, l’unico documento che attesta che siamo dipendenti dell’Orientale è la nostra busta paga”.
Nel frattempo, nel 2001 una sentenza della Corte europea condanna chiaramente l’Italia per il trattamento riservato ai lettori; indicazioni finalmente recepite nella già citata legge del 2004, della quale sono espliciti destinatari, nello stesso testo della legge, gli “ex lettori di madre lingua straniera” di alcuni Atenei italiani, tra cui l’Orientale, “già destinatari di contratti stipulati ai sensi dell’articolo 28”, prima che fossero indetti i contratti Cel. Una legge recepita anche dai tribunali locali che danno ragione ai lettori, senza però arrivare ad un’applicazione.
Nel ’96 comincia lo scontro sull’inquadramento contrattuale che dura ancora oggi: l’Ateneo indice una selezione pubblica per 70 posti di lettori con contratto Cel. “Noi vecchi lettori ex articolo 28 eravamo 86: ci sarebbe stato un taglio automatico di 16 posti”, spiega Victoria. “In altre parti d’Italia a quelli già in servizio fu offerto automaticamente un contratto a tempo indeterminato; l’Orientale fu l’unico caso in cui fu indetta una selezione pubblica”. “Dopo otto mesi vincemmo la causa e fummo reintegrati per 125 ore annue, con il pagamento dei danni. Ma nel frattempo erano stati assunti nuovi collaboratori linguistici, con il risultato di un’eccedenza di personale”. Quello che è paradossale è che tuttora, continua Victoria, “siamo al nostro posto ancora sulla base di quella sentenza: non abbiamo nessun contratto, l’unico documento che attesta che siamo dipendenti dell’Orientale è la nostra busta paga”.
Nel frattempo, nel 2001 una sentenza della Corte europea condanna chiaramente l’Italia per il trattamento riservato ai lettori; indicazioni finalmente recepite nella già citata legge del 2004, della quale sono espliciti destinatari, nello stesso testo della legge, gli “ex lettori di madre lingua straniera” di alcuni Atenei italiani, tra cui l’Orientale, “già destinatari di contratti stipulati ai sensi dell’articolo 28”, prima che fossero indetti i contratti Cel. Una legge recepita anche dai tribunali locali che danno ragione ai lettori, senza però arrivare ad un’applicazione.
Il Rettore: “aperti
a soluzioni concordate”
a soluzioni concordate”
“Non è vero che l’Orientale non può pagarci perché non ha i soldi – taglia corto Marie-Josè – perché partendo dalla sola sede di palazzo Giusso l’Ateneo ha avuto in questi anni un’espansione notevole, grazie alla plusvalenza acquisita sul lavoro di persone come noi, che gli ha permesso di comprare diversi palazzi. E in ogni caso non si può sostenere che i diritti acquisiti non possono essere riconosciuti per mancanza di soldi: l’autonomia degli atenei non implica che possano considerarsi al di sopra delle leggi”. Ormai, continua Marie-Josè, “la media di noi vecchi lettori è sui 50 anni, aspettiamo solo di andare in pensione. Ma in tutti questi anni abbiamo ricevuto pesanti danni morali oltre che materiali: anche a livello familiare, con i figli che vedono i genitori vivere ‘da stranieri’, senza diritti”.
“La differenza di trattamenti retributivi è basata sulla diversa quantità di ore ricoperte, i Cel coprono in media 318 ore annuali più integrazioni orarie retribuite a parte”, si limita a constatare in merito alla questione il Rettore Pasquale Ciriello, in carica dal 2000, “I lettori storici che fanno battaglia dall’89 hanno scelto di non riconoscersi in questa nuova figura professionale, rimanendo differenziati non solo per la retribuzione: prendono di meno ma non hanno vincoli esclusivi con la nostra università”, continua il Rettore, puntualizzando inoltre che “l’Ateneo ha sempre assunto una posizione dialogante verso chi mostrava interesse a trovare soluzioni concordate e compatibili con il nostro assetto economico e giuridico”.
Viola Sarnelli
“La differenza di trattamenti retributivi è basata sulla diversa quantità di ore ricoperte, i Cel coprono in media 318 ore annuali più integrazioni orarie retribuite a parte”, si limita a constatare in merito alla questione il Rettore Pasquale Ciriello, in carica dal 2000, “I lettori storici che fanno battaglia dall’89 hanno scelto di non riconoscersi in questa nuova figura professionale, rimanendo differenziati non solo per la retribuzione: prendono di meno ma non hanno vincoli esclusivi con la nostra università”, continua il Rettore, puntualizzando inoltre che “l’Ateneo ha sempre assunto una posizione dialogante verso chi mostrava interesse a trovare soluzioni concordate e compatibili con il nostro assetto economico e giuridico”.
Viola Sarnelli