Primo torneo di Rugby per la squadra federiciana

Sabato 31 maggio, mentre andiamo in stampa, si svolgerà al Collana il primo torneo di “rugby Hdemico”, un quadrangolare in cui si affronteranno i Rugby Club della Federico II, della Bocconi di Milano, della Luiss di Roma e dell’Università della Magna Grecia di Catanzaro. 36 universitari sono stati selezionati per formare la squadra federiciana che è stata presentata al Rettore Trombetti  in occasione del Congresso di Confederazione. In verità, sul campo di rugby si gioca in 15 ma i ragazzi son disposti ad alternarsi e a prendere parte ad uno solo dei due incontri previsti, pur di dare spazio a tutti i compagni.  “Quando mi chiedono aiuto ragazzi come questi, come posso dire di no – scherza il Rettore alludendo alla prestanza degli atleti che gli hanno appena regalato una palla ovale – Sono un appassionato di sport, mi vanto di essere una vecchia gloria del calcio. Gli sport di squadra sono grandi palestre di vita. In una grande università come la nostra, spero sorgano anche squadre di pallacanestro, di pallavolo, ecc.. Vedremo di dare una mano a tutti ma tenendo fede ad una sola regola aurea: l’importante non è gareggiare ma vincere”.
Il torneo è stato fortemente voluto da Roberto Mendone, rappresentante degli studenti di Scienze Politiche: “rappresenteremo degnamente gli oltre 100.000 studenti della Federico II. Siamo sicuri che avremo un buon seguito perché negli ultimi anni il rugby ha perso la connotazione di sport di nicchia”.
I ragazzi si stanno allenando da circa un mese nel campo della Parthenope. “Al Cus non è stato possibile ma contiamo di usufruire degli impianti universitari in futuro – commenta Roberto convinto che il rugby sia lo sport universitario per eccellenza perché fortemente aggregante – A vincere non è mai il singolo ma il gruppo”. “Insegna il rispetto delle regole e dell’avversario. Abbiamo la moviola in campo da 15 anni per garantire la correttezza del gioco. Basta vedere in tv come i calciatori spesso inveiscano contro l’arbitro, questo nel rugby non accade mai”, dichiara Gennaro De Falco, Presidente della Federazione Rugby Campania che ha cominciato a giocare all’Università, vincendo nel ’61 il titolo italiano.  “All’Università del Sannio abbiamo una bella squadra e stiamo per costruire un campo di rugby nel campus dell’Università di Salerno” conclude De Falco. Domenico Ruggiero, iscritto a Farmacia, precisa che si tratta di uno sport per nulla violento: “fondamentali sono la tattica, gli schemi. Ci sono più infortunati nel calcio che non nel  rugby.” Roberto racconta che il rugby viene definito “una partita a scacchi giocata in velocità: significa che prima di agire bisogna fare la scelta giusta”, e poi sottolinea che lo studente deve avere le stesse doti di un buon giocatore, ossia “costanza, umiltà e spirito di sacrificio”. “E’ stato l’allenatore Salvatore Lucia a farmi innamorare di questo sport”, dichiara Tommaso Iossa, studente di Architettura che gioca nell’Afragola, squadra che nel 2008 si è piazzata al secondo posto del campionato di serie C. “Ho provato il rugby per curiosità due anni fa e da allora non mi ci sono più staccato. Ho fatto tiro con l’arco, calcio, basket, ma l’emozione del rugby non l’ho mai provata altrove”, interviene lo studente di Ingegneria Roberto Ospizio. Umberto D’Apice, iscritto a Giurisprudenza, sostiene sia l’ideale per trovare degli amici: “negli sport più popolari la selezione è troppo dura, perciò i ragazzi vengono indottrinati ad emergere sugli altri”. “La cosa più bella è il ‘terzo tempo’ – esclama il futuro ingegnere Massimiliano Palumbo con entusiasmo – Dopo esserci affrontati si festeggia assieme. Finita la partita, finite le ostilità”. Infatti, il rugby prevede che, dopo due trance di 40 minuti di gioco, vincitori e vinti escano dal campo e si rifocillino assieme. Il momento del buffet è il così detto ‘terzo tempo’. “Vincitori e vinti che mangiano allo stesso tavolo: è il trionfo dello spirito sportivo”, fanno notare Fabrizio Frezza di Biologia, Massimo Gherardi di Ingegneria Elettronica e Carmine Sebastiano di Scienze Biologiche. “Il rugby insegna ad essere avversari in campo ma sempre amici fuori – precisa Biagio Parmentola di Giurisprudenza – Fare sport non significa primeggiare sugli avversari ma condividere con loro una parte importante  dell’allenamento”. Ma c’è qualcuno come il quasi ingegnere Sebastiano Piromonda che afferma con disarmante sincerità: “ciò che piace di più è la mischia! E’ il momento in cui si confronta la forza della squadra rispetto a quella degli avversari”. “La mischia può sembrare disordinata, invece bisogna saperci entrare. L’incastro è pensato”, concorda Francesco Capotosto, iscritto ad Architettura, sottolineando che la stazza non è fondamentale, perché si tratta di un gioco anche di testa. Il rugby è, dunque, uno sport che valorizza tutti: i più massicci come i più minuti: “Gli avanti, ovvero gli 8 della mischia sono i più robusti perché lavorano di forza; gli altri 7 costituiscono la cavalleria leggera, cioè giocano di velocità”, spiega Pasqualino D’Orsi di Ingegneria. “Giocare con università come la Luiss o la Bocconi fa un certo effetto”, sostiene Michele Martone di Ingegneria delle telecomunicazioni. “Le altre 3 squadre hanno più tradizione. Noi ci alleniamo assieme soltanto da un mese”, aggiunge Eugenio Nappi di Ingegneria Informatica. “Ce la metteremo tutta per vincere. Ma, male che vada, saremo comunque tra le prime 4”, afferma sornione Carmine De Felice di Farmacia. “Le ragazze ci inciteranno da bordo campo come sempre. Sono terribili, se esitiamo un attimo per prendere fiato, si fanno sentire dagli spalti”, confessa Massimiliano. “La cosa più divertente è vederli rotolare nel fango – scherza Claudia Arfè, tifosissima fidanzata di Roberto – Ogni partita è un rito: li seguiamo in trasferta, organizziamo cori con i megafoni, ci mettiamo d’accordo su cosa preparare per il buffet.”
(Ma. Pi.)
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