Escursioni di studio, processi simulati nelle aule universitarie, esperienze investigative al seguito di importanti magistrati. La didattica a Giurisprudenza si evolve e trova nuove strade.
Tra i docenti protagonisti di un modo diverso di impostare le lezioni ed il rapporto con gli studenti, il professor Renato Oriani. Come avviene ormai da anni, il docente ha dato vita ad esercitazioni per gli studenti che nella sessione estiva sosterranno l’esame di Diritto Processuale Civile: si tratta di processi simulati. Prima della sosta pasquale sono stati celebrati i primi due dei cinque previsti.
“Si tratta di una sorta di riunioni finali -spiega il docente- nelle quali gruppi composti da 25-30 studenti dibattono simulatamente su argomenti precedentemente assegnati. Allo scopo, quest’anno, ho inteso concentrare l’attenzione sull’arbitrato, un argomento molto interessante ed attuale, che fa così da sfondo a tutti i processi simulati. L’arbitrato rituale, l’eccezione di arbitrato irrituale, la natura della eccezione di arbitrato, eccezione in senso ampio e senso stretto su atti estintivi, modificativi o impeditivi del fatto dedotto in giudizio d’ufficio, dal giudice, o su istanza della parte interessata: questi sono gli spunti dai quali gli studenti sono chiamati a partire nel discutere le loro tesi in giudizio”.
Una volta sostenuta questa prova, i ragazzi che vi hanno preso parte che tipo d’esame ‘ufficiale’ devono attendersi per maggio? “Sicuramente l’evento non passa inosservato, anche perché a prendere parte ai processi sono comunque ragazzi che in dipartimento sono ormai conosciuti. Come è avvenuto per il passato, si spera che anche i prossimi esami si tramutino in ‘colloqui’ dove lo studente è chiamato a completare un percorso didattico già iniziato con la discussione della causa simulata”.
Se le iniziative del professor Oriani erano già note, decisamente lo erano meno quelle promosse dal professor Andrea Antonio Dalia in favore della II cattedra di Procedura Penale, di cui è titolare.
Il professor Dalia, proveniente dall’ateneo salernitano, è conosciuto proprio per il suo ‘estro’ e, come ci ha spiegato lui stesso, tiene molto a far conoscere ai ragazzi i ‘meccanismi investigativi e le tecniche inquisitorie’ delle forze di polizia, oggi più che mai in campo per contrastare il diffuso fenomeno della criminalità organizzata.
“E’ tutto predisposto affinché, alla fine del corso, i miei studenti siano accompagnati in un’aula giudiziaria -commenta il professore-. Lì avranno certamente la possibilità di rendersi conto ‘sul campo’ di come si svolge un processo penale e di quale ruolo giocano le varie figure che vi prendono parte. In particolare lo scopo è quello di saziare la voglia di conoscenza che molti ragazzi hanno in merito al lavoro del magistrato. Ho detto che i miei studenti ‘saranno accompagnati’ in questa esperienza, perché è stata scelta, al di fuori dell’ateneo, una persona di indiscusso valore per far loro da guida: il magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia Luciano D’Angelo. Uno che conosce bene il mestiere e che ha già preso parte ad operazioni importanti anche a livello internazionale, insomma uno dei magistrati di spicco tra quelli che agiscono sul territorio”.
Tra i docenti protagonisti di un modo diverso di impostare le lezioni ed il rapporto con gli studenti, il professor Renato Oriani. Come avviene ormai da anni, il docente ha dato vita ad esercitazioni per gli studenti che nella sessione estiva sosterranno l’esame di Diritto Processuale Civile: si tratta di processi simulati. Prima della sosta pasquale sono stati celebrati i primi due dei cinque previsti.
“Si tratta di una sorta di riunioni finali -spiega il docente- nelle quali gruppi composti da 25-30 studenti dibattono simulatamente su argomenti precedentemente assegnati. Allo scopo, quest’anno, ho inteso concentrare l’attenzione sull’arbitrato, un argomento molto interessante ed attuale, che fa così da sfondo a tutti i processi simulati. L’arbitrato rituale, l’eccezione di arbitrato irrituale, la natura della eccezione di arbitrato, eccezione in senso ampio e senso stretto su atti estintivi, modificativi o impeditivi del fatto dedotto in giudizio d’ufficio, dal giudice, o su istanza della parte interessata: questi sono gli spunti dai quali gli studenti sono chiamati a partire nel discutere le loro tesi in giudizio”.
Una volta sostenuta questa prova, i ragazzi che vi hanno preso parte che tipo d’esame ‘ufficiale’ devono attendersi per maggio? “Sicuramente l’evento non passa inosservato, anche perché a prendere parte ai processi sono comunque ragazzi che in dipartimento sono ormai conosciuti. Come è avvenuto per il passato, si spera che anche i prossimi esami si tramutino in ‘colloqui’ dove lo studente è chiamato a completare un percorso didattico già iniziato con la discussione della causa simulata”.
Se le iniziative del professor Oriani erano già note, decisamente lo erano meno quelle promosse dal professor Andrea Antonio Dalia in favore della II cattedra di Procedura Penale, di cui è titolare.
Il professor Dalia, proveniente dall’ateneo salernitano, è conosciuto proprio per il suo ‘estro’ e, come ci ha spiegato lui stesso, tiene molto a far conoscere ai ragazzi i ‘meccanismi investigativi e le tecniche inquisitorie’ delle forze di polizia, oggi più che mai in campo per contrastare il diffuso fenomeno della criminalità organizzata.
