Organico docenti e proroghe

“Il Senato Accademico chiederà alle Facoltà di portare i Dipartimenti ad almeno cinquanta docenti, promuovendo armonizzazioni e fusioni e rimandando a settembre eventuali decisioni di forza”, dice in apertura del Consiglio del 19 aprile il Preside di Economia  Achille Basile. Poi  presenta i dati sull’organico della Facoltà. Attualmente sono in servizio 140 docenti di ruolo (124 al netto di quelli provenienti da altre Facoltà), ventuno dei quali in lista per andare in quiescenza. Nei prossimi cinque anni, a questi se ne aggiungerà un’altra trentina. Per impostare delle linee guida condivise, il Preside ha istituito ed assunto il coordinamento di una Commissione, costituita dai Presidenti di Corsi di Laurea 270, dai Direttori dei Dipartimenti presumibilmente stabili in futuro e dai docenti Antonio Blandini e Luigi Cantone, che si è riunita, per la prima volta con una seduta pubblica, venerdì 23 aprile. 
Il punto caldo della seduta è però rappresentato dalla delibera che la Facoltà dovrà assumere a proposito delle richieste di biennio di proroga relative ai professori Ermanno Bocchini, Sergio Stammati, Sergio Sciarelli, Domenico Buonuomo, Guido Cella e Cecilia Scrocca. Previste per qualsiasi pubblico dipendente, in passato queste istanze venivano accolte più o meno automaticamente. Adesso la legge prevede che la Facoltà esprima un parere motivato. Dall’anno prossimo si potranno conteggiare fra i docenti a contratto anche le persone collocate a riposo, con precedenza a coloro che non avranno usufruito del biennio di proroga. “Allo stato attuale non siamo in grado di dare consistenza al fondo supplenze e contratti della Facoltà, ed oggi è l’ultimo giorno utile per pronunciarci”, sottolinea il Preside che propone una delibera in base alla quale la Facoltà si decida a favore dell’accoglimento delle istanze di proroga inoltrate dai docenti, in virtù della loro comprovata esperienza, del loro impegno in insegnamenti obbligatori rivolti a centinaia di studenti e dell’impossibilità di far fronte ai requisiti minimi. Prima di passare alla votazione, l’aula esprime le sue proposte e preoccupazioni. “Immagino che affidare a queste persone dei contratti, piuttosto che pagare loro uno stipendio intero, sia un gran risparmio per la Facoltà. Non si potrebbero usare questi fondi per ulteriori contratti, magari a persone giovani. Possiamo fare una delibera condizionata?”, chiede il prof. Marco Pagano. A nessuno sfugge, infatti, che affidare dei contratti a persone in quiescenza implichi continuare a portare avanti le attività con il contributo degli anziani e non dei giovani, ma la risposta del Preside è inevitabile: “il risparmio ricade sull’Ateneo che userà queste risorse per sanare eventuali deficit”. “Non è possibile intavolare una trattativa perché parte di questi soldi rientri in Facoltà?”, insiste Pagano. “Il Senato Accademico ha negato questa possibilità. Le delibere non possono essere condizionate, ma motivate sulla base dei requisiti minimi e saranno i più giovani ad andare in pensione per primi, perché i più anziani hanno potuto godere della disciplina transitoria”, interviene il prof. Eric Furno. “Voterò contro. Nella vita universitaria tutto sta diventando estremamente tecnocratico. Stiamo comprando e vendendo persone di settant’anni con una vita spesa nell’università. Tutto questo mortifica colleghi di grande profilo. Se non abbiamo i numeri chiudiamo, visto che dovremmo decidere della didattica della Facoltà. È immorale”, dice nel suo intervento il prof. Gennaro Biondi. Il prof. Sergio Stammati legge un lungo e dettagliato intervento, in cui si fa esplicito riferimento alle decisioni che un anno fa circa furono prese in merito alle istanze di proroga sua e di altri colleghi. In un quadro generale ancora incerto, allora si decise di lasciare la decisione all’Ateneo. Nel caso in cui le istanze fossero state respinte, i docenti settantenni avrebbero potuto contare ancora su un anno di attività come fuori ruolo, ricoprendo tutti gli incarichi ad eccezione della didattica. In caso contrario avrebbero avuto a disposizione ancora un anno di docenza piena, prima della pensione, senza possibilità di proroga come fuori ruolo. Gli uffici accettarono le richieste per rientrare nei requisiti minimi. “La decisione non tiene conto delle regole e di persone licenziate perché non più utili all’economia complessiva della Facoltà – dice il docente – L’anno scorso la gran parte della Facoltà non si pronunciò, dimostrando quanto l’incompetenza scientifica fosse anche giuridica. La situazione non è cambiata”, aggiunge prendendosela con chi, invece, un anno fa una posizione la prese e con il Consiglio nel suo complesso che, nonostante il giudizio favorevole espresso dal CIVR sulla qualità scientifica, non ha manifestato ‘solidarietà corporativa’. “Sono grato ai colleghi che hanno fornito una lunga e dettagliata relazione sulla loro attività didattica e sulla produzione scientifica. Non ho strumenti per valutarle tutte, ma non ho motivi per non essere favorevole”, conclude Stammati che, al momento del voto, si schiera contro la delibera del Preside. “Ci troviamo nella condizione folle che ora dei colleghi saranno fuori ruolo per tre anni”, interviene il prof. Ennio Forte. “La proposta del Preside è impeccabile, e lo dico con tristezza perché è contro la cultura e la scienza. Una delle più antiche università deve decidere in base a ragioni burocratiche”, aggiunge il prof. Giancarlo Guarino. Al termine degli interventi la replica del Preside arriva puntuale. “Non si licenzia nessuno. Stiamo parlando di persone che vanno in pensione con un ottimo stipendio. Scendiamo sulla terra – dice con una certa forza – Non facciamo noi le leggi e non disponiamo di un nostro bilancio, altrimenti avremmo delle regole in base alle quali decideremmo volta per volta. Anch’io sono frustrato e non penso che la Facoltà dovrebbe occuparsene, perché le delibere del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione sono meccaniche. L’anno scorso le richieste di proroga sono state accolte perché eravamo sotto i requisiti minimi e dopo un anno le cose non sono cambiate”. “Perché non proviamo a fare una delibera sui contratti ai giovani? Se c’è un problema burocratico, lavoriamo sui nostri corsi”, dice la prof.ssa Francesca Stroffolini sul finire di un dibattito che in coda diventa un po’ nebuloso e contraddittorio. Alla fine, la Facoltà approva la delibera con tre contrari e due astenuti. 
Simona Pasquale
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