La mensa de L’Orientale chiude – ufficialmente per infiltrazioni d’acqua – e gli studenti occupano, per protesta, gli uffici dell’Edisu Napoli 2, e lo fanno proprio nel giorno della sigla delle convenzioni con i ristoranti privati. È accaduto lo scorso 27 ottobre, allorquando un centinaio di studenti si sono riversati nei locali dell’Ente di via Marina per ribadire il loro no “a tutti quei provvedimenti che mirano a privatizzare l’università e tutti i servizi per gli studenti, come la mensa”. Un solo giorno di occupazione, dunque, per avanzare una richiesta: un confronto congiunto tra Rettorato (i locali della mensa sono di proprietà de L’Orientale), il presidente dell’Adisu, il prof. Luigi Serra, e l’assessore regionale all’Università, Teresa Armato, che porti, da un lato, alla riapertura del servizio di ristorazione pubblico, dall’altro, ad una migliore tutela del diritto allo studio.
Chiusa da luglio, la mensa de L’Orientale, tra le migliori delle Università italiane, la sola ad essere ancora in funzione a Napoli, necessita di lavori di ristrutturazione che, come dichiarava il presidente dell’Adisu, Luigi Serra, nello scorso numero di Ateneapoli, “per motivi tecnici e politici dell’Adisu non possono essere prontamente eseguiti”. Unico rimedio possibile, le convenzioni con ristoranti esterni, che agli studenti non piacciono perché abbassano la qualità del servizio e ne fanno lievitare i costi. Di qui la mobilitazione studentesca del 27 ottobre, dopo un’assemblea svoltasi nell’androne del Palazzo del Mediterraneo e che rappresenta, riferisce Peppe, esponente del Collettivo de L’Orientale, “una linea di continuità con la manifestazione nazionale di Roma del 25 ottobre, in cui studenti universitari e medi, ricercatori e docenti sono scesi in piazza contro il Ddl Moratti e le riforme Berlinguer-Zecchino e Moratti che hanno permesso l’entrata dei privati nelle università”.
Un precedente, la serrata della mensa della Federico II, chiusa ormai già da cinque anni per motivi analoghi a quelli de L’Orientale, avvalora la tesi degli studenti, secondo cui è in atto “l’asservimento di tutte le nostre strutture alle logiche di profitto e di mercato”. “Nell’Ateneo fridericiano – commenta Peppe – si va avanti da tempo con le convenzioni con ristoranti privati. Il risultato è che i prezzi sono schizzati alle stelle: si pagano 6,50 euro per un pasto, a fronte dei 4,50 euro della mensa e con un aumento di oltre il 300% rispetto alle lire, quando mangiare nella struttura pubblica costava appena 2.500 lire”. Al Federico II, poi, oltre al danno si è aggiunta anche la beffa. “Da noi – racconta Danilo Spasiano, al terzo anno di Ingegneria Ambiente e territorio nonché membro della Sinistra giovanile – si sono spesi migliaia di euro per evitare le truffe dei ristoranti privati (che sono stati ora dotati di macchinari per il controllo delle impronte digitali, ndr). Mi chiedo: non era più conveniente per il nostro Edisu ristrutturare la mensa? L’Ente avrebbe speso di meno e noi studenti avremmo avuto la nostra mensa pubblica”.
Gli studenti, dunque, respingono con forza il sistema delle convenzioni, la cui firma è al momento bloccata. “Non sappiamo quanto costeranno i ticket – afferma Raffaella, studentessa fuorisede di Foggia – né abbiamo garanzie sulla qualità del cibo. Quel che è peggio, così facendo sparisce un ulteriore spazio di aggregazione per noi”. Ma la protesta degli studenti si allarga all’intero sistema università. “Vogliamo parlare delle tasse? – prosegue Raffaella – A L’Orientale esistono solo sette fasce di reddito, che non sono assolutamente rappresentative del livello economico di tutti i suoi iscritti. E poi questa benedetta riforma. Quando mia madre s’iscrisse a Biologia, sapeva quale lavoro avrebbe svolto una volta laureata; io, invece, che frequento Relazioni internazionali, non so cosa andrò a fare”.
Ovvia, insomma, la richiesta degli studenti de L’Orientale. “La mensa deve riaprire – reclama Fabio – perché fa parte di quel servizio pubblico che l’università dovrebbe garantire. Tra l’altro, sono anche beneficiario di borsa di studio e la mensa mi assicura un servizio migliore rispetto a quello dei ristoranti privati”. Di qui un monito. “Stiano attenti i ristoratori – avverte Domenico, membro del Collettivo de L’Orientale – perché diventeranno bersaglio del movimento: potremmo anche decidere di mangiare senza pagare”.
