Saranno stati in 150, in certi momenti anche 180/190 i docenti, -compreso qualche ricercatore, qualche raro amministrativo e qualche studente di passaggio-, gli intervenuti al primo dibattito pubblico per le elezioni del Preside il 9 febbraio agli Istituti anatomici. In così tanti, per un dibattito elettorale avente ad oggetto le elezioni per la Presidenza di Medicina, non s’erano mai visti. Soddisfatti gli organizzatori, i professori Generoso Andria, Luigi Califano, Sergio Cocozza, Gianni de Simone, Stefania Montagnani, Gabriele Riccardi, Luigi Saccà, Lucio Santoro e Pasquale Strazzullo, che hanno annunciato una replica per aprile. Anche se alla vigilia erano stati beccati dal prof. Domenico Lombardi che chiedeva loro di dire “prima” del dibattito per chi avrebbero votato –Vincenzo Macchia o Giovanni Persico: “in modo da dimostrare con i fatti di non appartenere a nessun gruppo ‘coperto’ come qualcuno, certamente sbagliando, potrebbe pensare”. Il prof. Filiberto Cimino, esperto di elezioni bulgare o cinesi (è stato rieletto al Dipartimento con il 99% dei voti ed 1 astenuto), ha pubblicamente consigliato un punto nel programma elettorale di entrambi i candidati: “fare meglio la didattica, meglio la ricerca, meglio l’assistenza”. I candidati si sono detti d’accordo. E come avrebbero potuto dire il contrario? Il problema è che più che i programmi, l’elettorato sembra orientato a votare le storie personali e la capacità di gestione. Altre reazioni a sintesi dell’incontro: “Persico è un politico di lungo corso, uno che la sa lunga. Macchia un gentiluomo e un sognatore”, afferma un docente di area biologica. Necessiterebbero entrambe le qualità. Prof. Lucio Santoro: “incontro abbastanza utile. Mai in passato un’esperienza del genere”. Un altro professore: “dopo due mesi di campagna elettorale, una prima occasione per creare momenti condivisi in facoltà”. Uno degli organizzatori: “la prossima volta meglio domande dirette, bisogna poter guardare in faccia chi pone le domande e capire cosa intende” e dunque come è posizionato nel dibattito interno.
Il dibattito. “C’è chi chiede più fondi regionali” (Franco Salvatore): “sempre troppo pochi”. Chi: “un Pronto Soccorso in Facoltà”, ma costerebbe troppo: “40 miliardi di vecchie lire”, risponde puntuale Persico. Il prof. Pignata chiede “la certificazione di qualità per le strutture del Policlinico”; i professori Consiglio e Izzo: “aule studio e spazi per gli studenti”, e Finmarò come si possa far dialogare “Dipartimenti Universitari e Dipartimenti Assistenziali”. Sono fra i pochi intervenuti in un dibattito ingessato dalle 17 domande preparate precedentemente e fatte pervenire ai due candidati prima dell’incontro. “Per garantire a tutti un dibattito soft, sereno, senza colpi di scena. Essendo la prima occasione di confronto pubblico” afferma la prof.ssa Montagnani, che insieme a Riccardi ha presieduto e moderato l’incontro.
Altre osservazioni. L’assenza degli studenti: “non siamo stati invitati” afferma ad Ateneapoli Pierino Di Silverio, Presidente uscente del Consiglio degli Studenti. Il prof. Lucio Nitsch: “dibattito freddo, tutto troppo scontato. I candidati sono sembrati molto simili, la modalità del dibattito con le domande pre-inviate ai candidati, non fa evidenziare le differenze, né i programmi”. “Troppo concentrato il dibattito, su attività assistenziale e Azienda Ospedaliera Policlinico”. Un giudizio invece sulla folta partecipazione? “Non mi meraviglia, a Medicina c’è ancora voglia di partecipare, c’è passione, dibattito. Lo vediamo anche nei Consigli di Facoltà”.
