Ancora serrati i battenti della mensa de L’Orientale. Stufi dell’attesa, alcuni studenti (riuniti sotto la sigla di “Studenti Orientale Autorganizzati”) si mobilitano nuovamente, questa volta bloccando l’erogazione dei ticket e allestendo un pranzo sociale nel cortile di Palazzo Giusso il 22 marzo, incontrandosi col presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Adisu Orientale, Luigi Serra, il giorno dopo. In soli due giornate d’azione, dunque, gli studenti riescono a smuovere le acque e ottengono risposte certe alle loro richieste: i lavori di ristrutturazione dei locali mensa cominceranno entro luglio; la mensa sarà riaperta a settembre. Questo, almeno, quanto ha assicurato loro Serra, che invece non ha convinto i ragazzi su quello che è stato ribattezzato il caso dei “ticket fantasma”: perché nei suoi conti l’Azienda si ritrova un numero maggiore di tagliandi distribuiti rispetto a quelli effettivamente utilizzati?
Chiusa a più riprese nel corso degli ultimi anni per motivi diversi, la mensa de L’Orientale è da tempo oggetto di battaglie studentesche perché, dicono i ragazzi, “ci sentiamo privati soprattutto della sua funzione sociale”. A far precipitare gli eventi, l’ultima serrata – ufficialmente per infiltrazioni d’acqua – datata luglio 2005 che ha spinto l’Adisu a stipulare, per quest’anno accademico, convenzioni con ristoranti privati. Affatto convinti di questa soluzione (sulla carta indicata dai vertici dell’Azienda come temporanea), gli studenti hanno più volte occupato i locali dell’Adisu, strappando la promessa di un incontro con i “responsabili” per una rapida riapertura della mensa. “Purtroppo – sostengono – sono state solo false promesse. E a nulla è valso lo stanziamento regionale di 380mila euro per la ristrutturazione della mensa perché, ad oggi, i lavori non sono ancora cominciati“.
Di qui la scelta dell’ultima occupazione, quella del 22 marzo, che ha portato al blocco dell’erogazione dei ticket nei locali mensa di via Banchi Nuovi e all’organizzazione di un pranzo sociale autogestito nel cortile di Palazzo Giusso. “Abbiamo volutamente agito su due livelli. Da un lato, volevamo dare un segnale forte alle istituzioni, per affrettare l’inizio dei lavori di ristrutturazione; dall’altro, volevamo coinvolgere gli studenti, riportando la loro attenzione sul problema e dimostrando l’importanza di un momento di socializzazione nei tempi ormai serrati che la riforma Zecchino-Moratti ci ha imposto”.
Per oltre tre ore, così, circa duecento, forse anche trecento studenti hanno affollato l’androne dell’edificio di piazza S. Giovanni Maggiore, assaporando un menu – rigorosamente autofinanziato – all’insegna di pasta al forno, insalata di riso, rustici, torte e vino a volontà. Il tutto condito da musica ad alto volume e l’illusione di essere tornati, almeno per un giorno, ai bei tempi della mensa, “quando all’ora di pranzo ci ritrovavamo tutti nello stesso luogo, organizzando grandi tavolate, chiacchierando e ridendo di qualsiasi cosa”, raccontano in molti. A prendere il posto della ristorazione pubblica adesso ci sono i ristoranti privati. “O bere o affogare. Per forza di cose, mangiamo nei ristoranti privati. Ma sono sovraffollati e per nulla socializzanti, tant’è che siamo costretti a disperderci tra i vari locali del centro storico”, dichiarano Mauro, Daniela ed Enzo, terzo, secondo e primo anno di Relazioni internazionali. Della stessa opinione anche Nicola, Rosy, Francesco e Andrea, tutti iscritti a Scienze Politiche tranne Nicola, che è una matricola di Lingue. Secondo loro, “si spendono tanti soldi per le convenzioni, quando invece potrebbero essere utilizzati per le borse di studio. Quest’anno, infatti, solo il 14% degli aventi diritto ha beneficiato delle borse”.
Chiusa a più riprese nel corso degli ultimi anni per motivi diversi, la mensa de L’Orientale è da tempo oggetto di battaglie studentesche perché, dicono i ragazzi, “ci sentiamo privati soprattutto della sua funzione sociale”. A far precipitare gli eventi, l’ultima serrata – ufficialmente per infiltrazioni d’acqua – datata luglio 2005 che ha spinto l’Adisu a stipulare, per quest’anno accademico, convenzioni con ristoranti privati. Affatto convinti di questa soluzione (sulla carta indicata dai vertici dell’Azienda come temporanea), gli studenti hanno più volte occupato i locali dell’Adisu, strappando la promessa di un incontro con i “responsabili” per una rapida riapertura della mensa. “Purtroppo – sostengono – sono state solo false promesse. E a nulla è valso lo stanziamento regionale di 380mila euro per la ristrutturazione della mensa perché, ad oggi, i lavori non sono ancora cominciati“.
