“Come ogni anno, in questo periodo sarebbe dovuta iniziare l’attività di campo, quella professionalizzante per i nostri studenti. Abbiamo accordi e convenzioni per portarli, per esempio, nel Parco del Cilento e nella Foresta Cerreta Cognole che è di proprietà regionale e si trova nel Vallo di Diano. Sono occasioni importanti per stare insieme più giorni. Vedono piante, uccelli, incontrano i responsabili dei parchi e delle riserve naturali, potenziali sbocchi lavorativi per le nostre ragazze e per i nostri ragazzi. Purtroppo il programma è saltato e non so come potremo recuperarlo. Se l’emergenza sanitaria passerà, magari in autunno sarà possibile restituire agli studenti questa parte importante della loro formazione”. Il prof. Domenico Fulgione, Presidente dei Corsi di Laurea Triennale e Magistrale in Scienze Naturali, non nasconde il suo rammarico ed il suo dispiacere. “Va bene la didattica a distanza, è vero che stiamo compiendo enormi sforzi, come tutto l’Ateneo, per garantire lezioni ed esami. Sotto questo profilo sono molto contento di come stiano procedendo le cose. Resta il rammarico di non poter garantire l’altro pezzo, quello delle attività sul campo che per Corsi come Scienze Naturali, ma si potrebbe dire lo stesso per Scienze Geologiche, solo per citare un altro esempio, sono indispensabili”. Sono varie le convenzioni in corso ed altre sono – o meglio erano prima dell’epidemia che ha paralizzato il Paese – in fase di stipula. “Tra queste ultime – riferisce Fulgione – c’è una intesa con il Parco Nazionale del Vesuvio. Quella è un’area strategica, che attira centinaia di migliaia di turisti ogni anno. È anche un esempio di Parco Naturale in un’area densamente urbanizzata. Sarebbe istruttivo – confido che l’intesa potrà essere perfezionata nei prossimi mesi – che i nostri studenti trascorrano sul Vesuvio periodi di formazione, osservino fl ora e fauna e capiscano da chi gestisce il Parco quali sono le criticità. Un’altra intesa in fase di perfezionamento è quella con la riserva naturale Foce Volturno – Costa di Licola. È in un territorio certamente maltrattato per troppi anni, ma offre ancora siti dunali di strategica importanza per gli uccelli ed altre bellezze. È la testimonianza che quell’area non è solo Terra dei Fuochi”. Ritornando alla didattica ai tempi del coronavirus, il docente fa un focus sulle lezioni e sugli esami che si sono già svolti. “Sono contento – dice – che si sia riusciti a partire. Ho temuto molto. Il primo giorno è stato uno stress test pesantissimo per il sistema informatico dell’Ateneo. Lunedì 16 marzo intendo. I colleghi, anche quelli poco pratici di sistemi informatici e realtà virtuale, hanno risposto bene e con impegno per acquisire praticità e dimestichezza con lo strumento. I ragazzi pongono domande, si stanno sbizzarrendo. Eravamo partiti in sordina con la classica lezione in Power Point ed ora parlano in chat con me che rispondo”. Per contrasto, nota il docente, “in una situazione così drammatica si è capito anche quanto la didattica abbia bisogno innanzitutto di contenuti. Quella attuale è una circostanza che seleziona chi ha qualcosa da dire da chi fa chiacchiere. Poi questa situazione ci fa capire quanto fondamentale sia la didattica dal vivo. Io in aula impiego i primi dieci minuti a capire chi ho di fronte, la platea non è mai omogenea. Quando ti sequestrano il rapporto con la platea, capisci quanto sia importante”.
Esami, domande argomentate non telequiz
Racconta: “Poco fa ho chiuso una seduta di esame di Evoluzione ed è andata bene. Bellissimo vedere i ragazzi con tanti quadrettini sullo schermo. Arrossiscono e percepisci le loro emozioni. Non possiamo controllarli, copiano, si mettono il libro davanti in video chat? Sono obiezioni che in questi giorni ho ricevuto anche da alcuni colleghi. Io dico, però, che non possiamo partire con la presunzione di colpevolezza e che vogliano ingannarci. Dobbiamo imparare, inoltre, a porre domande in maniera argomentata e non come se fossimo ad un telequiz. Il ragazzo non potrà andare a leggere in quel momento sul libro la risposta ad una domanda bene argomentata. Poi dobbiamo valutare anche la capacità di parlare, di porre esempi, di collegarsi da un argomento all’altro da parte dello studente. Gli esami on-line sono una sfida anche per noi”. Prosegue il docente: “Oggi (25 marzo) erano quattro o cinque i ragazzi da esaminare. La fase iniziale è un po’ strana perché mostrano il documento alla camera. Per fortuna non c’è più il libretto da firmare, come ai tempi nei quali io ero studente. Hanno un pin elettronico e questo facilita la procedura”. Il futuro, dopo l’emergenza, potrebbe portare anche un nuovo Corso di Laurea. “Ci sto pensando da un po’ – racconta Fulgione – anche in considerazione della circostanza che in un paio di anni siamo passati da 50 a 120 immatricolati alla Laurea Triennale. Pensavo ad una nuova Laurea Magistrale che formi il naturalista che lavora in ambito turistico. Mi sta frullando l’idea in testa, ma non è facile. Voglio parlarne in Ateneo, va fatto un nuovo ordinamento. Certo è che in Italia dobbiamo spingere verso queste figure professionali. Esistono molte associazioni che rilasciano il tesserino di guida naturalistica, ma non sono laureati quinquennali”. Conclude: “Sono convinto che ci potrebbe essere mercato per questa nuova figura professionale e che potrebbe aiutarci a trattenere a Napoli i laureati Triennali i quali vanno a Bologna, a Padova o in altre città per il prosieguo degli studi. Naturalmente è un progetto che non si realizzerà nel prossimo anno accademico perché siamo ancora alla fase dell’idea ed andrà discussa in primis in seno al Dipartimento”.
Fabrizio Geremicca