Il confronto. “Senza denari non si cantano messe”, dice un vecchio proverbio popolare. “E senza intralci si campa meglio”, è un parere diffuso. E nel dibattito, in 11 domande su 17, i docenti hanno chiesto con chiarezza: più fondi per la ricerca e per il centro trapianti, più personale docente, più attività assistenziale e via l’Azienda Policlinico (prof. Franco Salvatore). E chi fra i due candidati offre maggiori garanzie per fare tutto ciò? Il ricercatore senza esperienza di governo (per sua ammissione, si veda Ateneapoli del 12 novembre), prof. Macchia, o l’esperto navigatore, il politico consumato, prof. Persico? Alla fine, come commentava un professore, il cui cognome inizia con la R, ma non sveliamo il nome, ha risposto: “14 a 6 per Persico. Oggi”. Sul voto finale di giugno, invece, forse, è una partita ancora tutta da giocare.
Nelle campagne elettorali per i Presidi di Facoltà, dove ci sono due candidati e l’elezione è un po’ incerta, è prassi dopo il dibattito accademico, che i docenti si avvicinino e salutino entrambi i contendenti. A Medicina non è andata così: una novantina di docenti hanno attorniato il candidato Persico e meno di una ventina sono andati a salutare Macchia (erano quasi di più gli studenti e i dipendenti che dopo l’incontro l’hanno avvicinato al bar). Qualcuno per evitare l’imbarazzo è andato via prima. Una sensazione di elezioni già scontate? “Sono colleghi, estimatori, persone del raggruppamento disciplinare” schiva un docente proPersico, “null’altro”. I proMacchia: “Macchia è un outsider, uno che comunque vada, tiene a sviluppare un dibattito nella Facoltà. Più sarà grande il suo risultato, più certe tematiche avranno diritto di cittadinanza a Medicina”. Altro docente: “ci si divide al momento dell’urna, ma poi si lavora tutti insieme”. In realtà, la differenza sta tutta in due diverse idee e concetti di gestione della Facoltà, che pure se il dibattito ingessato ha reso meno evidenti, ci sono. Macchia, nel dibattito ha richiamato “all’orgoglio e alla dignità: della didattica, della professione medica, della missione”. Ha detto “di privilegiare le strutture prima delle chiamate in cattedra”: “a che serve chiamare un grande cardiochirurgo come Vosa, se le strutture che prima erano fatiscenti solo per Spampinato, ora lo sono anche per il nuovo arrivato?”. Da Persico, invece, il richiamo ad una “identità del corpo docente di Medicina”, che significa anche dare “certezze gestionali, sicurezza, sviluppo, anche degli organici, reperimento fondi, rapporti con Regione e ministeri”. Insomma: governo, relazioni politico-istituzionali, per dirla tutta: concretezza. Persico ha probabilmente in questo primo dibattito, meglio saputo interpretare le istanze di una fetta consistente del corpo docente. Si è dimostrato più politico, più pronto alla battuta, al confronto pubblico ed ha chiuso dicendosi d’accordo con la creazione delle “Fondazioni”, per ‘attrarre fondi’. Eventualmente eliminando l’odiata (da parte di molti) Azienda Policlinico. Macchia è sembrato più uscito dal chiuso di un laboratorio di ricerca, più adatto alla lezione magistrale, ai sacri vangeli della disciplina, ha insomma parlato al cuore della facoltà, ha toccato le corde delle passioni, la mission, gli studenti, la didattica, la ricerca. Persico ha parlato alle tasche, ai professionisti che chiedono certezze messe oggi sempre più in pericolo, per carenza di strutture, mancanza di fondi e “concorrenza esterna”.
Paolo Iannotti
Il dibattito. “C’è chi chiede più fondi regionali” (Franco Salvatore): “sempre troppo pochi”. Chi: “un Pronto Soccorso in Facoltà”, ma costerebbe troppo: “40 miliardi di vecchie lire”, risponde puntuale Persico. Il prof. Pignata chiede “la certificazione di qualità per le strutture del Policlinico”; i professori Consiglio e Izzo: “aule studio e spazi per gli studenti”, e Finmarò come si possa far dialogare “Dipartimenti Universitari e Dipartimenti Assistenziali”. Sono fra i pochi intervenuti in un dibattito ingessato dalle 17 domande preparate precedentemente e fatte pervenire ai due candidati prima dell’incontro. “Per garantire a tutti un dibattito soft, sereno, senza colpi di scena. Essendo la prima occasione di confronto pubblico” afferma la prof.ssa Montagnani, che insieme a Riccardi ha presieduto e moderato l’incontro.