Di qui la scelta dell’ultima occupazione, quella del 22 marzo, che ha portato al blocco dell’erogazione dei ticket nei locali mensa di via Banchi Nuovi e all’organizzazione di un pranzo sociale autogestito nel cortile di Palazzo Giusso. “Abbiamo volutamente agito su due livelli. Da un lato, volevamo dare un segnale forte alle istituzioni, per affrettare l’inizio dei lavori di ristrutturazione; dall’altro, volevamo coinvolgere gli studenti, riportando la loro attenzione sul problema e dimostrando l’importanza di un momento di socializzazione nei tempi ormai serrati che la riforma Zecchino-Moratti ci ha imposto”.
Per oltre tre ore, così, circa duecento, forse anche trecento studenti hanno affollato l’androne dell’edificio di piazza S. Giovanni Maggiore, assaporando un menu – rigorosamente autofinanziato – all’insegna di pasta al forno, insalata di riso, rustici, torte e vino a volontà. Il tutto condito da musica ad alto volume e l’illusione di essere tornati, almeno per un giorno, ai bei tempi della mensa, “quando all’ora di pranzo ci ritrovavamo tutti nello stesso luogo, organizzando grandi tavolate, chiacchierando e ridendo di qualsiasi cosa”, raccontano in molti. A prendere il posto della ristorazione pubblica adesso ci sono i ristoranti privati. “O bere o affogare. Per forza di cose, mangiamo nei ristoranti privati. Ma sono sovraffollati e per nulla socializzanti, tant’è che siamo costretti a disperderci tra i vari locali del centro storico”, dichiarano Mauro, Daniela ed Enzo, terzo, secondo e primo anno di Relazioni internazionali. Della stessa opinione anche Nicola, Rosy, Francesco e Andrea, tutti iscritti a Scienze Politiche tranne Nicola, che è una matricola di Lingue. Secondo loro, “si spendono tanti soldi per le convenzioni, quando invece potrebbero essere utilizzati per le borse di studio. Quest’anno, infatti, solo il 14% degli aventi diritto ha beneficiato delle borse”.
Lo strano caso: i 100
ticket del sabato
ticket del sabato
Dall’occupazione del 22 marzo è poi scaturito il fruttuoso appuntamento del 23 marzo col presidente del CdiA dell’Adisu Orientale, Luigi Serra, “che però ha rifiutato un incontro pubblico all’università e ha accettato di parlare solo con una nostra delegazione”. In seguito al colloquio, gli studenti hanno ottenuto una data limite per l’avvio della ristrutturazione della mensa e una promessa. “Il Presidente ci ha assicurato che i lavori partiranno entro luglio per far sì che la mensa riapra a settembre. Inoltre, una nostra delegazione parteciperà a tutti i Consigli di Amministrazione nel cui ordine del giorno ci sarà la questione mensa. In questo modo, potremo monitorare da vicino l’evoluzione della faccenda”.
Un’altra ombra, però, si abbatte sull’Azienda che dovrebbe garantire il diritto allo studio degli studenti de L’Orientale: l’ombra dei ticket fantasma. Gli studenti raccontano di documenti (secondo Serra ufficiosi e non ufficiali) in cui non quadrano i conti. “Cifre alla mano, in questo anno accademico sono stati erogati più tagliandi di quanti realmente utilizzati. In particolare, nell’ultimo mese ogni sabato sono stati distribuiti un centinaio di ticket in più rispetto alla media settimanale. La stranezza sta nel fatto che sia successo in un giorno, il sabato, dove l’affluenza studentesca all’università è ridotta ai minimi termini per mancanza di lezioni e di esami. Quel che è peggio, il 22 marzo – giorno dell’occupazione – risultano erogati 46 tagliandi, il che è materialmente impossibile”. Insomma, la scusa di conteggi non ufficiali avanzata da Serra non l’ha data a bere agli studenti, al cui vaglio l’Azienda sottoporrà i documenti ufficiali nei prossimi giorni. Nel frattempo, qualche dubbio resta: “Perché sprecare danaro pubblico sottraendolo al diritto allo studio? e chi è che se ne avvantaggia?”, si chiedono i ragazzi.
Paola Mantovano
Un’altra ombra, però, si abbatte sull’Azienda che dovrebbe garantire il diritto allo studio degli studenti de L’Orientale: l’ombra dei ticket fantasma. Gli studenti raccontano di documenti (secondo Serra ufficiosi e non ufficiali) in cui non quadrano i conti. “Cifre alla mano, in questo anno accademico sono stati erogati più tagliandi di quanti realmente utilizzati. In particolare, nell’ultimo mese ogni sabato sono stati distribuiti un centinaio di ticket in più rispetto alla media settimanale. La stranezza sta nel fatto che sia successo in un giorno, il sabato, dove l’affluenza studentesca all’università è ridotta ai minimi termini per mancanza di lezioni e di esami. Quel che è peggio, il 22 marzo – giorno dell’occupazione – risultano erogati 46 tagliandi, il che è materialmente impossibile”. Insomma, la scusa di conteggi non ufficiali avanzata da Serra non l’ha data a bere agli studenti, al cui vaglio l’Azienda sottoporrà i documenti ufficiali nei prossimi giorni. Nel frattempo, qualche dubbio resta: “Perché sprecare danaro pubblico sottraendolo al diritto allo studio? e chi è che se ne avvantaggia?”, si chiedono i ragazzi.
Paola Mantovano