È attivo fino al 29 dicembre – presso la Sala del Consiglio al VIII piano di Palazzo del Mediterraneo – un servizio di orientamento messo a disposizione dal SOrT per i laureandi dei Corsi di Laurea di primo e secondo livello. Tutti i mercoledì (dalle ore 9.00 alle ore 13.00) i dottorandi di ricerca dell’Ateneo forniranno consulenze in merito alla metodologia di ricerca più appropriata per la redazione di testi a carattere scientifico. “È il secondo anno che l’attività di orientamento tesi, prevista nell’ambito del Fondo sostegno giovani, è coordinata dai dottorandi. Il servizio ha avuto un esito positivo perché quasi sempre gli studenti hanno timore di porre domande in apparenza banali ai propri docenti e preferiscono essere affiancati da tutor più giovani e meno istituzionali per ricevere informazioni su come strutturare ‘materialmente’ una tesi di laurea”, spiega la dottoranda Antonella Zapparrata, laureata in Relazioni Culturali e Sociali nel Mediterraneo. “Il nostro obiettivo è di assistere i ragazzi nella ricerca bibliografica delle fonti, nell’uso del pacchetto Microsoft Office – ad esempio, il carattere di impaginazione, i margini o l’interlinea – di fondamentale importanza per la realizzazione di un elaborato, o ancora come inserire le citazioni e le note a piè di pagina”, prosegue la dottoranda Annelise D’Egidio, laureata in Filosofia. Dal punto di vista dei contenuti, “i candidati dovranno poi necessariamente interfacciarsi col docente di riferimento, poiché non possiamo conoscere qualsiasi argomento, ma al massimo intervenire sulla forma a mo’ di correzione e consigliare in alcuni casi i libri da poter approfondire”, sottolinea Antonella.
Spesso i laureandi non sanno da dove cominciare, poiché la prova finale rappresenta per molti il primo esercizio di dissertazione scritta in ambito accademico. “La maggior parte degli studenti che cercano aiuto sono quelli iscritti alla Triennale, i quali sostengono soprattutto esami orali e di conseguenza non sono abituati a studiare in funzione di un compito scritto. Di contro, altri hanno dimestichezza con la composizione di testi che conducono allo sviluppo di un ragionamento più complesso, la cui abilità dipende in buona parte dal metodo di studio. Di tanto in tanto, vengono laureandi che hanno già scritto la tesi e dunque sono in cerca più di una guida tecnica”, afferma Annelise. “Sono pochi quelli che già possiedono un’attitudine allenata alla scrittura sulla base di competenze personali. Di solito, i laureandi alle prese con la tesi fanno molta fatica e hanno bisogno di apprendere prima le tecniche basilari dell’elaborazione per iscritto. Per fare questo devono esercitarsi, leggere tanto e informarsi senza sosta”, interviene la dott.ssa Annita Varriale.
Il linguaggio scientifico prevede delle regole standard, “ma è anche vero che alcuni professori preferiscano attenersi a certi parametri. Per questa ragione, diamo delle linee generali che poi devono essere comunque confrontate con quelle del relatore. Basti pensare a quanti criteri esistano per le modalità di citazione nel corpo della tesi e in seguito nella compilazione bibliografica”, fa presente Antonella. I sistemi di citazione costituiscono un inevitabile passaggio nella fase di orientamento alla tesi, poiché “parecchi tesisti non sanno proprio come impostare un testo argomentativo. Bisogna far capire loro che l’elaborato deve contenere delle riflessioni personali e indurli a sviluppare un pensiero autonomo. D’altro canto, le fonti servono da prova per la propria argomentazione, ma non costituiscono assolutamente l’argomentazione stessa, poiché è ovvio che la citazione riporti il pensiero di qualcun altro. Inoltre, è necessario imparare a riconoscere quali sono le fonti autorevoli senza copiare in maniera acritica e come utilizzarle a favore della propria tesi”, esplicita la dott.ssa Varriale. Infatti, una piaga che affligge buona parte dei tesisti è il problema del copia-incolla dal web. “Internet è il primo strumento per individuare le pubblicazioni e i documenti utili ai fini della propria trattazione, ma non tutto quello che si legge on line possiede una garanzia di attendibilità, per cui è indispensabile certificare le fonti e soprattutto arricchire l’apparato bibliografico di materiale valido e non esclusivamente telematico, peraltro rinvenibile facilmente da chiunque”, osserva Antonella.