“E’ tutto predisposto affinché, alla fine del corso, i miei studenti siano accompagnati in un’aula giudiziaria -commenta il professore-. Lì avranno certamente la possibilità di rendersi conto ‘sul campo’ di come si svolge un processo penale e di quale ruolo giocano le varie figure che vi prendono parte. In particolare lo scopo è quello di saziare la voglia di conoscenza che molti ragazzi hanno in merito al lavoro del magistrato. Ho detto che i miei studenti ‘saranno accompagnati’ in questa esperienza, perché è stata scelta, al di fuori dell’ateneo, una persona di indiscusso valore per far loro da guida: il magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia Luciano D’Angelo. Uno che conosce bene il mestiere e che ha già preso parte ad operazioni importanti anche a livello internazionale, insomma uno dei magistrati di spicco tra quelli che agiscono sul territorio”.
Prove scritte
a Procedura Penale
a Procedura Penale
Andando nello specifico, quali sono i tempi ed i modi di questa iniziativa? E soprattutto, quanti studenti potranno beneficiarne? “In effetti si tratterà di un vero e proprio corso integrativo che i ragazzi seguiranno a partire dal mese di maggio -spiega-. Il periodo non è casuale, perché è importante che, prima di confrontarsi con il mondo ‘reale’ della lotta alla criminalità, gli studenti abbiano a disposizione tutti gli ‘strumenti’ conoscitivi della materia, che solo dopo aver seguito le lezioni di Procedura possono avere”.
E così un manipolo di fortunati potrà fare una esperienza di indubbio valore al seguito nientemeno che di un magistrato della DDA. Ma il professor Dalia si è segnalato recentemente anche per un’altra interessante ‘novità’ che ha portato nella nostra facoltà: le prove scritte. Una sorta di cartina al tornasole della preparazione dei suoi studenti, ma non semplici questionari a risposta vincolata (esempio: si, no), come stesso lui si è sentito subito di chiarire. “Non avrebbe avuto senso far rispondere i ragazzi a degli aridi questionari senza senso -spiega Dalia-, perché il valore di questa prova era proprio quello di abituare gli studenti alla sintesi, in previsione dei concorsi che dovranno affrontare in futuro. Il fatto che qui gli studenti non prendano praticamente mai la penna in mano è un danno incredibile per loro e, di riflesso, per la società. Così ho scelto tre argomenti del corso su cui strutturare la prova e l’ho proposta ai ragazzi. Sono stati circa 70-80 quelli che vi hanno preso parte, all’inizio di aprile. I risultati? Direi nel complesso soddisfacenti. Quando sono arrivato a Napoli mi sono un po’ spaventato perché devo dire che avevo riscontrato una scarsa preparazione generale e una totale assenza di proprietà di linguaggio da parte degli studenti, poi, anche grazie alle prove scritte, mi sono ricreduto. Ho notato delle buone individualità ed è venuta fuori gente che scrive davvero bene. Quando si è trattato di motivare una risposta data nel tema, c’è stato chi ha scritto fogli e fogli, noncurante del tempo che impiegava sulla singola domanda. A riprova del fatto che la materia in generale piace. Sono davvero contento”.
Ad onor di cronaca va detto che i partecipanti alla prova scritta (che il professore ha letteralmente definito un ‘mezzo esame’) saranno esentati, in sede di esame ufficiale, dal portare i primi cinque capitoli del testo di riferimento.
E così un manipolo di fortunati potrà fare una esperienza di indubbio valore al seguito nientemeno che di un magistrato della DDA. Ma il professor Dalia si è segnalato recentemente anche per un’altra interessante ‘novità’ che ha portato nella nostra facoltà: le prove scritte. Una sorta di cartina al tornasole della preparazione dei suoi studenti, ma non semplici questionari a risposta vincolata (esempio: si, no), come stesso lui si è sentito subito di chiarire. “Non avrebbe avuto senso far rispondere i ragazzi a degli aridi questionari senza senso -spiega Dalia-, perché il valore di questa prova era proprio quello di abituare gli studenti alla sintesi, in previsione dei concorsi che dovranno affrontare in futuro. Il fatto che qui gli studenti non prendano praticamente mai la penna in mano è un danno incredibile per loro e, di riflesso, per la società. Così ho scelto tre argomenti del corso su cui strutturare la prova e l’ho proposta ai ragazzi. Sono stati circa 70-80 quelli che vi hanno preso parte, all’inizio di aprile. I risultati? Direi nel complesso soddisfacenti. Quando sono arrivato a Napoli mi sono un po’ spaventato perché devo dire che avevo riscontrato una scarsa preparazione generale e una totale assenza di proprietà di linguaggio da parte degli studenti, poi, anche grazie alle prove scritte, mi sono ricreduto. Ho notato delle buone individualità ed è venuta fuori gente che scrive davvero bene. Quando si è trattato di motivare una risposta data nel tema, c’è stato chi ha scritto fogli e fogli, noncurante del tempo che impiegava sulla singola domanda. A riprova del fatto che la materia in generale piace. Sono davvero contento”.
Ad onor di cronaca va detto che i partecipanti alla prova scritta (che il professore ha letteralmente definito un ‘mezzo esame’) saranno esentati, in sede di esame ufficiale, dal portare i primi cinque capitoli del testo di riferimento.
Marco Merola