Altre osservazioni. L’assenza degli studenti: “non siamo stati invitati” afferma ad Ateneapoli Pierino Di Silverio, Presidente uscente del Consiglio degli Studenti. Il prof. Lucio Nitsch: “dibattito freddo, tutto troppo scontato. I candidati sono sembrati molto simili, la modalità del dibattito con le domande pre-inviate ai candidati, non fa evidenziare le differenze, né i programmi”. “Troppo concentrato il dibattito, su attività assistenziale e Azienda Ospedaliera Policlinico”. Un giudizio invece sulla folta partecipazione? “Non mi meraviglia, a Medicina c’è ancora voglia di partecipare, c’è passione, dibattito. Lo vediamo anche nei Consigli di Facoltà”.
Il confronto. “Senza denari non si cantano messe”, dice un vecchio proverbio popolare. “E senza intralci si campa meglio”, è un parere diffuso. E nel dibattito, in 11 domande su 17, i docenti hanno chiesto con chiarezza: più fondi per la ricerca e per il centro trapianti, più personale docente, più attività assistenziale e via l’Azienda Policlinico (prof. Franco Salvatore). E chi fra i due candidati offre maggiori garanzie per fare tutto ciò? Il ricercatore senza esperienza di governo (per sua ammissione, si veda Ateneapoli del 12 novembre), prof. Macchia, o l’esperto navigatore, il politico consumato, prof. Persico? Alla fine, come commentava un professore, il cui cognome inizia con la R, ma non sveliamo il nome, ha risposto: “14 a 6 per Persico. Oggi”. Sul voto finale di giugno, invece, forse, è una partita ancora tutta da giocare.
Nelle campagne elettorali per i Presidi di Facoltà, dove ci sono due candidati e l’elezione è un po’ incerta, è prassi dopo il dibattito accademico, che i docenti si avvicinino e salutino entrambi i contendenti. A Medicina non è andata così: una novantina di docenti hanno attorniato il candidato Persico e meno di una ventina sono andati a salutare Macchia (erano quasi di più gli studenti e i dipendenti che dopo l’incontro l’hanno avvicinato al bar). Qualcuno per evitare l’imbarazzo è andato via prima. Una sensazione di elezioni già scontate? “Sono colleghi, estimatori, persone del raggruppamento disciplinare” schiva un docente proPersico, “null’altro”. I proMacchia: “Macchia è un outsider, uno che comunque vada, tiene a sviluppare un dibattito nella Facoltà. Più sarà grande il suo risultato, più certe tematiche avranno diritto di cittadinanza a Medicina”. Altro docente: “ci si divide al momento dell’urna, ma poi si lavora tutti insieme”. In realtà, la differenza sta tutta in due diverse idee e concetti di gestione della Facoltà, che pure se il dibattito ingessato ha reso meno evidenti, ci sono. Macchia, nel dibattito ha richiamato “all’orgoglio e alla dignità: della didattica, della professione medica, della missione”. Ha detto “di privilegiare le strutture prima delle chiamate in cattedra”: “a che serve chiamare un grande cardiochirurgo come Vosa, se le strutture che prima erano fatiscenti solo per Spampinato, ora lo sono anche per il nuovo arrivato?”. Da Persico, invece, il richiamo ad una “identità del corpo docente di Medicina”, che significa anche dare “certezze gestionali, sicurezza, sviluppo, anche degli organici, reperimento fondi, rapporti con Regione e ministeri”. Insomma: governo, relazioni politico-istituzionali, per dirla tutta: concretezza. Persico ha probabilmente in questo primo dibattito, meglio saputo interpretare le istanze di una fetta consistente del corpo docente. Si è dimostrato più politico, più pronto alla battuta, al confronto pubblico ed ha chiuso dicendosi d’accordo con la creazione delle “Fondazioni”, per ‘attrarre fondi’. Eventualmente eliminando l’odiata (da parte di molti) Azienda Policlinico. Macchia è sembrato più uscito dal chiuso di un laboratorio di ricerca, più adatto alla lezione magistrale, ai sacri vangeli della disciplina, ha insomma parlato al cuore della facoltà, ha toccato le corde delle passioni, la mission, gli studenti, la didattica, la ricerca. Persico ha parlato alle tasche, ai professionisti che chiedono certezze messe oggi sempre più in pericolo, per carenza di strutture, mancanza di fondi e “concorrenza esterna”.
Paolo Iannotti