Spesso i laureandi non sanno da dove cominciare, poiché la prova finale rappresenta per molti il primo esercizio di dissertazione scritta in ambito accademico. “La maggior parte degli studenti che cercano aiuto sono quelli iscritti alla Triennale, i quali sostengono soprattutto esami orali e di conseguenza non sono abituati a studiare in funzione di un compito scritto. Di contro, altri hanno dimestichezza con la composizione di testi che conducono allo sviluppo di un ragionamento più complesso, la cui abilità dipende in buona parte dal metodo di studio. Di tanto in tanto, vengono laureandi che hanno già scritto la tesi e dunque sono in cerca più di una guida tecnica”, afferma Annelise. “Sono pochi quelli che già possiedono un’attitudine allenata alla scrittura sulla base di competenze personali. Di solito, i laureandi alle prese con la tesi fanno molta fatica e hanno bisogno di apprendere prima le tecniche basilari dell’elaborazione per iscritto. Per fare questo devono esercitarsi, leggere tanto e informarsi senza sosta”, interviene la dott.ssa Annita Varriale.
Il linguaggio scientifico prevede delle regole standard, “ma è anche vero che alcuni professori preferiscano attenersi a certi parametri. Per questa ragione, diamo delle linee generali che poi devono essere comunque confrontate con quelle del relatore. Basti pensare a quanti criteri esistano per le modalità di citazione nel corpo della tesi e in seguito nella compilazione bibliografica”, fa presente Antonella. I sistemi di citazione costituiscono un inevitabile passaggio nella fase di orientamento alla tesi, poiché “parecchi tesisti non sanno proprio come impostare un testo argomentativo. Bisogna far capire loro che l’elaborato deve contenere delle riflessioni personali e indurli a sviluppare un pensiero autonomo. D’altro canto, le fonti servono da prova per la propria argomentazione, ma non costituiscono assolutamente l’argomentazione stessa, poiché è ovvio che la citazione riporti il pensiero di qualcun altro. Inoltre, è necessario imparare a riconoscere quali sono le fonti autorevoli senza copiare in maniera acritica e come utilizzarle a favore della propria tesi”, esplicita la dott.ssa Varriale. Infatti, una piaga che affligge buona parte dei tesisti è il problema del copia-incolla dal web. “Internet è il primo strumento per individuare le pubblicazioni e i documenti utili ai fini della propria trattazione, ma non tutto quello che si legge on line possiede una garanzia di attendibilità, per cui è indispensabile certificare le fonti e soprattutto arricchire l’apparato bibliografico di materiale valido e non esclusivamente telematico, peraltro rinvenibile facilmente da chiunque”, osserva Antonella.
Consigli tecnici
Lo step iniziale deve essere motivato da un forte interesse per l’argomento scelto. “Molti studenti sono curiosi di sapere, ad esempio, perché si chiede la tesi in una disciplina piuttosto che in un’altra, oppure quali criteri seguire nella scelta del relatore. Se la tesi si fa su un tema che appassiona poco già chi scrive, è ipotesi remota che quel lavoro abbia successo. In primis, raccomandiamo di pianificare l’organizzazione di un piano concettuale di lavoro”, evidenzia Antonella. “La tesi va affrontata come un momento in cui si mettono alla prova le proprie capacità. Non esistono argomenti facili o difficili, bensì tematiche che piacciono particolarmente e altre che interessano meno, senza trascurare che la tesi del triennio possa comunque servire a un eventuale accesso a determinati Corsi di Laurea Magistrale, non immediatamente prevedibili rispetto a una formazione di tipo linguistico”, sottolinea Annelise. In questo senso, gli studenti della Magistrale sono più preparati al lavoro di redazione, perché “si parte dal presupposto che abbiano già fatto una tesi e che conoscano le nozioni di base. Sono tendenzialmente anche in numero inferiore, motivo per cui i docenti riescono a seguirli con regolarità e costanza. Si tratta indubbiamente di un elaborato che presenta alcune difficoltà: è più lungo, approfondito e può fungere da importante trampolino di lancio per gli obiettivi futuri, si pensi ad esempio alla possibilità di una pubblicazione”, ribadisce la dott.ssa Varriale.
