“Ho frequentato per un anno la Facoltà di Medicina de La Sapienza, a Roma, presso la quale mi ero iscritto non avendo superato i quiz alla Sun. L’anno successivo, ci ho riprovato ed ora sono al quinto anno, presso la sede di Caserta. Per questo, mi sento di dire a tutti i ragazzi che si stanno preparando ai test per l’accesso, che ci vuole tenacia. Non arrendetevi perchè se non passate i quiz, li potete ripetere l’anno successivo!”. Questo l’incoraggiamento di Gaetano Marrocco, rappresentante degli studenti. Aggiunge: “ho scelto di studiare alla Sun perché è un Ateneo più piccolo e questo significa essere seguiti maggiormente dai docenti”. Quali sono le prove più complicate? “Scegliere Medicina significa dover studiare a lungo, impegnarsi ed essere sempre aggiornati su cambiamenti e innovazioni. Al primo anno, gli esami più complicati sono, secondo me, Biologia e Istologia. Bisogna studiare giorno per giorno e non farsi influenzare dal fatto che non ci sono più interrogazioni come alle superiori”. Anche Daniela, studentessa 21enne al secondo anno con l’obiettivo di diventare pediatra, non ha passato i test selettivi la prima volta. “A mio parere, le domande non sono adatte alla preparazione ricevuta al liceo…non avendo passato i quiz, mi sono iscritta a Biotecnologie per la salute. L’anno successivo, ho ritentato i test e li ho passati grazie all’approfondimento di materie come Biologia e Fisica che ho studiato a Biotecnologie. Io consiglio di allenarsi calcolando i minuti e di puntare più sulle domande di Cultura generale e di Logica. E, logicamente, di rispondere ai quesiti di cui si è sicuri per non incorrere nella sottrazione di 0.25 punti nel caso di risposta sbagliata”. Daniela descrive il suo primo anno come “un po’ sacrificato. Bisogna seguire le lezioni tutti i giorni, studiare a casa. L’esame di Anatomia mi ha un pò scoraggiata, perchè c’erano troppe nozioni da assimilare in una sola volta, per prepararmi ho studiato più di sei mesi”. Ma rinunce e sforzi sono accettabili quando c’è una fortissima motivazione ed il desiderio di aiutare chi ha bisogno. “I miei parenti mi hanno sconsigliato di studiare Medicina, perché richiede un grosso impegno ed inoltre ritengono che in futuro non avrò tempo da dedicare a me stessa e ad una eventuale famiglia. Mio padre, invece, era preoccupato per le dure realtà con cui mi sarei confrontata. Io invece vado avanti, sono convinta di quello che voglio fare”. Al secondo anno, Daniela ha già deciso quale specializzazione seguire. “Ho un cugino disabile che ho visto nascere e crescere; i medici non hanno trovato ancora una soluzione e, forse, non sono riusciti a creare un buon rapporto con la famiglia del ragazzo. E’ anche questo che mi spinge a studiare Pediatria”.