Dal canto suo, la rappresentanza studentesca che fa capo ad Orientale 05 appoggia le manifestazioni di protesta contro la chiusura della mensa, “purché – dichiara Gaetano Cervone, – si palesino con civiltà e si caratterizzino per la democraticità”. Nel frattempo, proclamano “una giornata di lutto accademico”, realizzata attraverso “la distribuzione – riporta Alessandro Etzi, presidente del Consiglio degli studenti – di fascette nere indossate in occasione della conferenza di Ateneo del 31 ottobre scorso”.
Paola Mantovano
Chiusa da luglio, la mensa de L’Orientale, tra le migliori delle Università italiane, la sola ad essere ancora in funzione a Napoli, necessita di lavori di ristrutturazione che, come dichiarava il presidente dell’Adisu, Luigi Serra, nello scorso numero di Ateneapoli, “per motivi tecnici e politici dell’Adisu non possono essere prontamente eseguiti”. Unico rimedio possibile, le convenzioni con ristoranti esterni, che agli studenti non piacciono perché abbassano la qualità del servizio e ne fanno lievitare i costi. Di qui la mobilitazione studentesca del 27 ottobre, dopo un’assemblea svoltasi nell’androne del Palazzo del Mediterraneo e che rappresenta, riferisce Peppe, esponente del Collettivo de L’Orientale, “una linea di continuità con la manifestazione nazionale di Roma del 25 ottobre, in cui studenti universitari e medi, ricercatori e docenti sono scesi in piazza contro il Ddl Moratti e le riforme Berlinguer-Zecchino e Moratti che hanno permesso l’entrata dei privati nelle università”.
Un precedente, la serrata della mensa della Federico II, chiusa ormai già da cinque anni per motivi analoghi a quelli de L’Orientale, avvalora la tesi degli studenti, secondo cui è in atto “l’asservimento di tutte le nostre strutture alle logiche di profitto e di mercato”. “Nell’Ateneo fridericiano – commenta Peppe – si va avanti da tempo con le convenzioni con ristoranti privati. Il risultato è che i prezzi sono schizzati alle stelle: si pagano 6,50 euro per un pasto, a fronte dei 4,50 euro della mensa e con un aumento di oltre il 300% rispetto alle lire, quando mangiare nella struttura pubblica costava appena 2.500 lire”. Al Federico II, poi, oltre al danno si è aggiunta anche la beffa. “Da noi – racconta Danilo Spasiano, al terzo anno di Ingegneria Ambiente e territorio nonché membro della Sinistra giovanile – si sono spesi migliaia di euro per evitare le truffe dei ristoranti privati (che sono stati ora dotati di macchinari per il controllo delle impronte digitali, ndr). Mi chiedo: non era più conveniente per il nostro Edisu ristrutturare la mensa? L’Ente avrebbe speso di meno e noi studenti avremmo avuto la nostra mensa pubblica”.
Gli studenti, dunque, respingono con forza il sistema delle convenzioni, la cui firma è al momento bloccata. “Non sappiamo quanto costeranno i ticket – afferma Raffaella, studentessa fuorisede di Foggia – né abbiamo garanzie sulla qualità del cibo. Quel che è peggio, così facendo sparisce un ulteriore spazio di aggregazione per noi”. Ma la protesta degli studenti si allarga all’intero sistema università. “Vogliamo parlare delle tasse? – prosegue Raffaella – A L’Orientale esistono solo sette fasce di reddito, che non sono assolutamente rappresentative del livello economico di tutti i suoi iscritti. E poi questa benedetta riforma. Quando mia madre s’iscrisse a Biologia, sapeva quale lavoro avrebbe svolto una volta laureata; io, invece, che frequento Relazioni internazionali, non so cosa andrò a fare”.
Ovvia, insomma, la richiesta degli studenti de L’Orientale. “La mensa deve riaprire – reclama Fabio – perché fa parte di quel servizio pubblico che l’università dovrebbe garantire. Tra l’altro, sono anche beneficiario di borsa di studio e la mensa mi assicura un servizio migliore rispetto a quello dei ristoranti privati”. Di qui un monito. “Stiano attenti i ristoratori – avverte Domenico, membro del Collettivo de L’Orientale – perché diventeranno bersaglio del movimento: potremmo anche decidere di mangiare senza pagare”.
Dal canto suo, la rappresentanza studentesca che fa capo ad Orientale 05 appoggia le manifestazioni di protesta contro la chiusura della mensa, “purché – dichiara Gaetano Cervone, – si palesino con civiltà e si caratterizzino per la democraticità”. Nel frattempo, proclamano “una giornata di lutto accademico”, realizzata attraverso “la distribuzione – riporta Alessandro Etzi, presidente del Consiglio degli studenti – di fascette nere indossate in occasione della conferenza di Ateneo del 31 ottobre scorso”.
Paola Mantovano