Tra le strategie di scrittura più vantaggiose bisogna puntare specialmente alla chiarezza espositiva, “pensare sempre che si sta scrivendo per qualcuno che non conosce il tema trattato; rileggere in continuazione per assicurarsi di essere lineari, concisi ed efficaci nella comunicazione. Il nostro suggerimento è quello di isolare un soggetto e delimitare quanto più possibile il campo. È utile iniziare da un indice per fissare i punti salienti. Ovviamente, l’indice va rielaborato in corso d’opera perché, studiando e ampliando le ricerche, il progetto iniziale si modifica naturalmente. È impossibile conoscere dall’inizio i titoli precisi di paragrafi e sottoparagrafi, il numero di pagine o i risultati ottenuti”, commenta Annelise. È opportuno partire da uno schema per avere un’idea preliminare di come suddividere i vari capitoli: “la stesura di un indice analitico provvisorio chiarisce immediatamente sia al relatore che al candidato un quadro logico, complessivo e organico dei contenuti nonché i confini di un’indagine sistematica, laddove è preferibile scrivere l’introduzione come ultima parte per illustrare in maniera esaustiva la scelta dell’oggetto in analisi insieme alle ipotesi e agli obiettivi di ricerca”, sostiene Antonella. In particolare, le difficoltà più comuni dei laureandi riguardano la reperibilità delle fonti. “A volte, abbiamo spiegato agli studenti come utilizzare il sistema Opac (http://opacol.unior.it/SebinaOpac/Opac), ossia il catalogo on line per la consultazione del materiale disponibile nella biblioteca di Ateneo. Una buona abitudine da non sottovalutare nell’identificazione delle fonti è quella di visionare sempre la bibliografia finale di manuali e volumi utilizzati come punto di partenza per vedere se ci sono letture, spunti e notizie interessanti per intavolare ulteriori approfondimenti”, concludono le dottorande.
Sabrina Sabatino
Tra le strategie di scrittura più vantaggiose bisogna puntare specialmente alla chiarezza espositiva, “pensare sempre che si sta scrivendo per qualcuno che non conosce il tema trattato; rileggere in continuazione per assicurarsi di essere lineari, concisi ed efficaci nella comunicazione. Il nostro suggerimento è quello di isolare un soggetto e delimitare quanto più possibile il campo. È utile iniziare da un indice per fissare i punti salienti. Ovviamente, l’indice va rielaborato in corso d’opera perché, studiando e ampliando le ricerche, il progetto iniziale si modifica naturalmente. È impossibile conoscere dall’inizio i titoli precisi di paragrafi e sottoparagrafi, il numero di pagine o i risultati ottenuti”, commenta Annelise. È opportuno partire da uno schema per avere un’idea preliminare di come suddividere i vari capitoli: “la stesura di un indice analitico provvisorio chiarisce immediatamente sia al relatore che al candidato un quadro logico, complessivo e organico dei contenuti nonché i confini di un’indagine sistematica, laddove è preferibile scrivere l’introduzione come ultima parte per illustrare in maniera esaustiva la scelta dell’oggetto in analisi insieme alle ipotesi e agli obiettivi di ricerca”, sostiene Antonella. In particolare, le difficoltà più comuni dei laureandi riguardano la reperibilità delle fonti. “A volte, abbiamo spiegato agli studenti come utilizzare il sistema Opac (http://opacol.unior.it/SebinaOpac/Opac), ossia il catalogo on line per la consultazione del materiale disponibile nella biblioteca di Ateneo. Una buona abitudine da non sottovalutare nell’identificazione delle fonti è quella di visionare sempre la bibliografia finale di manuali e volumi utilizzati come punto di partenza per vedere se ci sono letture, spunti e notizie interessanti per intavolare ulteriori approfondimenti”, concludono le dottorande.
Sabrina Sabatino