Mieli: il giornalismo nell’era di Internet

Un centinaio di persone all’inaugurazione, il 16 marzo, del Corso di Formazione Informazione e Comunicazione Istituzionale, Marketing e Grafica pubblicitaria, frutto della collaborazione tra il Formed e la Facoltà di Lettere. Ha sottolineato come l’iniziativa cerchi di rispondere alle nuove esigenze nel mondo del lavoro ed anche la necessità che i giornalisti conoscano l’importanza della lingua italiana, fattore troppo spesso ignorato anche da firme autorevoli, la Preside Rosanna Cioffi. Le lezioni saranno tenute da esperti e professionisti del settore, ma anche da docenti della Facoltà – il prof. Paolo De Marco, i ricercatori Steven Spedding e Raffaele Spiezia -.  Vittoria Ponzetta, direttore di Formed, ha poi introdotto l’ospite di eccezione, il giornalista Paolo Mieli, il quale ha posto l’accento sul concetto di formazione. “Troppo poco si conosce oggi a riguardo, non si possiede che un’idea generale di cosa sia la formazione; volendo dare una definizione, la formazione è un luogo dove si investe per dare occupazione, progresso civile e guadagno”, ha detto. Il corso, invece, ha un obiettivo preciso: “formare dei comunicatori che siano in grado di trasformare tutto ciò che già giace in qualcosa che possa arrivare agli occhi e alle orecchie dei cittadini; che formi persone in grado di spiegare in modo semplice e diretto al cittadino le proprie opportunità”. Dopo aver sostenuto la prova finale, quindi, si formeranno giornalisti altamente specializzati e dinamici, i quali, a detta di Mieli, non avranno problema a trovare occupazione, a patto che si sensibilizzino tutte le istituzioni ad investire in questa figura professionale. Ma il corso ha un ulteriore merito: “non tutto lo studio che si fa si esaurisce quando si trova lavoro, ma torna utile verso i 30-35 anni, nel momento della ripartenza, perché emergeranno senza dubbio le persone con una formazione migliore”. Spazio quindi ad alcune domande in sala. Che fine ha fatto l’informazione vera nel nostro paese? “Credo che l’informazione, pur ammaccata, sia intatta, e quando si farà un bilancio su questo ventennio si scoprirà che l’informazione ha resistito, a differenza di altri settori, come la politica. L’informazione è stata più coraggiosa: guardiamo ad esempio anche giornali di destra, come “Libero” e “Il Giornale”, guardiamo con che ferocia si sono lanciati contro la guerra in Libia. Anche un uomo dichiaratamente di sinistra come me non può non ammirare questo tipo di informazione”, risponde Mieli. Cosa risponde a chi prevede che entro il 2012 si passerà a fare giornalismo solo su internet? “E’ ovvio che internet sia un mezzo esplosivo e più potente di quelli mai conosciuti fino ad ora. Basta osservare come le nuove generazioni non vedano nel Tg un appuntamento quotidiano, cosa avvertita invece dalla mia generazione, perché hanno la possibilità di consultare notizie recentissime sul pc. Il punto debole di questo strumento, però, sta nel fatto che non c’è una gerarchia delle notizie: un utente non esperto deve riuscire a districarsi con una quantità enorme di materiale; questo non succede sui giornali, dov’è operata una selezione prima della pubblicazione. Chi conserva l’autorevolezza per stabilire cosa è importante e cosa no, ha un potere maggiore di chi può dare per primo una notizia. Prendiamo come esempio il teatro: per 2500 anni è stato l’unico mezzo di rappresentazione; è stato poi soppiantato dal cinema, dalla tv, ma resta ancora la misura della qualità di un regista o di un attore, perché nel teatro è depositato qualcosa che non muore. Lo stesso succederà per la carta stampata”.
Anna Verrillo
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